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Dal Vangelo di domenica 28 giugno |
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02-07-2015 |
Gesù
prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano
con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e
le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico:
àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti
dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro
con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da
mangiare.
Il
Vangelo di oggi presenta il racconto della risurrezione di una
ragazzina di dodici anni, figlia di uno dei capi della sinagoga, il
quale si getta ai piedi di Gesù e lo supplica: «La mia figlioletta
sta morendo; vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva»
(Mc
5,23). In questa preghiera sentiamo la preoccupazione di ogni padre
per la vita e per il bene dei suoi figli. Ma sentiamo anche la grande
fede che quell'uomo ha in Gesù. E quando arriva la notizia che la
fanciulla è morta, Gesù gli dice: «Non temere, soltanto abbi
fede!» (v. 36). Dà coraggio questa parola di Gesù! E la dice anche
a noi, tante volte: "Non temere, soltanto abbi fede!". Entrato
nella casa, il Signore manda via tutta la gente che piange e grida e
si rivolge alla bambina morta, dicendo: «Fanciulla, io ti dico:
alzati!» (v. 41). E subito la fanciulla si alzò e si mise a
camminare. Qui si vede il potere assoluto di Gesù sulla morte, che
per Lui è come un sonno dal quale ci può risvegliare.
All'interno
di questo racconto, l'Evangelista inserisce un altro episodio: la
guarigione di una donna che da dodici anni soffriva di perdite di
sangue. A causa di questa malattia che, secondo la cultura del tempo,
la rendeva "impura", ella doveva evitare ogni contatto umano:
poverina, era condannata ad una morte civile. Questa donna anonima,
in mezzo alla folla che segue Gesù, dice tra sé: «Se riuscirò
anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata» (v. 28). E così
avviene: il bisogno di essere liberata la spinge ad osare e la fede
"strappa", per così dire, al Signore la guarigione. Chi crede
"tocca" Gesù e attinge da Lui la Grazia che salva. La fede è
questo: toccare Gesù e attingere da Lui la grazia che salva. Ci
salva, ci salva la vita spirituale, ci salva da tanti problemi. Gesù
se ne accorge e, in mezzo alla gente, cerca il volto di quella donna.
Lei si fa avanti tremante e Lui le dice: «Figlia, la tua fede ti ha
salvata» (v. 34). E' la voce del Padre celeste che parla in Gesù:
"Figlia, non sei maledetta, non sei esclusa, sei mia figlia!". E
ogni volta che Gesù si avvicina a noi, quando noi andiamo da Lui con
la fede, sentiamo questo dal Padre: "Figlio, tu sei mio figlio, tu
sei mia figlia! Tu sei guarito, tu sei guarita. Io perdono tutti,
tutto. Io guarisco tutti e tutto".
Questi
due episodi - una guarigione e una risurrezione - hanno un unico
centro: la
fede.
Il messaggio è chiaro, e si può riassumere in una domanda: crediamo
che Gesù ci può guarire e ci può risvegliare dalla morte?
Tutto il Vangelo è scritto nella luce di questa fede: Gesù è
risorto, ha vinto la morte, e per questa sua vittoria anche noi
risorgeremo. Questa fede, che per i primi cristiani era sicura, può
appannarsi e farsi incerta, al punto che alcuni confondono
risurrezione con reincarnazione. La Parola di Dio di questa domenica
ci invita a vivere nella certezza della risurrezione: Gesù è il
Signore, Gesù ha potere sul male e sulla morte, e vuole portarci
nella casa del Padre, dove regna la vita. E lì ci incontreremo
tutti, tutti noi che siamo qui in piazza oggi, ci incontreremo nella
casa del Padre, nella vita che Gesù ci darà.
La
Risurrezione di Cristo agisce nella storia come principio di
rinnovamento e di speranza. Chiunque è disperato e stanco fino alla
morte, se si affida a Gesù e al suo amore può ricominciare a
vivere. Anche incominciare una nuova vita, cambiare vita è un modo
di risorgere, di risuscitare. La fede è una forza di vita, dà
pienezza alla nostra umanità; e chi crede in Cristo si deve
riconoscere perché promuove la vita in ogni situazione, per far
sperimentare a tutti, specialmente ai più deboli, l'amore di Dio
che libera e salva.
(papa
Francesco, Angelus 28 giugno 2015)
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