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Dal Vangelo di domenica 13 settembre PDF Stampa
14-09-2015
In cammino verso la Pasqua
Gesù comincia a parlar chiaro e a svelare la meta del suo cammino: in tre riprese (8,31 9,31; 10, 32-34.), durante il suo cammino verso Gerusalemme, insegna ai suoi discepoli che la sua via passerà attraverso il rifiuto e la passione.

Che fatica!
I discepoli però fanno fatica a sintonizzarsi sulla lunghezza d’onda del Maestro. Pietro lo rimprovera (8,32), Giacomo e Giovanni pensano ai primi posti (10,35-37), gli altri litigano tra loro…
E cresce l’incomprensione, il silenzio imbarazzato: Essi non comprendevano queste parole e avevano timore di interrogarlo  (9,32).
Per loro il Cristo deve essere forte, potente, e si trovano con uno che parla di perdere la vita per riaverla. Il Cristo deve liberare da ogni male, da ogni sofferenza e lui dice di assumere la sofferenza come parte del suo cammino…

Sintonizzarsi su di lui
Ma Gesù non molla. Da vero educatore, con parole e gesti, in casa e per strada, con amore ma anche con fermezza, cerca di guarire la loro cecità e di far capire cosa comporta stare con lui: rinnegare se stessi, prendere la propria croce, essere disposti a “perdere la vita”, a lasciare tutto, a farsi ultimi, a diventare servi… Questo anche nel concreto di una famiglia, dell’accoglienza dei bambini, delle relazioni con gli altri, dell’esercizio delle responsabilità, dell’uso dei beni.

Se qualcuno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua
- Rinnegare se stessi, vuol dire rinunciare a difendersi quando c’è un pericolo, rinunciare a difendere la propria vita. Nel vangelo c’è un rinnegatore professionista: ahinoi si chiama Pietro! Nel momento in cui Gesù è in pericolo, Pietro dovrebbe dire: “Lo conosco, non è vero niente di quello che dite!”. Ma Pietro, di fronte alla servitù del sommo sacerdote, non ha rinnegato se stesso…, ha rinnegato Gesù!
- Prendere la Croce. Vuol dire vivere senza avere più la vita nelle proprie mani. È sempre sconvolgente quando lo si dice e lo si pensa, ma è questo quello che Gesù ha detto per il cammino del discepolo.

Ne va della vita!
“Salvare o perdere la propria vita” (8,37); “Entrare nella vita” (9,42-48; 10,30), “ereditare la vita eterna” (10,17), “entrare nel regno” (9,47;10,15.23.25), “avere un tesoro nel cielo” (10,21)… nel cammino verso Gerusalemme incontriamo tante espressioni che riguardano la vita eterna e il destino ultimo dell’uomo: seguire Gesù nel suo cammino pasquale, accogliere le sue parole, il suo stile, è trovare la vita vera, sensata, feconda di bene, eterna.

Qualche domanda per noi

Il Crocifisso Risorto
•    Cosa ci fa pensare la Croce di Gesù? Perché la mettiamo al centro della nostra fede? Cosa fa della croce un segno di salvezza?
•    Perché il Messia “è dovuto” passare dalla Croce? Perché la fedeltà alla sua missione lo ha portato ad imboccare proprio quella via?
•    I discepoli, anche dopo Pasqua, hanno continuato a raccontare la Passione. Non l’hanno cancellata come un brutto ricordo, non l’hanno dimenticata come una brutta parentesi di una storia finita bene. Anzi, l’hanno riletta in tutto il suo significato di salvezza, l’hanno annunciata insieme alla Risurrezione. Riusciamo a vedere assieme Venerdì santo e Pasqua, a guardare assieme al Crocifisso e al Risorto, a non annunciare l’uno senza l’altro?

Prendere la Croce
•    Cosa vuol dire per noi, prendere attivamente la nostra croce?
•    Assumerci le responsabilità, portare avanti con fedeltà i nostri impegni, anche quando è faticoso?
•    Non tacere la verità, anche quando è scomoda; smascherare le ingiustizie, anche a costo di pagare di persona…?
•    Lasciarsi un po’ “espropriare” dagli altri, lasciarsi mettere in gioco dalle situazioni che incontriamo?
•    Accettare di stare anche nelle situazioni problematiche, conflittuali, dove ci sono persone con caratteri, idee diversi dalle nostre?
•    Portare un po’ della Croce degli altri, dei loro pesi, delle loro fatiche…?

Rinnegare se stessi
Non significa certo volersi male, non stimarsi, non apprezzare i propri doni… E allora che vuol dire per noi?
•    Non guardare solo ai nostri interessi, ai nostri bisogni, ai nostri orari, al nostro star bene?
•    Rinunciare a difendersi sempre, magari accusando altri? Riconoscere i difetti che abbiamo nel nostro carattere, accettare una correzione, non fare drammi per un fallimento?
•    Non essere prigionieri della propria immagine, del narcisismo dei nostri tempi, non cercare sempre l’approvazione degli altri, non essere schiavi dell’audience?

Perdere la vita per il Vangelo

Gesù ci parla di non vergognarci di lui, di perdere la propria vita per lui e per il vangelo. In certe regioni questo è ancora drammaticamente vero. Tanti nostri fratelli, per la loro fede, perdono i diritti, il lavoro, la libertà, la vita stessa.
•    E noi? Esiste un martirio del quotidiano? Per lui e per il vangelo cosa abbiamo perso?
•    Quali prove affrontiamo, in quanto cristiani: la fatica di andare controcorrente? La fatica di stare nella chiesa, di mantenere la comunione con tutti, di lavorare a volte senza riconoscimenti, di seminare senza raccogliere frutti?

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