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Ricordando don Romano PDF Stampa
12-09-2014
Abbiamo raccolto queste testimonianze di alcune fra le tante persone a cui don Romano ha donato il suo amore, la sua guida, la sua amicizia di sacerdote e di parroco. L'abbiamo fatto per onorare la sua memoria ancora così viva fra noi e preziosa per la nostra vita.

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Colgo l'occasione del ricordo di don Romano da parte della bella parrocchia del Paradiso, per esprimere anch'io alcuni sentimenti e pensieri.
Credo che questo ricordo sia vissuto gioiosamente da parte di tutti, perchè così avrebbe voluto lui.
E' un ricordo che vivo con tanta gratitudine. Innanzitutto perchè la parrocchia di san Savino, se può svolgere tanti servizi, è per la buona impostazione impressa da don Romano.
Di lui guardavo, anche con ammirazione, innanzitutto l'amore per il sacerdozio, che si manifestava nell'amicizia con tanti preti e coi cappellani avuti, nel partecipare all' Unione Apostolica Clero e nella cura e preghiera per le vocazioni presbiterali.
Egli aveva una grossa sensibilità liturgica, alla quale va unita anche la passione e competenza per l'arte religiosa.
Infine mi era di esempio per la semplicità, l'umiltà e la letizia, che credo aveva maturato dall' appartenenza al terz'ordine francescano.
Don Romano era un bel prete e credo possa essere ancora un bell' esempio, capace di affascianare giovani, per cogliere la chiamata al presbiterato.
Giovani prendete l'eredità di don Romano!
don Massimo Goni


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Ricordare don Romano ad un anno dal momento in cui il Signore lo ha chiamato a Sé, è per me una grande gioia, perché l'esempio che lui è stato è di sostegno e di compagnia anche oggi.
Ho avuto la grazia di vivere con don Romano i mie primi anni di sacerdozio, e sono stati anni veramente molto belli, sia per la vivacità della comunità parrocchiale che lui guidava con discrezione e grande carità e valorizzazione di tutti, sia per la testimonianza di vita cristiana e sacerdotale che ho costantemente ricevuto da lui, nei dialoghi a cui non si sottraeva mai e nella condivisione della vita quotidiana, dai pasti consumati insieme alla considerazione sulle cose ed iniziative che venivano ritenute prioritarie e su ciò che accadeva nel mondo.
Mi ha sempre impressionato in lui la freschezza e immediatezza della fede con cui "stava dentro" a tutte le circostanze della vita: era sempre un giudizio di fede quello che lui era capace di dare affrontando le varie questioni che man mano la vita poneva, e questo giudizio non era come una etichetta che si incolla su un qualsiasi avvenimento, ma nasceva dal suo rapporto personale con Cristo, dalla sua personale preghiera, dalla celebrazione così curata della Santa Messa e dalla carità con cui ascoltava tutti. Per me, all'inizio del ministero sacerdotale, aver pregato insieme a lui le lodi mattutine, essere stato coinvolto in un rapporto proprio quotidiano e continuo, avere avuto il dono della sua paternità sacerdotale è stato veramente fondamentale, paternità che è continuata anche negli anni in cui ho svolto il mio servizio sacerdotale in altri luoghi e che si rinnovava tutte le volte che lo andavo a trovare in Duomo nei miei rientri a Faenza.
Io sono certo che proprio da questo sguardo di fede su tutto e su tutti veniva la gioia e la serenità continua di don Romano, capace di stemperare situazioni anche ingarbugliate in cui ci si poteva a volte trovare e di rimettere in cammino, certi della presenza del Signore dentro a tutte le vicende. Non l'ho mai sentito lamentarsi della fatica o del fatto che certe situazioni o persone non rispondessero alle aspettative: al massimo, al termine di ore e ore di benedizioni delle case, diceva con velato umorismo: "sono così stanco che mi butterei sotto (!) il letto!", contento del compito a lui affidato dal Signore e pronto a continuarlo il giorno seguente.
Un'umanità grande, bella, proprio "umana" perché interamente cristiana, che non ha paura di nulla e capace anche di cercare nuove strade per arrivare alla gente, ai bambini del Centro estivo come agli anziani e agli ammalati, alle famiglie e ai giovani. E tutto questo con una grande e buona "ironia" su di sé, che è propria di chi sa in Chi è la propria speranza, e vive nella certezza che il mondo e gli uomini sono salvati non dal proprio "fare", ma dal Signore, che dona quello che don Romano augurava quando ci si incontrava: "pace e bene".
don Pietro Scalini

