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Papa Francesco alle famiglie |
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18-06-2015 |
Buonasera!
Le
previsioni ieri, a tarda sera, dicevano per oggi, per questo
pomeriggio e questa sera: pioggia! Sì è vero, pioggia di famiglie
in Piazza San Pietro! Grazie!
E'
bello incontrarvi all'inizio del Convegno pastorale della nostra
Diocesi di Roma. Ringrazio tanto voi genitori, di aver accettato
l'invito a partecipare così numerosi a questo incontro, che è
importante per il cammino della nostra comunità ecclesiale.
Come
sapete, da alcuni anni stiamo riflettendo e ci interroghiamo su come
trasmettere la fede alle nuove generazioni della città che, anche a
seguito di alcune ben note vicende, ha bisogno di una vera e propria
rinascita morale e spirituale. E questo è un compito molto forte. La
nostra città deve rinascere moralmente e spiritualmente, perché
sembra che tutto sia lo stesso, che tutto sia relativo; che il
Vangelo è sì una bella storia di cose belle, che è bello leggerlo,
ma rimane lì, un'idea. Non tocca il cuore! La nostra città ha
bisogno di questa rinascita. E questo impegno è tanto importante
quando parliamo di educazione dei ragazzi e dei giovani, per la quale
i primi responsabili siete voi genitori. I nostri ragazzi, ragazzini,
che incominciano a sentire queste idee strane, queste colonizzazioni
ideologiche che avvelenano l'anima e la famiglia: si deve agire
contro questo. Mi diceva, due settimane fa, una persona, un uomo
molto cattolico, bravo, giovane, che i suoi ragazzini andavano in
prima e seconda elementare e che la sera, lui e sua moglie tante
volte dovevano "ri-catechizzare" i bambini, i ragazzi, per quello
che riportavano da alcuni professori della scuola o per quello che
dicevano i libri che davano lì. Queste colonizzazioni ideologiche,
che fanno tanto male e distruggono una società, un Paese, una
famiglia. E per questo abbiamo bisogno di una vera e propria
rinascita morale e spirituale.
A
ottobre celebreremo un Sinodo sulla famiglia, per aiutare le famiglie
a riscoprire la bellezza della loro vocazione e a esserle fedeli.
Nella famiglia si vivono le parole di Gesù: "Non c'è amore più
grande di questo: dare la vita per i propri amici" (cfr Gv
15,13). Con il vostro rapporto coniugale, esercitando la paternità e
la maternità voi donate la vostra vita e siete la prova che vivere
il Vangelo è possibile: vivere il Vangelo è possibile e rende
felici. E questa è la prova, ma si fa nella famiglia. Questa sera
vorrei soffermarmi con voi su alcune semplici parole che esprimono il
mistero del vostro essere genitori. Non so se riuscirò a dire tutto
quello che voglio dire, ma almeno vorrei parlare di vocazione,
comunione, missione.
La
prima parola è vocazione.
San Paolo ha scritto che da Dio deriva ogni paternità (cfr Ef
3,15) e possiamo aggiungere anche ogni maternità. Tutti siamo figli,
ma diventare papà e mamma è una chiamata di Dio! E' una chiamata
di Dio, è una vocazione. Dio è l'amore eterno, che si dona
incessantemente e ci chiama all'esistenza. È un mistero che, però,
la Provvidenza ha voluto affidare in particolare all'uomo e alla
donna, chiamati ad amarsi totalmente e senza riserve, cooperando con
Dio in questo amore e nel trasmettere la vita ai figli. Il Signore vi
ha scelti per amarvi e trasmettere la vita. Queste due cose sono la
vocazione dei genitori. Questa è una chiamata bellissima perché ci
fa essere, in modo del tutto speciale ad immagine e somiglianza di
Dio. Diventare papà e mamma significa davvero realizzarsi
pienamente, perché è diventare simili a Dio. Questo non si dice sui
giornali, non appare, ma è la verità dell'amore. Diventare papà
e mamma ci fa molto più simili a Dio.
Come
genitori voi siete chiamati a ricordare a tutti i battezzati che
ciascuno, anche se in modo diverso, è chiamato a essere papà o
mamma. Anche un sacerdote, una suora, un catechista sono chiamati
alla paternità e alla maternità spirituale. Infatti un uomo e una
donna scelgono di costruire una famiglia perché Dio li chiama dopo
aver fatto sperimentare loro la bellezza dell'amore. Non la
bellezza della passione, non bellezza di un entusiasmo forse
passeggero: la bellezza dell'amore! E questo si deve scoprire tutti
i giorni, tutti i giorni. Dio chiama a diventare genitori - uomini
e donne - che credono nell'amore, che credono nella sua bellezza.
