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Natale del Signore |
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23-12-2014 |
Questo
per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in
una mangiatoia.
Andarono,
senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato
nella mangiatoia.
(Lc
2,12.16)
Nel
giro di poche righe, la parola mangiatoia è ripetuta più volte.
L'evangelista
vuole ritrarre Maria nell' atteggiamento di chi riempie il cestino
vuoto della mensa. Se è vero che nella mangiatoia si mette il pasto
per gli animali, non è difficile leggere in quella collocazione
l'intenzione di presentare Gesù, fin dal suo primo apparire, come
cibo del mondo. Anzi, come il pane del mondo.
Sotto,
quindi, la paglia per le bestie. Sulla mangiatoia, avvolto in fasce
come in candida tovaglia, il pane vivo disceso dal cielo. Accanto
alla mangiatoia, come dinanzi a un tabernacolo, la fornaia di quel
pane.
Maria
aveva capito bene il suo ruolo fin da quando si era vista condotta
dalla Provvidenza a partorire lontano dal suo paese, lì a Betlem:
che vuol dire, appunto, casa del pane.
Per
questo,
nella
notte
del
rifiuto,
ha
usato
la
mangiatoia
come
il
canestro
di
una
mensa.
Quasi
per
anticipare,
con
quel
gesto
profetico,
l'invito
che
Gesù,
nella
notte
del
tradimento,
avrebbe
rivolto
al
mondo
intero:
«Prendete
e
mangiatene
tutti:
questo
è
il
mio
corpo
offerto
in
sacrificio
per
voi».
Maria,
portatrice di pane, dunque. E non solo di quello spirituale. Per
questo c'è nel Vangelo tanto tripudio di pane, che dividendosi si
moltiplica, e passando di mano in mano sazia la fame dei poveri
adagiati sull'erba, e trabocca nella rimanenza di dodici sporte.
Per
questo,
al
centro
della
preghiera
da
rivolgere
al
Padre,
Gesù
ha
inserito
la
richiesta
del
pane
quotidiano.
Santa
Maria,
donna
del
pane,
chi
sa
quante
volte
all'interno
della
casa
di
Nazaret
hai
sperimentato
pure
tu
la
povertà
della
mensa,
che
avresti
voluto
meno
indegna
del
Figlio
di
Dio.
Pane
di
sudore,
il
tuo.
Come
anche
quello
di
Giuseppe,
del
resto.
Santa
Maria, donna del pane, tu che hai vissuto la sofferenza di quanti
lottano per sopravvivere, svelaci il senso dell' allucinante
aritmetica della miseria, con la quale i poveri un giorno ci
presenteranno il conto davanti al tribunale di Dio. Abbi misericordia
dei milioni di esseri umani decimati dalla fame. Rendici sensibili
alla provocazione del loro grido. E ogni pezzo di pane che ci
sopravanza metta in crisi la nostra fiducia sull'attuale ordinamento
economico.
Colora
di speranza le attese dei disoccupati. E frena l'egoismo di chi si è
già comodamente sistemato al banchetto della vita. Perché non sono
i coperti che mancano sulla mensa. Sono i posti in più che non si
vogliono aggiungere a tavola.
«Non
di
solo
pane
vive
l'uomo,
ma
di
ogni
parola
che
esce
dalla
bocca
di
Dio»?
Santa
Maria,
donna
del
pane,
ripeticela,
quella
frase,
facci
capire
che
il
pane
non
è
tutto.
Che
la
tavola
piena
di
vivande
non
sazia,
se
il
cuore
è
vuoto
di
verità.
Che
se
manca
la
pace
dell'anima,
anche
i
cibi
più
raffinati
son
privi
di
sapori.
Muoviti
a compassione di noi, placa il nostro bisogno di felicità, e torna a
deporre nella mangiatoia, come quella notte facesti a Betlem, il pane
vivo disceso dal cielo. Perché solo chi mangia di quel pane non avrà
più fame in eterno.
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