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Un amico con il sorriso
Ho conosciuto don Romano fin dai primi giorni dall'ingresso nella parrocchia di San Savino. Eravamo praticamente coetanei, lui un anno più di me. Un giorno mi vide attorniato da un gruppo di ragazzi ed esclamò a voce ben alta: "Lei cosa ci fa in mezzo ai giovani?" E io gli risposi scherzando "Guardi che lei ha un anno più di me!!!" E naturalmente ci siamo messi a ridere.
Per me don Romano era un amico col sorriso sempre pronto. Lo vedevo disponibile ad ascoltare tutti con serenità, e anche a me dedicava sempre la sua attenzione, rassicurandomi ogni volta che mi rivolgevo a lui per piccoli dubbi o incoraggiamenti. Quando mi rivolgevo a lui, prima di tutto mi sorrideva, mi stava a sentire, rifletteva un po' e poi mi diceva le parole giuste. Era molto semplice nel suo approccio con le persone, ma io lo consideravo "un'enciclopedia vivente", perché quando si parlava di santi o chiese sapeva tantissime cose, anche di storia dell'arte, era una sorpresa e un piacere ascoltarlo. Inizialmente mi aveva affidato il gruppo Caritas; poi mi propose di diventare Ministro dell'Eucarestia. E ricordo ancora che mi tremavano davvero visibilmente le gambe sotto la veste la prima volta che ho portato Gesù alle persone, tanta era l'emozione!
Di don Romano mi restano tanti ricordi legati ai nostri viaggi. Spesso le suore dell'Ara Crucis mi affidavano i prodotti del loro orto e mi chiedevano il servizio di portarli alle consorelle di altri conventi, ad esempio a Perugia nel monastero di Santa Colomba, o a Fontanellato di Parma. Una volta eravamo diretti a Lagrimone, sull'appennino parmense verso la Toscana, e parlavamo, parlavamo: di ogni luogo o chiesa il don mi spiegava, mi raccontava ... a un certo punto ci siamo persino persi. Arrivati al portone del convento la suora che ha aperto ha esclamato inflessibile: "Sauro può entrare, don Romano no!" La loro regola infatti permette l'ingresso a un "tecnico", in questo caso io, ma ad altri no, nemmeno se preti. Così, allora e ancora adesso penso che quelle suore, per rispettare - giustamente - la loro regola, non sanno cosa si sono perse!
La possibilità di conoscere un uomo straordinario.
Sauro
Zaccarini

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Sono profondamente grata a don Romano per la fiducia che ha riposto in me, quando, consegnandomi le chiavi della canonica e della chiesa, mi ha chiesto di aiutarlo nella segreteria e nell'archivio storico della parrocchia. Ho accettato volentieri di essere utile ad un parroco, ma anche con riverente timore di diventare in un certo senso, la "custode" della Beata Vergine del Paradiso.
Don Romano era dotato di innumerevoli pregi come quello, ad esempio, di aver saputo organizzare la sua vita in modo da poter svolgere tutte le sue tantissime attività e nel miglior modo, senza tralasciare di correre a visitare gli ammalati ovunque si trovassero, a casa loro, o in ambienti protetti, intrattenersi a lungo con loro e naturalmente portando loro il conforto della Confessione e dell'Eucarestia. Ricordo la sua sensibilità e la cura amorevole per la sua chiesa "del Paradiso": dai pizzi per l'altare alle opere d'arte.
Grande era don Romano nello svolgere grandi cose con semplicità e in silenzio.
Raffaella Morsiani

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Paolo VI ha affermato: "Il mondo non ha bisogno di maestri, ma di testimoni e se ascolta dei maestri è solo perchè essi sono dei testimoni".
Condividiamo questa affermazione mentre ricordiamo don Romano, nostro parroco per oltre 25 anni, testimone e quindi maestro di bontà, di umiltà, di sapienza del cuore, di tolleranza, di fede sincera e di "humanitas" nel senso più ampio del termine. Parleremo di lui alle giovani generazioni e racconteremo con quanta semplicità e "perfecta laetitia" francescanamente abbia tradotto in opere concrete la Fede, la Speranza e la Carità.
Paolo
e Rosalba Baldassari

