02-09-2014 |
Trovarsi a scrivere qualcosa di un campo di servizio è sempre difficile, perché quello che si è provato nell’incontrare i “poveri” o nello stare con gli altri del gruppo è difficile da descrivere e da spiegare a chi non l’ha provato. Di certo, quello che lascia è una bella sensazione che spinge a donarsi di più e non porsi limiti nel dare. Infatti mettendosi in gioco come in questo campo a Roma, insieme ai 19 giovani provenienti dalle parrocchie del Duomo, S.Agostino e Paradiso, abbiamo scoperto persone, che magari in modo semplicistico avremmo catalogato sotto la voce “barboni”. Invece proprio loro, rimasti senza niente o senza nessuno, ci aiutano a scoprire alcune nostre povertà interiori che ci riportano ad essere più umili. Con il nostro servizio alla Caritas e alla Comunità di S. Egidio abbiamo potuto vedere realtà diverse e persone che, se pure in difficoltà, non si tirano indietro per conoscerti o scambiare due parole con te, anche solo per due minuti, pur sapendo che molto probabilmente non ti rivedranno più. Il servizio non è stato tutto rose e fiori anzi proprio l'impatto del primo giorno è stato il più difficile da affrontare. Tutti eravamo partiti con l'idea di ricevere solo dei "Grazie!" per il servizio e il tempo che donavamo, invece abbiamo ricevuto anche critiche. C'è chi si lamentava per aver avuto un maccherone in meno o perché voleva un po' di più di pane di quello consentito, che purtroppo non potevamo dargli. Anche questo è stato utile per capire che a volte servire non sempre viene apprezzato e capito, ma comunque il dare è prezioso. Durante la settimana abbiamo incontrato una monaca di clausura delle Agostiniane che ci ha ricordato che anche Dio dà senza limiti e non solo quando può venire apprezzato. Ci ha detto: "Ci sono stelle alpine che crescono sui monti che nessuno mai vedrà...".
Oltre al servizio ci sono stati anche incontri per approfondire e capire, perché dare è bello e importante. Questo è entrato in noi, e in più abbiamo capito che il servizio non va visto solo limitatamente a quelle poche ore in una mensa o facendo i catechisti in parrocchia, ma che dobbiamo porci a disposizione dell'altro 24h su 24h!
Piero Maretti
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