Io vorrei domandarvi, ma non rispondete, per favore: voi credete
nella bellezza dell'amore? Voi credete nella grandezza dell'amore?
Avete fede in questo? Avete fede? Questa è una fede quotidiana.
L'amore è bello anche quando i genitori litigano; è bello, perché
alla fine fanno la pace. E' tanto bello fare la pace dopo una
guerra! E' tanto bello! Una bellezza è quella dell'amore
coniugale, che neanche le più grandi difficoltà della vita sono in
grado di oscurare.
Una
volta un bambino mi ha detto: "Che bello, i miei genitori si
sono dati un bacio!". E' bello quando il bambino vede che papà
e mamma si baciano. Bella testimonianza.
I
vostri figli, cari genitori, hanno bisogno di scoprire, guardando la
vostra vita, che è bello amarsi. Non vi dimenticate mai che i vostri
figli vi guardano sempre. Voi ricordate quel film di una ventina di
anni fa che si chiamava "I bambini ci guardano"? I bambini
guardano. Guardano tanto, e quando vedono che papà e mamma si amano,
i bambini crescono in quel clima di amore, di felicità e anche di
sicurezza, perché non hanno paura: sanno che sono sicuri nell'amore
del papà e della mamma. Mi permetto di dire una cosa brutta, ma
pensiamo a quanto soffrono i bambini quando vedono papà e
mamma, tutti i giorni, tutti i giorni, tutti i giorni sgridarsi,
insultarsi, persino picchiarsi... Ma papà e mamma, quando voi cadete
in questi peccati, pensate che le prime vittime sono proprio i vostri
bambini, la vostra stessa carne? E' brutto pensare a questo, ma è
la realtà... I bambini ci guardano. Non vi guardano solo quando voi
insegnate loro qualcosa. Vi guardano quando voi viparlate l'un
l'altro, quando tornate dal lavoro, quando invitate i vostri amici,
quando vi riposate. Cercano di cogliere nel vostro sguardo, nelle
vostre parole, nei vostri gesti, se siete felici di essere diventati
genitori, se siete felici di essere marito e moglie, se credete che
esiste la bontà nel mondo. Vi scrutano - non solo vi guardano, vi
scrutano - per vedere se è possibile essere buoni e se è vero che
con l'amore reciproco si supera ogni difficoltà.
Per
un figlio non c'è insegnamento e testimonianza più grande che
vedere i propri genitori che si amano con tenerezza, si rispettano,
sono gentili tra di loro, si perdonano a vicenda; questo riempie di
gioia e di felicità vera il cuore dei figli. I figli, prima di
abitare una casa fatta di mattoni, abitano un'altra casa, ancora più
essenziale: abitano l'amore reciproco dei genitori. Vi domando,
ognuno risponda nel suo cuore: i vostri figli abitano nel vostro
amore reciproco? I genitori hanno la vocazione di amarsi. Dio ha
seminato nel loro cuore la vocazione all'amore, perché Dio è
amore. E questa è la vocazione vostra, dei genitori: l'amore. Ma
pensate sempre ai bambini, pensate sempre ai bambini!
La
seconda parola che mi viene, il secondo pensiero su cui riflettere è
comunione.
Noi sappiamo che Dio è comunione nella diversità delle tre Persone
della Santissima Trinità. L'essere genitori si fonda nella diversità
di essere, come ricorda la Bibbia, maschio e femmina. Questa è la
"prima" e più fondamentale differenza, costitutiva dell'essere
umano. E' una ricchezza. Le differenze sono ricchezze. C'è tanta
gente che ha paura delle differenze, ma sono ricchezze. E questa
differenza è la "prima" e la fondamentale differenza,
costitutiva dell'essere umano. Quando i fidanzati vengono a
sposarsi, a me piace dire a lui, dopo aver parlato del Vangelo: "Ma
non dimenticarti che la tua vocazione è rendere la tua sposa più
donna!"; e a lei dico: "la tua vocazione è rendere tuo marito
più uomo!". E così si amano, ma si amano nelle differenze, più
uomo e più donna. E questo è il lavoro artigianale del matrimonio,
della famiglia, ogni giorno; far crescere l'altro, pensare
all'altro: il marito alla moglie, la moglie al marito. Questa è
comunione. Io vi dico che tante volte vengono qui alla Messa a Santa
Marta coppie che fanno il 50°, persino il 60° anniversario di
matrimonio. E sono felici, sorridono. Alcune volte ho visto - più
di una volta - che il marito accarezzava la moglie. Dopo 50 anni!