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Pensando al caro don Romano, ad un anno dalla scomparsa, non posso che ricordare la profonda amicizia che ci legava.
Ma accanto a tale sentimento, mi piace ricordare anche quei momenti che abbiamo condiviso per amore dell'arte sacra faentina. Momenti di sola riflessione o di approfondita ricerca; momenti dedicati alla stesura di articoli da pubblicare; momenti in cui don Romano - con estrema semplicità e grande cuore - mi trasmetteva le sue conoscenze artistiche e la sua memoria storica, arricchendomi enormemente.
Con grande disponibilità, don Romano ha anche presentato al pubblico alcuni miei studi (presso la locale Pinacoteca, la Riunione Cattolica "Torricelli" finanche a Tredozio).
Un rammarico: non siamo riusciti a portare a termine un progetto da lui molto amato. Pensava che nella società attuale le Virtù fossero ormai "cadute nel dimenticatoio"; le voleva "riportare in superficie" con articoli brevi ma puntuali, che ne divulgassero i contenuti, e con il supporto di immagini tratte dalle raffigurazioni delle Virtù nell'arte sacra faentina.
Caro don Romano, mi manca il suo semplice sapere.
Patrizia Capitanio

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Don Romano! Oggi ci viene spontaneo riandare con la memoria ai tanti anniversari di ordinazione celebrati insieme l'11 luglio, festa di San Benedetto. Scorrendo le preghiere dei fedeli scritte in quelle circostanze, troviamo frasi che ora s'illuminano di luce nuova:

  • Signore, don Romano possa aderire a Te con i pensieri, la volontà, i sentimenti, lo stile di tutta la sua esistenza.
  • San Benedetto gli insegni a non anteporre nulla al tuo amore.
  • Ti ringraziamo delle grandi cose hai operato attraverso di lui. Alla tua fedeltà, Signore, sia saldamente ancorata la sua.
  • Feconda il suo sacerdozio perché testimoni, con lo slancio di sempre, la bellezza e la bontà della tua Parola.
  • Benedici il ministero che don Romano svolge con tanto entusiasmo e le chiamate che lo attendono.

Un archivio semplice ma eloquente. Dio ha esaudito ampiamente le nostre preghiere.
Le sorelle dell'Ara Crucis

