Quanta fretta ma dove corri? |
|
|
27-02-2015 |
“Un gentiluomo può camminare, ma mai correre” – diceva una vecchia canzone di Sting, cantautore anglosassone degli anni passati. Ogni tanto ripenso a queste calibrate parole ascoltate tante volte alla radio, che tradiscono sì un contegno tipicamente “british”, ma che sono anche un buon motto di vita nel tempo in cui l'ipnosi della spirale delle corse sembra quasi invincibile. È vero che ci sono tanti modi di correre: c'è la corsa del bambino che si diverte; c'è la corsa del soccorritore che raggiunge un'emergenza; c'è la corsa di chi è pieno e la corsa di chi è vuoto.
Anche nel Vangelo si parla di una corsa fatta con i piedi. È la corsa dei discepoli il mattino di Pasqua che non si fermerà mai più perché si trasforma nella corsa dell'evangelizzazione.
Oggi però è molto diffusa un'altro tipo di corsa: è quella della mente. La brillantezza dell'intelligenza di tanti gioca un brutto scherzo alla società contemporanea perché ci toglie la gioia della sorpresa.
Per essere sorpresi occorre rilassarsi un po'. Se uno è sempre preso dai suoi pensieri e dai suoi calcoli non si accorgerà di nulla. Sempre insoddisfatto trascina con sé anche gli altri in un vortice di previsioni. Penso sia urgente nel nostro tempo ogni tanto cercare di parlare più lentamente, e rimandare a dopo quello che la fretta o l'ansia ci spingono di dire subito. In questo la celebrazione della Santa Messa è maestra; l'incontro con il tempo di Dio ci aiuta a ritmare in modo diverso la nostra vita frenetica. Certe cose non si possono fare in fretta o guardando l'orologio. È bello arrivare per tempo alla celebrazione, gustare il tempo del silenzio, così come uscirne con calma e senza fretta o confusione.
Così come quando si guarda un bel film e si prova il piacere di parlarne un po' anche l'esperienza soprannaturale della comunione richiede un colloquio intimo e profondo con il Signore, che sgorghi dal cuore di ognuno e porti alla vera Festa dell'Agnello.
Don Davide Brighi
www.parrocchiacava.it
|