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Dal Vangelo di domenica 12 aprile |
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11-04-2015 |
«Metti qui il tuo dito e guarda le
mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere
incredulo, ma credente!». (Gv 20,27)
Otto giorni dopo, Gesù apparve di
nuovo nel cenacolo, in mezzo ai discepoli: c'era anche Tommaso; si
rivolse a lui e lo invitò a toccare le sue piaghe. E allora
quell'uomo sincero, quell'uomo abituato a verificare di persona,
si inginocchiò davanti a Gesù e disse: «Mio Signore e mio Dio!»
(Gv
20,28).
Le piaghe di Gesù sono scandalo
per la fede, ma sono anche
la verifica della fede.
Per questo nel corpo di Cristo risorto le piaghe non scompaiono,
rimangono, perché quelle piaghe sono il segno permanente dell'amore
di Dio per noi, e sono indispensabili
per credere in Dio. Non per
credere che Dio esiste, ma per credere che
Dio è amore, misericordia, fedeltà.
San Pietro, riprendendo Isaia, scrive ai cristiani: «Dalle sue
piaghe siete stati guariti» (1
Pt 2,24; cfr Is
53,5).
Il Signore ha voluto proprio un
testardo per farci capire una cosa più grande. Tommaso ha visto il
Signore, è stato invitato a mettere il suo dito nella piaga dei
chiodi, a mettere la mano nel fianco. Ma poi non ha detto: "È
vero, il Signore è risorto". No. È andato oltre, ha detto: "Mio
Signore e mio Dio". È il primo dei discepoli che fa la confessione
della divinità di Cristo dopo la risurrezione. E l'ha adorato.
Da questa confessione, ha spiegato il
vescovo di Roma, si capisce quale era l'intenzione di Dio:
sfruttando l'incredulità ha portato Tommaso non tanto ad affermare
la risurrezione di Gesù, quanto piuttosto la sua divinità. E
Tommaso adora il Figlio di Dio. Ma per adorare, per trovare Dio, il
Figlio di Dio ha dovuto mettere il dito nelle piaghe, mettere la mano
al fianco. Questo è il cammino. Non ce n'è un altro.
Ma come posso trovare le piaghe di
Gesù oggi? Io non le posso vedere come le ha viste Tommaso. Le
piaghe di Gesù le trovi facendo opere di misericordia, dando al
corpo, al corpo e anche all'anima, ma sottolineo al corpo del tuo
fratello piagato, perché ha fame, perché ha sete, perché è nudo,
perché è umiliato, perché è schiavo, perché è in carcere,
perché è in ospedale. Quelle sono le piaghe di Gesù oggi. E Gesù
ci chiede di fare un atto di fede a lui tramite queste piaghe.
Dobbiamo toccare le piaghe di Gesù, dobbiamo accarezzare le piaghe
di Gesù. Dobbiamo curare le piaghe di Gesù con tenerezza. Dobbiamo
letteralmente baciare le piaghe di Gesù. La vita di san Francesco,
ha ricordato, è cambiata quando ha abbracciato il lebbroso perché
ha toccato il Dio vivo e ha vissuto in adorazione. Quello che Gesù
ci chiede di fare con le nostre opere di misericordia è quello che
Tommaso aveva chiesto: entrare nelle piaghe.
(Papa
Francesco)
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