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Il mio primo incontro con don Romano avvenne presso la chiesa di san Savino, quindici giorni prima del suo insediamento quale nuovo parroco dell'omonima parrocchia, in successione allo scomparso mons. Giovanni Venturi.
L'incontro, avvenne in sede di celebrazione del sacramento della Riconciliazione: immediata fu l'impressione d'aver avuto la buona sorte di confrontarmi con un ottimo sacerdote, ad un tempo, giudice e medico di anime.
Domenica, 30 gennaio 1977, partecipai alla S. Messa, nel corso della quale si svolse la cerimonia d'insediamento. Al tempo ero ventiduenne studente universitario: ebbi occasione d'assistere al rito, dalla privilegiata posizione immediatamente alla destra dell'altare. La celebrazione fu sobria.
Tre anni dopo, in ragione degli studi compiuti e dell'attività lavorativa intrapresa, fui chiamato da don Romano alla carica di componente della Commissione economica parrocchiale.
Don Romano Ricci fu preveggente riguardo l'utilità di istituire presso la parrocchia un collegio di laici che curasse gli aspetti amministrativi. Infatti, trascorsi cinque anni, il nuovo codice di diritto canonico impose la costituzione presso ciascun Ente ecclesiastico, di un consiglio per gli affari economici.
Iniziò così la collaborazione per le vicende parrocchiali. Questa si protrasse ininterrottamente per ventitré anni, cioè fino al 1° giugno 2003, termine dell'incarico di don Romano quale parroco della parrocchia san Savino. Effettivamente, pure successivamente per il riordino di atti dell'archivio parrocchiale, la collaborazione continuò. Nel frattempo egli fu nominato canonico del capitolo della cattedrale, parroco di sant'Andrea in Panigale, direttore del Museo diocesano d'Arte Sacra.
Certamente, nell'affidare quest'ultimo incarico, l'Autorità diocesana operò la miglior scelta possibile.
Don Romano era persona di vasta cultura (lo comprova - tra altro - il rilevante fondo bibliografico, legato per testamento al Museo diocesano stesso), nonché d'approfondita conoscenza delle opere d'arte sacra presenti in tutta la nostra vasta Diocesi. Egli utilizzava, tramite  le doti didattiche di cui era naturalmente provvisto, le conoscenze nel campo dell'arte, per educare all'ammirazione della bellezza del creato e dunque rivolgere l'attenzione al Creatore.
Mi sovviene l'efficacia di catechesi tramite l'illustrazione dell'artistico calice da messa - splendida opera in ceramica smaltata di G. Gaeta, con rappresentazione dell'Ultima Cena, infine legato al Capitolo Cattedrale- regalo degli amici della natia parrocchia di Albereto, in occasione della sua ordinazione presbiteriale - 11 luglio 1959, memoria di San Benedetto - o, ancora, la spiegazione della simbologia presente nella pianeta - forse quella a lui più cara - multicolore rilucente, con ricami in oro, che indossare in occasione della solennità della Santa Epifania.
La proprietà nelle celebrazioni officiate da don Romano, era apprezzata e lodata, da tutta la gerarchia ecclesiastica diocesana. 
L'imponenza dell'opera di sostengo spirituale svolta da don Romano, nel quasi trentennio di guida pastorale della parrocchia di San Savino, non può essere rappresentata in un umano bilancio: Dio sa il tanto bene, spirituale e materiale, che egli ha compiuto. E' possibile ricordare alcune delle numerose opere materiali realizzate - sovente con finanziamento proprio - da don Romano,  nell'interesse dei parrocchiani.
Presso la chiesa di san Savino, le artistiche vetrate istoriale nel presbiterio, il rifacimento del tetto della chiesa, l'installazione di nuovi impianti tecnologici e l'adeguamento di quelli preesistenti, la sistemazione del cortile della canonica e la ristrutturazione della casa canonica, la realizzazione della sala parrocchiale riunioni.
Allo scopo di adeguare il presbiterio, alla mutata liturgia, don Romano commissionò all'arch. F. Monti, il progetto di un nuovo altare. Il trasferimento della sede parrocchiale, avvenuto nel marzo 1984, presso la chiesa di S. Maria del Paradiso, non permise - tra altro - la realizzazione di detto progetto, peraltro, ora, con schizzi e disegni, opera d'arte in sé, conservato presso l'archivio parrocchiale.
Quanto attuato da don Romano, in occasione dell'impegnativo trasferimento della sede parrocchiale presso la chiesa del Paradiso, ottenne lode sia dall'Autorità diocesana, sia dai responsabili della Provincia dei Frati Minori dell'Emilia.
Ragioni di spazio impongono un sommario e parziale elenco delle opere realizzate per volere di don Romano, presso la chiesa del Paradiso. Il Grande Crocifisso, la predella istoriata di sant'Antonio, il seggio presidenziale, la sede del ciborio ed il tabernacolo stesso, l'acquasantiera vitreo-ceramica, il riordino di parti dell'antico altar maggiore e l'appropriata sede della venerata immagine di S. Maria del Paradiso, la pavimentazione dell'intera aula e l'impianto di riscaldamento a pavimento. Realizzazioni tutte, attuate su progetti d'architetti e per opera d'artisti faentini di chiara fama, nonché con opera di provetti artigiani e primarie imprese locali.
E' doveroso ricordare che don Romano provvide ad organizzare in forma ineccepibile e ripetutamente lodata dall'Autorità, sia la consacrazione della chiesa di S. Maria del Paradiso, sia due celebrazioni cittadine della solennità del Corpus Domini
Nell'anno 2000, nel tempo del Grande Giubileo, il sommo pontefice San Giovanni Paolo II°, insignì don Romano, del titolo di Monsignore.
La bella Anima di don Romano è salita al Padre il 19 settembre dello scorso anno. L'omelia esequiale di S.E. mons. Claudio Stagni, vescovo diocesano, e la numerosissima e commossa partecipazione di fedeli provenienti da tutte le parrocchie (Russi, Sarna, S. Savino-Paradiso, S. Andrea in Panigale), presso le quali egli ha prestato il ministero, attestano efficacemente la generale stima riconosciutagli e la bontà del suo sacerdozio.
Concludo con la frase finale del testamento spirituale di don Romano: "Vi saluto tutti! Arrivederci in Paradiso!". Ritrovo, in questo saluto, tutta la gioia di don Romano e rammento le occasioni nelle quali egli, parroco di S. Savino presso la chiesa di S. Maria del Paradiso, scherzosamente sintetizzava: "Sono in sede importantissima, infatti, sono il parroco del Paradiso!".
Araldo Pienti

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Testimonianze dei parrocchiani di S.Andrea

