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Dal Vangelo di domenica 27 luglio |
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29-07-2014 |
Mt 13,44-46
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei
cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo
nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel
campo. Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca
di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i
suoi averi e la compra.
Ancora, il regno dei cieli è simile a una
rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è
piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i
pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine
del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li
getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete
compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro:
«Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è
simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose
antiche».
Con tre piccole parabole e una conclusione, termina il
discorso parabolico del cap. 13 che ci ha tenuto compagnia per tre
settimane.
1. Un tesoro che ci è donato
Il tesoro e la perla
ci sono già, non sta a noi inventarli, ma solo trovarli. Il Regno di
Dio, il suo amore di Padre, la vita da figli, i suoi doni di grazia, la
speranza a cui ci ha chiamato: tutto questo è grazia, è dono, è realtà
già a nostra disposizione: “Il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il
Padre della gloria…possa davvero illuminare gli occhi della vostra mente
per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di
gloria racchiude la sua eredità fra i santi. (Ef 1,17-18).
2. La fortuna della scoperta
Nella
prima parabola non c’è nessuna ricerca da parte dell’uomo: è il tesoro
stesso che ad un certo punto si fa trovare in modo assolutamente
immeritato. Di qui la sorpresa e la gioia che riempie l’uomo: in questa
terra c’era qualcosa di così prezioso e io non lo sapevo… È la gioia
della scoperta che forse abbiamo già sperimentato: la scoperta e
riscoperta del nostro Battesimo, della nostra vocazione, una Parola di
Dio che improvvisamente brilla di luce nuova e dà senso all’esistenza, i
frutti dello Spirito che maturano in persone molto vicine a noi,
testimonianze di santità che fioriscono in terre dove non ci saremo
aspettati niente, il mistero della Chiesa che traspare dalla povera
terra delle nostre comunità…
3. La fatica della ricerca
La
seconda parabola invece ha come primo soggetto il mercante che va in
cerca… La ricerca è importante: “Chi cerca, trova” (Mt 7,8); “Che
cercate?” (Gv 1,38)
Cercare vuol dire non accontentarsi subito della
prima perla, saper vivere l’attesa come tempo per purificare e far
crescere il desiderio, fare spazio a quello che Dio vuole donarci…
4. La gioia del vangelo
La
gioia dell’uomo che ha trovato il tesoro attraversa tutto il vangelo: è
la gioia di Gesù, di Maria, dei discepoli, è la gioia della Pasqua: “Vi
vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà
togliere la vostra gioia” (Gv 16,20-23) E’ una gioia attiva, operosa che
ti porta a dare tutto, ad andare oltre il dovuto, il necessario, il
calcolo… “Dio ama chi dona con gioia” (2Cor 9,7)
“Fondamentale per
una scelta di vita è il gusto della vita buona, il gusto della vita
evangelica, è il vibrare liberamente, interiormente… La gioia e la
scioltezza sono gli ingredienti di una buona scelta. Si tratta di quella
capacità di innamorarsi della perla… Così la mia scelta è libera,
sciolta, non paurosa, non timida, non impedita…” C.M.Martini, La gioia
del vangelo.
5. La morale del vangelo
I nostri due amici
vendono tutto per comprare il campo, la perla… Compiono una scelta
radicale, rischiosa, compromettente al massimo. Le scelte evangeliche
sono così: non ammettono mezze misure, non prevedono sconti, “ma”,
“però”… Pensiamo al perdono 70 volte 7, all’amore dei nemici,
all’autenticità totale di chi dice sì, sì, no, no... Qual’ è l’anima di
queste scelte, come si può arrivare a vendere tutto, a rinnegare se
stessi? Per puro volontarismo? Per senso del dovere? Ci stancheremmo
presto. È solo la gioia grande di aver trovato la perla che ci può
spingere a dare tutto…
“La morale cristiana non è semplicemente una
morale di ciò che è lecito e di ciò che è proibito: questo è il livello
infimo della morale. C’è un secondo livello, quello della morale del
dovere, del come rispondere ai diritti, alle esigenze altrui, del come
costruire una società responsabile; è la morale del rispetto dei diritti
altrui, della edificazione di una convivenza ordinata. La morale del
Vangelo è assai più alta e attiene a ciò che è bello, non solo a ciò che
è vietato e a ciò che è dovere. La morale evangelica parla di ciò che è
irradiante, che rende felici, che rende la vita piena e feconda, E’ la
morale dello Spirito… Non mira semplicemente ad una società ordinata,
bensì ad una società cordiale, calorosa, entusiasmante…” (C.M.Martini,
il frutto dello Spirito)
6. La capacità di attribuire esatto valore ad ogni cosa
“Chi
ha trovato il tesoro non disprezza il resto, non teme di entrare in
commercio con coloro che hanno altri tesori, perché ormai è in grado di
attribuire l’esatto valore ad ogni cosa: cose nuove e cose antiche, la
perenne novità del vangelo e il patrimonio di altre tradizioni e
culture.
A chi ha la gioia del vangelo, a chi ha la perla preziosa,
il tesoro, sarà dato il discernimento degli altri valori, dei valori
delle altre religioni, dei valori umani fuori dal cristianesimo; sarà
data la capacità di dialogare senza timidezza, senza tristezza, senza
reticenze, anzi con gioia, proprio perché conoscerà il valore di ogni
cosa.
Invece a chi possiede poco la gioia del vangelo, la capacità
di dialogo gli si smorzerà nelle mani ed egli si irrigidirà nella difesa
tenace di quel poco che possiede, si chiuderà in se stesso, si metterà
in contrasto con gli altri per timore di perdere il poco… La poca gioia
del vangelo è causa di meschinità, di tristezza in ogni campo della vita
ecclesiastica e sociale, di cuore ristretto, è causa di litigi su
piccole cose…” (C.M. Martini, La gioia del vangelo)
7. Custodire il dono..
Chi
ha trovato il tesoro lo nasconde di nuovo, ne ha cura. Anche noi
dobbiamo stare attenti ai tesori che abbiamo, tanto più che sono tesori
in vasi di argilla… Certo, sono talenti da trafficare e non da
seppellire, però sono anche da custodire… “Non gettate le vostre perle
davanti ai porci” (Mt 7,6)
8. Non è tutto oro…
All’interno
del discorso in parabole di Mt 13, le nostre due gioiose parabole sono
perle preziose che risaltano su uno sfondo un po’ difficile, scomodo…
-Prima
troviamo la spiegazione della parabola della zizzania: nel mondo non ci
sono solo perle preziose e tesori, non c’è solo il buon seme… C’è anche
la zizzania, ci sono anche falsi e illusori tesori. Occhio!
-Dopo
abbiamo una parabola di messa in guardia, quella dei pescatori: non
basta essere nella rete, bisogna essere anche pesce buono: la perla
preziosa è un dono grande, ma anche una grande responsabilità: A
chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto,
sarà richiesto molto di più. (Lc 12,48)
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