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Commento Lectio 09/09/2007 |
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05-09-2007 |
Se uno viene dietro di me...
Ascoltiamo il Vangelo
Dal vangelo
secondo Luca (14,25-33)
In quel tempo[1],
siccome molta gente andava con lui, Gesù si voltò[2] e
disse: «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli,
i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio
discepolo[3].
Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a
calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? Per evitare che,
se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono
comincino a deriderlo, dicendo: Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato
capace di finire il lavoro.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re,
non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli
viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda
un'ambasceria per la pace.
Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi,
non può essere mio discepolo[4].
Meditiamo il Vangelo
Molta gente andava da lui...Vi ricordate la parabola degli invitati al banchetto?
Tutto è pronto per la festa, ma i primi invitati tirano fuori scuse e non
vengono; il padrone un po' incavolato, manda i servi ad invitare i poveracci in
giro per la città e poi ancora per le strade di campagna; la sala si riempie e
la festa può incominciare (cfr Lc 14,15-24). È una bellissima immagine di come
Dio non si rassegna ai nostri rifiuti e vuole che tutti siano salvi, che tutti
entrino nella festa del regno: i poveri della città che rappresentavano i
peccatori e gli esclusi del popolo di Israele, ma anche quelli fuori dalla
città, i lontani, i pagani di ieri e di oggi...
Ma la parabola come finisce? Nel vangelo di Matteo con
una sorpresa un po' amara. Il re (in Matteo si tratta di un banchetto di nozze
per il figlio del re) entra in sala e nota uno che non ha la veste bianca e lo
fa buttare fuori (Mt 22,11-13). Come dire: alla festa del regno siamo tutti
invitati anche con le nostre povertà... Ma poi dobbiamo indossare l'abito della
festa, dobbiamo cercare di rispondere alla grazia di Dio con una vita santa.
In Luca questa seconda parte della parabola viene
sostituita proprio dal nostro vangelo: tutti sono invitati a seguire Gesù, ma
ci sono delle condizioni.
Proprio nel momento in cui la gente è entusiasta del suo
messaggio e gli va dietro, Gesù, invece di approfittarne e di tentare di
accrescere questo consenso dilagante, riserva a tutti una doccia fredda. Gesù
non è un demagogo e non illude la gente, svendendo la sua proposta. Con parole
molto forti, indica invece in cosa consiste la veste bianca, detta le sue
esigenze.
Pensaci prima
Sia chi costruisce la torre, sia chi parte in guerra è
invitato a sedere: sedere a calcolare la spesa, sedere a esaminare la
situazione. È una delle volte nel vangelo in cui Gesù invita i suoi a sedere, a
fermarsi un po' e riflettere.
C'è da costruire una vita dietro di Lui, c'è da pensare
bene a quanto si è disposti a spendere, fin dove si vuole arrivare. C'è da
andare controcorrente, c'è una battaglia da sostenere contro il male: c'è da
valutare bene le proprie forze e le forze del nemico... Non ci si può buttare con
leggerezza e superficialità.
·
Sono
abituato a sedermi un po' ogni giorno, a pensare a come sto costruendo la vita,
su quali mattoni, con quale progetto... Ho qualcuno che mia aiuta a valutare con
realismo le mie risorse e anche i miei limiti, le possibili difficoltà delle
scelte che sto compiendo?
·
Il rischio
di cominciare e di rimanere a metà, di lasciar perdere perché "non ce la
sentiamo più", di soccombere di fronte alle difficoltà, è reale? L'ho visto in
me o negli altri?
·
Ci sono
allenamenti, esercizi, che mi possono rendere più robusto e preparato nel portare
avanti con fedeltà il cammino di discepolo di Gesù?
·
Conosco
anziani che hanno portato a compimento la loro costruzione, uomini e donne che
hanno combattuto la buona battaglia e hanno testimoniato la loro fede fino in
fondo? Come hanno fatto, quale è stato il loro segreto?
Strane condizioni
Ma che dice Gesù, che razza di condizioni pone a chi lo
segue? Per vincere la battaglia, bisogna prendere la propria croce? Per
costruire la torre, bisogna rinunciare a tutto?
·
Conosco testimoni
che hanno fatto della Croce di Cristo la loro forza e della povertà la loro
ricchezza? Persone che hanno vinto, "perdendo"; hanno costruito, dando via?
·
Cosa vuol
dire per me "portare la Croce"?