Per me Don Romano è stato come un nonno saggio che mi ha guidato durante il matrimonio, confermandomi sul cammino giusto. Mi ha dato una grande carica e soddisfazione di appartenere a questa grande famiglia...anche se la nostra parrocchia è una piccolissima realtà. Ma partendo dalle piccole cose ci ha insegnato che si possono migliorare anche le grandi! A me piaceva molto come parroco e sento tuttora un grande rispetto nei suoi confronti. Lo saluto e lo ringrazio profondamente!
Ricordo l'ultima frase che mi ha detto lo scorso 25 agosto 2013 quando ci preparavamo per la festa della Immacolata venerata a S.Andrea e gli feci notare che il cielo era tutto nuvoloso e solo in corrispondenza della strada dove saremmo passati noi a piedi, c'era un'apertura fra le nuvole e si intravvedevano le stelle. Mi rispose che la Madonna si era fatta spazio fra le nuvole per guardarci e ascoltare le nostre preghiere durante la processione. Continuiamo il cammino percorrendo la strada che lui ci ha insegnato.
Sara

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Se penso a Don Romano, la prima cosa che mi viene in mente sono il suo viso rilassato e il suo sorriso. Lui ne aveva sempre uno per tutti, e negli anni passati con noi a S.Andrea, non l'ho mai visto alterato, arrabbiato o di malumore. Era sempre sereno... ecco,sereno è proprio la parole giusta. Ogni volta che c'era un po' di tempo, non mancavano le chiacchiere: era un pozzo di storia, arte, cultura, e coi suoi racconti incuriosiva noi giovani, ci incantava, a volte magari anche ci intontiva un po', proprio come fanno i nonni quando ci raccontano della loro gioventù, ma io ammiravo le sue grandissime conoscenze sulla storia locale e sulle vite dei santi, come quella volta che l'ho aiutato a trascrivere a computer la vita di San Pier Damiani per quel bel libretto che poi ne è venuto fuori, e i suoi tanti interessi. Ricordo ancora le gite insieme a lui, i pomeriggi di catechismo con lui ai quali, nonostante le difficoltà e gli acciacchi dell'età, non mancava mai, seppur "solo" per un paio di bambini. Ancora penso alla sua passione per il canto, e alla dedizione con cui ci spingeva a portare avanti le nostre iniziative parrocchiali, anche quando a noi sembravano piccole o persino inutili, perché poco partecipate. Quindi "GRAZIE DON", grazie per il tuo impegno e per il tuo esempio di ottimismo, voglia di fare e dedizione e affidamento costante al Signore che ci hai sempre dimostrato, fino alla fine.
Chiara

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Pensando a Don Romano posso dire che per me è stato un parroco pieno di conoscenze, sempre disposto a raccontare il suo sapere a chiunque ne volesse al corrente... Un parroco che mi ha aiutato a capire come vivere la vita riconoscendo il Signore nei gesti che facciamo. Un parroco che mi ha aiutato a capire come la fede, la preghiera e il canto, si possono unire per lodare e ringraziare il Signore. È stata la mia guida spirituale, su cui potevo sempre contare, da quando ero bambino fino ai miei 16 anni.
Luca

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Se a prima vista poteva sembrare una persona riservata e sulle sue, bastavano pochi minuti per accorgersi del contrario, Don Romano era (è) un uomo estremamente coerente e attento agli altri. La sua vita spesa al servizio della Chiesa e degli uomini è un esempio per tutti: instancabile nelle confessioni, sempre a disposizione per i servizi in duomo e in parrocchia, guida amorevole per tutti, senza trascurare la cosa che amava di più, la storia della Chiesa, argomento questo con il quale esprimeva in maniera dotta ed esaustiva il suo grande amore per Dio e la Chiesa. Don Romano ha lasciato di sicuro un grande vuoto nel nostro cuore ma ci ha lasciato con il suo esempio una strada da percorrere una via verso il paradiso dove ci sta aspettando.
Gabriele e Marisa

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Non ho un ricordo particolare di Don Romano, se non la sua calma, la sua tranquillità, la sua pacatezza nel guardare alle cose, alle persone, persino ai paesaggi naturali. Ricordo la gita a Gamogna di qualche anno fa, dove ci invitava ad osservare la meraviglia dei colori dei fiori, dei semplici fiori di campo che in primavera ricoprivano quei prati. Ricordo ancora come ci invitava, ci spronava ad andare avanti, anche fra mille difficoltà, paure, ci invitava a stare uniti, come comunità, come parrocchia, come famiglie. Ricordo anche la sua risata, contagiosa e gli occhi che gli brillavano quando era contento. Ci ha aiutato ad andare avanti con il nostro modesto coro, a dire "non preoccupatevi se vengono in pochi ad ascoltarvi, gli invitati principali, le "autorità" ci sono sempre e comunque. Voi cantate lo stesso".
E poi, ricordo l'ultima sera che l'ho visto. Era molto stanco, affaticato e mi ha detto: "domani entro in ospedale a fare la solita revisione al mio cuore". Ciao Don Romano e grazie di tutto.
Ornella

