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Dal Vangelo di domenica 7 giugno PDF Stampa
05-06-2015
Gesù prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio». (Mc 14,23-25)

Il sangue
Cosa aggiunge la menzione del sangue? La morte! Ci dice cioè che Gesù è arrivato fino in fondo nel dono di sé: dopo aver amato i suoi che erano nel mondo li amò sino alla fine. Corpo e sangue allora non sono due parti di Gesù, ma tutto Gesù, nella sua vita e nella sua morte. Con tutto Gesù siamo chiamati ad entrare in comunione, anche con il suo fallimento, con la sua passività, con la sua Croce.

L'alleanza
Il sangue era sede della vita e serviva per stipulare l'alleanza. Il sangue, gettato sul popolo e sull'altare voleva dire non placare un Dio assetato di sangue e di sacrificio, ma diventare con Dio fratelli di sangue. L'umanità di Cristo, la sua vita donata è davvero il tramite tra noi e Dio il filo di vita che ci collega con Dio. Con la sua morte, col suo sangue versato, Gesù porta la vita di Dio all'uomo peccatore, riaggancia anche l'uomo più lontano al Padre.

-"Venendo a noi, cosa offriamo noi, offrendo il nostro corpo e il nostro sangue, insieme con Gesù, nella Messa? Offriamo anche noi quello che offrì Gesù: la vita e la morte. Con la parola corpo, doniamo tutto ciò che concretamente costituisce la nostra vita che conduciamo in questo corpo: tempo, salute, energie, capacità di affetto, magari solo un sorriso... Con la parola sangue, esprimiamo anche noi l'offerta della nostra morte; ma non necessariamente la morte definitiva, il martirio per Cristo o per i fratelli; è morte tutto ciò che in noi fin d'ora prepara e anticipa la morte: umiliazioni, insuccessi, malattie che immobilizzano, limitazioni dovute all'età, alla salute, tutto ciò che ci mortifica..." R,Cantalamessa, Eucaristia, nostra santificazione

-L'alleanza. La nuova alleanza nel sangue di Cristo e con Dio, ma anche tra gli uomini. Offrendo il suo corpo, Cristo vuole riunire tutti in un solo corpo, fare di tutti una sola famiglia. Ricevere il corpo di Cristo, essere ministri del corpo di Cristo vuol dire quindi anche lavorare per l'edificazione della Chiesa-corpo di Cristo, servire la comunione tra le persone, curare le relazioni, preoccuparsi delle membra più deboli del corpo...

Ogni essere umano è oggetto dell'infinita tenerezza del Signore, ed Egli stesso abita nella sua vita. Gesù Cristo ha donato il suo sangue prezioso sulla croce per quella persona. Al di là di qualsiasi apparenza, ciascuno è immensamente sacro e merita il nostro affetto e la nostra dedizione. Perciò, se riesco ad aiutare una sola persona a vivere meglio, questo è già sufficiente a giustificare il dono della mia vita. È bello essere popolo fedele di Dio. E acquistiamo pienezza quando rompiamo le pareti e il nostro cuore si riempie di volti e di nomi! Papa Francesco, Evangelii Gaudium

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