·
In quali
momenti sono stato chiamato a "lasciare tutto": tempo, sicurezze, progetti,
beni materiali?
Portare la propria croce
Il
centro della vita di chi segue Cristo non è la sofferenza, la mestizia, la
noia, la mortificazione o la rinuncia, non è un'esaltazione del dolore per
piacere a Dio, ma la croce come somma espressione di un amore deciso a offrire
tutto, il segno dell'amore e del dono totale.
(D.Sigalini, Questo vangelo
mi interessa)
Rinunciare a tutti gli averi
La rinuncia può essere al possesso dei beni o all'uso
esclusivo dei propri beni: rinunciare a gestire da padroni i propri beni,
imparare a condividerli, ricordarsi che noi siamo solo amministratori dei beni
della terra e che la terra è di tutti...
·
Come è
stata vissuta nella storia della Chiesa questa insistente richiesta di Gesù? In
quante forme si è concretizzata? Cosa vuol dire vivere la povertà nelle varie
vocazioni? Quali scelte concrete più coraggiose potremmo compiere nella nostra
parrocchia?
Odiare...
È un verbo sconcertante. Lascia pure che nel dialetto
aramaico di Gesù volesse dire "amare di meno" - e difatti qualche evangelista
l'ha tradotto così- ma rimane la mazzata di sentire questa parola in bocca a
Gesù, tra le condizioni per essere discepoli.
Che vuol dire? Non amare nessuno con la scusa di amare
Dio? Diventare freddi, duri? Ma nel vangelo non ci è chiesto di amare tutti,
anche i nemici?
Gesù ama le frasi paradossali: ci ricordiamo quando,
poche domeniche fa, ci diceva che non era venuto a portare la pace sulla terra,
ma la divisione. Come c'è una pace, così c'è un amore che lui non è venuto a
portare. C'è un amore immaturo e possessivo che non fa crescere; c'è un amore
che è solo bisogno di sicurezza; c'è un attaccarsi al proprio nido che
impedisce di spiccare il volo; c'è un legame familiare che può trasformarsi in
egoismo a due; c'è un affetto per i figli che può bloccare; ci sono
condizionamenti parentali che possono limitare la nostra adesione al vangelo;
c'è una considerazione di se stessi che può chiuderci in difesa e impedire
scelte generose.
Ogni amore umano, anche i legami più naturali e belli, ha
bisogno di confrontarsi con Gesù, di essere purificato e verificato dal suo
modo di amare, dalla sua Croce. Solo così potrà durare anche quando l'altro non
sarà amabile, sarà pesante, non mi darà niente...
Setta? No, grazie!
Non
ci venga in mente di pensare che il radicalismo con cui uno si lega ad una
setta e rinuncia a tutto e a tutti sia, almeno quello, da ammirare. No! Non può
essere confuso con il radicalismo settario il movimento del rinunciare per
legarsi a Cristo.
La
setta chiede odio e disprezzo per tutto ciò che non è all'altezza, ed esige che
si taglino i legami con i non eletti. Abbandonare tutto e tutti è una sorta di
costo che si paga per essere "sopra" gli altri.
Legarsi
a Gesù è un movimento di sempre maggiore libertà, legarsi ad una setta è un movimento di sempre maggiore
sottomissione e chiusura.
Cfr M.Zattoni - G.Gillini, Interno familiare secondo Luca
[1] Siamo sempre
nel cammino verso Gerusalemme. Gesù ha appena raccontato la parabola degli
invitati al banchetto. Ora detta le sue condizioni a chi vuole seguirlo.
[2] Si volta
perché, come ogni rabbi del tempo, cammina davanti ai suoi discepoli.
[3] L'inquietante invito di Gesù era senza dubbio in
origine rivolto ai discepoli missionari itineranti i quali concretamente dovevano abbandonare
tutto... Matteo si mantiene in questa linea, collocando il detto nel discorso
missionario (Mt 10,37-38). Ma la
comunità ha poi inteso questo detto come rivolto a tutti: è una condizione di
ogni discepolo, non solo del missionario itinerante. È in questa seconda
prospettiva che si pone Luca: l'invito è rivolto alle folle, cioè a tutti.
Luca, in secondo luogo è più minuzioso e insistente nell'indicare i legami da
tagliare.
[4] È un invito su cui Luca insiste: 12,13-34;
16,1-13; 18,24-30
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