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Don Romano sui miei passi....
Mi sei stato vicino per la Cresima quando ancora eravamo nella chiesa di S. Savino, mi hai unito in matrimonio a Davide, sei stato presente al Battesimo dei nostri figli, ci sei stato vicino nei momenti difficili e hai gioito con noi per le occasioni di festa, ti ho avuto come parroco al Paradiso e poi inaspettatamente sei arrivato a S.Andrea.
Sei stato per noi una presenza importante. Ci hai dimostrato di essere un vero pastore fedele al tuo ministero sempre presente alle varie iniziative della parrocchia e del circolo, con la nebbia e con la neve, anche quando la tua salute diventava precaria. Sei stato un esempio nell'Unità pastorale sempre attento ai tuoi amici sacerdoti con i quali cercavi sempre di collaborare.
A volte quando ci incontravamo per parlare, mi guardavi, ti fermavi e dicevi... sento il cuore che fa i capricci, aspetta un attimo... ma dopo pochi secondi non ci pensavi più e... avanti tutta per preparare una funzione un incontro ecc..
Non posso che pregare per te e ringraziarti per essermi accanto.
Rossella

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Voci dal coro
Se nella piccola comunità di S. Andrea c'è attivo un "coretto" per il servizio alla S.Messa della domenica lo si deve anche a Don Romano che dopo poco tempo aver ricevuto l'incarico di pastore in questa parrocchia ci chiese un maggior impegno per rendere più consistente una attività già avviata.
Così si cominciò a fare prove settimanali per imparare nuovi canti e questo fervore richiamò voci giovanili tanto che il gruppo riusciva anche a fare qualche uscita in altre chiese e un concerto a Natale inseme al coro dei piccoli cantori di Pieve Cesato. Visti i risultati Don Romano propose la veglia di preghiera e canti per la festa della Madonna di fine agosto che poi negli anni è andata sempre più in decadenza per il calo dei coristi e dei fedeli.
Un anno fa quando già la malattia fermava la sua "missione" , sfiduciati gli dicemmo di non voler fare niente ma lui con fermezza ci rincuorò dicendo di non mollare anche se pochi.
Disse: " La Madonna c'è e ci ascolta, quindi si proceda!" Era l'ultima volta che era in mezzo a noi e quella sua esortazione fu una spinta a non dimenticare perché anche se pochi Gesù ci ha detto ..dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sarò con loro... e questo ci basta.
Rosa e i cantori di S. Andrea

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Scritto da Cecilia, 19 settembre 2014, 21:44
Don Romano, il prete che ho avuto modo di conoscere di più. E' stato per tanti anni il prete della mia Parrocchia, mi ha aiutato tanto, a crescere, a maturare e io aiutavo lui, quando aveva bisogno di scrivere qualcosa al computer. Per me è stato veramente una grande perdita. Era quasi come un nonno per me. Gli ho voluto davvero bene.
l'ultima volta che l'ho visto io dovevo partire per la Francia e doveva incominciare l'anno catechistico. Gli ho chiesto se avremmo potuto continuare e lui mi ha risposto che avremmo potuto, ma che lui non sapeva quando sarebbe tornato. Mi ricordo ancora, quella sera l'ho rincorsi perchè volevo parlargli, fu un saluto molto veloce... l'ultimo saluto. Lo richiamai una sera mentre ero in Francia, ma lui non mi rispose, gli scrissi un messaggio, sperando che qualcuno glielo leggesse, volevo fargli l'ultimo saluto perchè lui era davvero molto malato... l'avevo saputo. Lui mi richiamò, ma io ero al lavoro, speravo di poterlo risentire la mattina dopo, ma ormai era troppo tardi, quella notte Don Romano se ne andò e mi lasciò cosi, senza parole.
Lo ricorderò sempre e farò si che molti lo ricordano, cosi con la sua voglia di fare, di andare...

Ciao Don Romano, proteggici da lassù e ricordati di noi.

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