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Dal Vangelo di domenica 15 marzo PDF Stampa
13-03-2015
16Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 17Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 18Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.
19E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. (Gv 3,16-19)


Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito
Il Dio di Gesù Cristo è un Dio innamorato, che ama il mondo che ha creato. Un Dio missionario, che manda il Figlio nel mondo, si coinvolge, si comunica. Un Dio generoso che dona tutto.

  • Come abbiamo sperimentato questo grande amore di Dio? Ci è sempre così facile riconoscere e accogliere l'amore del Padre? Guardiamo noi stesi e gli altri come amati da Dio o per noi c'è qualcuno che proprio non può essere amato?


Dio ha tanto amato il mondo
Cosa vuol dire per noi, per la nostra parrocchia amare il mondo? Non certo amare il peccato del mondo. Però neanche chiamarsi fuori, giudicare dall'esterno, lamentarsi e basta del mondo. Si tratta di amare Dio che regna nel mondo. Nella misura in cui Egli riuscirà a regnare tra di noi, la vita sociale sarà uno spazio di fraternità, di giustizia, di pace, di dignità per tutti." (Evangelii Gaudium)

  • "Una corrente di affetto e di ammirazione si è riversata dal Concilio sul mondo umano moderno. Riprovati gli errori, sì; perché ciò esige la carità, non meno che la verità; ma per le persone solo richiamo, rispetto ed amore. Invece di deprimenti diagnosi, incoraggianti rimedi; invece di funesti presagi, messaggi di fiducia sono partiti dal Concilio verso il mondo contemporaneo: i suoi valori sono stati non solo rispettati, ma onorati, i suoi sforzi sostenuti, le sue aspirazioni purificate e benedette." (Paolo VI al termine del Concilio)


Dio ha tanto amato da dare
Come questo grande Amore c'entra con i nostri piccoli o grandi amori?
  • Ci sono state esperienze di amore, di amicizia, di servizio - sia nelle gioie che nelle ferite - che ci hanno avvicinato a Dio, che ci hanno aperto a un Amore più puro e maturo, più grande di ogni delusione?
"Quando ci avviciniamo agli altri con l'intento di cercare il loro bene, allarghiamo la nostra interiorità per ricevere i più bei regali del Signore. Ogni volta che ci incontriamo con un essere umano nell'amore, ci mettiamo nella condizione di scoprire qualcosa di nuovo riguardo a Dio."
(Evangelii Gaudium)


Non per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato
  • La nostre parole, i giudizi, le correzioni salvano o condannano? "Puoi avere il diritto di adirarti, ma hai il dovere di non lasciar tramontare il sole sulla tua ira... Maldicenza, mormorazioni, gelosie, siano escluse per sempre dalla tua bocca e dal tuo cuore. Evita le discussioni meschine tra fratelli. Rifiutati di ascoltare insinuazioni sul tale o sul talaltro. Non stancarti mai di perdonare, per non dar pretesti al diavolo."
(Fraternità Monastiche di Gerusalemme)

Il giudizio è questo
Accogliere o rifiutare il dono; aprirsi o chiudersi all'amore; lasciarci orientare da Dio o autogestire in modo chiuso la propria esistenza; aprirsi alla verità o inventarsene una su misura; riconoscere il proprio bisogno di salvezza o auto-giustificarsi sempre? È questo il giudizio. Un giudizio che non avviene solo alla fine, ma già ora. Un giudizio non solo teorico, ma pratico che compiamo noi con le nostre scelte di vita.

"Quel giudizio finale è già in atto, incomincia adesso nel corso della nostra esistenza. Tale giudizio è pronunciato in ogni istante della vita, come riscontro della nostra accoglienza con fede della salvezza presente ed operante in Cristo, oppure della nostra incredulità, con la conseguente chiusura in noi stessi...
Siamo noi quindi che possiamo diventare in un certo senso giudici di noi stessi, autocondannandoci all'esclusione dalla comunione con Dio e con i fratelli. Non stanchiamoci, pertanto, di vigilare sui nostri pensieri e sui nostri atteggiamenti." (Papa Francesco)

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