Io faccio la domanda: "Dimmi, chi ha sopportato chi?". E loro
rispondono sempre: "Ma, tutti e due". L'amore ci porta a
questo: avere pazienza. E in questi vecchi matrimoni, che sono come
il buon vino, che diventa più buono quando è più vecchio, si vede
questo lavoro quotidiano dell'uomo per fare più donna la moglie e
della moglie per fare più uomo il marito. Non hanno paura delle
differenze! Questa sfida di portare avanti le differenze, questa
sfida li arricchisce, li matura, li fa grandi e hanno gli occhi
brillanti di gioia, di tanti anni vissuti così nell'amore. Che
grande ricchezza è questa diversità, una diversità che diventa
complementarietà, ma anche reciprocità. E' un nodo lì, l'uno
all'altro. E questa reciprocità e complementarietà nella
differenza è tanto importante per i figli. I figli maturano vedendo
papà e mamma così; maturano la propria identità nel confronto con
l'amore che hanno papà e mamma, nel confronto con questa
differenza. Noi uomini impariamo a riconoscere, attraverso le figure
femminili che incontriamo nella vita, la straordinaria bellezza di
cui è portatrice la donna. E le donne fanno un percorso simile,
imparando dalle figure maschili che l'uomo è diverso e ha un suo
modo di sentire, capire, vivere. E questa comunione nella diversità
è molto importante anche per l'educazione dei figli, perché le
mamme hanno una maggiore sensibilità per alcuni aspetti della loro
vita, mentre i papà l'hanno per altro. E' bella questa intesa
educativa, che mette a servizio della crescita dei figli i talenti
diversi dei genitori. E' una qualità importante, da coltivare e
custodire.
E'
molto doloroso quando una famiglia vive una tensione che non si può
risolvere, una frattura che non si riesce a sanare. E' doloroso!
Quando ci sono le prime avvisaglie di questo, un papà e una mamma
hanno il dovere per sé e per i loro figli di chiedere aiuto, di
farsi sostenere. Chiedete aiuto innanzitutto a Dio. Ricordate il
racconto di Gesù, lo conoscete bene: è quel Padre che sa fare il
primo passo verso i suoi due figli, uno che ha lasciato la casa e ha
speso tutto, l'altro che è rimasto in casa... Il Signore vi darà la
forza per capire che si può superare il male, che l'unità è più
grande del conflitto, che si possono curare le ferite che ci siamo
fatti l'un l'altro, in nome di un amore più grande, di quell'amore
che Egli vi ha chiamato a vivere con il sacramento del matrimonio.
E
anche quando ormai la separazione - dobbiamo parlare anche di
questo - sembra inevitabile, sappiate che la Chiesa vi porta nel
cuore. E che il vostro compito educativo non si interrompe: voi siete
e sarete sempre papà e mamma, che non possono vivere insieme per
ferite, per problemi. Per favore cercate sempre un'intesa, una
collaborazione, un'armonia per il bene e la felicità dei vostri
figli. Per favore non usare i figli come ostaggi! Non usare i figli
come ostaggi! Quanto male fanno i genitori che si sono separati, o
almeno nel loro cuore sono separati, quando il papà parla male al
figlio della mamma e la mamma gli parla male del papà. Questo è
terribile, perché quel bambino, quel ragazzo, quella ragazza cresce
con una tensione che non sa risolvere e impara il brutto cammino
dell'ipocrisia, di dire quello che piace a ciascuno per
approfittarne. Questo è un male terribile! Mai, mai parlare ai figli
male dell'altro! Mai! Perché loro sono le prime vittime di questa
lotta e - permettetemi la parola - anche di questo odio tante
volte fra i due. I figli sono sacri. Non ferirli! "Guarda, papà e
mamma non si capiscono, è meglio separarsi. Ma sai - dice la mamma
- tuo papà è un buon uomo"; "Sai - dice il papà - tua
mamma è una brava donna". Tengono i problemi per sé, ma non li
portano ai figli.
Ma
c'è anche la strada del perdono. Perdonarvi e accogliere
reciprocamente i vostri limiti vi aiuterà anche a comprendere e
accettare le fragilità e le debolezze dei vostri figli. Esse sono
un'occasione per amarli ancora di più e farli crescere. Solo così
anche loro potranno non spaventarsi di fronte ai propri limiti, non
avvilirsi, ma andare avanti. Un papà e una mamma che si amano sanno
come parlare al figlio o alla figlia che è su una strada difficile;
anche come parlare senza parole. Mi diceva un dirigente che sua mamma
era rimasta vedova e lui era l'unico figlio; a 20 anni si dava
all'alcol e la mamma lavorava come domestica; erano molto poveri; e
quando la mamma usciva per andare al lavoro, lo guardava dormire -
ma lui non dormiva, vedeva - e senza dire una parola, se ne andava.
Questo sguardo della mamma ha salvato il figlio, perché lui ha
detto: "Non può essere che la mia mamma vada a lavorare e io viva
per ubriacarmi!". Così quest'uomo è cambiato. Lo sguardo, senza
parole, può anche salvare i figli. I figli se ne accorgono di
questo.
E
il dono del matrimonio, che è tanto bello, ha anche una missione.
Una missione che è molto importante.
Voi
siete collaboratori dello Spirito Santo che ci sussurra le parole di
Gesù! Siatelo anche per i vostri figli! Siate missionari dei vostri
figli. Essi impareranno dalle vostre labbra e dalla vostra vita che
seguire il Signore dona entusiasmo, voglia di spendersi per altri,
dona speranza sempre, anche di fronte alle difficoltà e al dolore,
perché non si è mai soli, ma sempre con il Signore e con i
fratelli. E questo è importante soprattutto nell'età della
preadolescenza, quando la ricerca di Dio si fa più consapevole e le
domande esigono risposte ben fondate.
E
non vorrei finire senza dire una parola ai nonni, ai nostri nonni.
Voi sapete che a Roma gli anziani sono il 21,5 per cento della
popolazione? Un quarto della popolazione romana sono i nonni. In
questa città ci sono 617.635 nonni. Quanti anziani!... Una domanda
soltanto: i nonni, nella famiglia, hanno posto di dignità? Adesso
sono sicuro di sì, perché con la mancanza di lavoro vanno dai nonni
a prendere la pensione... Questo sì, si fa... Ma i nonni, che sono
la saggezza di un popolo, che sono la memoria di un popolo, che sono
la saggezza della famiglia, hanno un posto degno? I nonni che hanno
salvato la fede in tanti Paesi dove era proibito praticare la
religione e portavano di nascosto i bambini a farli battezzare; e i
nonni che insegnavano le preghiere. Oggi i nonni sono dentro la
famiglia... I nonni sono noiosi, parlano sempre della stessa cosa,
mettiamoli in casa di riposo... Quante volte pensiamo così. Sono
sicuro che ho già raccontato questa storia, una storia che io ho
sentito da bambino, a casa mia. Si racconta che in una famiglia il
nonno abitava lì, col figlio, la nuora, i nipotini. Ma il nonno era
invecchiato, aveva avuto un piccolo ictus, era anziano e quando era a
tavola e mangiava, si sporcava un po'. Il papà aveva vergogna di
suo padre, e diceva: "Non possiamo invitare gente a casa...". E
ha deciso di fare un tavolino, in cucina, perché il nonno prendesse
il pasto da solo in cucina. La cosa è andata così... Alcuni giorni
dopo, arriva a casa dopo il lavoro e trova suo figlio - 6-7 anni -
che giocava con legni, col martello, con i chiodi... "Ma cosa fai,
ragazzo?" - "Sto facendo un tavolino..." - "E perché?" -
"Perché quando tu sarai vecchio, potrai mangiare da solo come
mangia il nonno!". Non vergognatevi del nonno. Non vergognatevi
degli anziani. Loro ci danno saggezza, prudenza; ci aiutano tanto. E
quando si ammalano ci chiedono tanti sacrifici, è vero. Alcune volte
non c'è un'altra soluzione che portarli in una casa di riposo...
Ma che sia l'ultima, l'ultima cosa che si fa. I nonni a casa sono
una ricchezza.
Grazie
tante di questo. Ricordatevi: amore, amore. Seminate amore.
Ricordatevi di quello che ha detto quel bambino: "Oggi ho visto
papà e mamma baciarsi!". Che bello!
Apertura del Convegno Ecclesiale della diocesi di Roma con Papa Francesco in Piazza San Pietro, 14.06.2015
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