Domenica 12 maggio 2024
 
La preghiera fatta assieme è un momento prezioso per rendere ancora più salda la vita familiare, l’amicizia! - Papa Francesco
Home arrow Vivere la fede arrow Briciole arrow Commento Lectio 09/09/2007
 
Home
Notizie
Documenti
Orario preghiere
 
Storia
Dove siamo
Foto
Cerca
Mappa del sito
Vivere la fede
Percorsi di parole
Siti consigliati
Link

 
Briciole
logo iblog don
Commento Lectio 09/09/2007 PDF Stampa
05-09-2007

 Se uno viene dietro di me...


Ascoltiamo il Vangelo

Dal vangelo secondo Luca (14,25-33)

In quel tempo[1], siccome molta gente andava con lui, Gesù si voltò[2] e disse: «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo[3].

Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro.

Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace.

Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo[4].

  Meditiamo il Vangelo

 

Molta gente andava da lui...

Vi ricordate la parabola degli invitati al banchetto? Tutto è pronto per la festa, ma i primi invitati tirano fuori scuse e non vengono; il padrone un po' incavolato, manda i servi ad invitare i poveracci in giro per la città e poi ancora per le strade di campagna; la sala si riempie e la festa può incominciare (cfr Lc 14,15-24). È una bellissima immagine di come Dio non si rassegna ai nostri rifiuti e vuole che tutti siano salvi, che tutti entrino nella festa del regno: i poveri della città che rappresentavano i peccatori e gli esclusi del popolo di Israele, ma anche quelli fuori dalla città, i lontani, i pagani di ieri e di oggi...

Ma la parabola come finisce? Nel vangelo di Matteo con una sorpresa un po' amara. Il re (in Matteo si tratta di un banchetto di nozze per il figlio del re) entra in sala e nota uno che non ha la veste bianca e lo fa buttare fuori (Mt 22,11-13). Come dire: alla festa del regno siamo tutti invitati anche con le nostre povertà... Ma poi dobbiamo indossare l'abito della festa, dobbiamo cercare di rispondere alla grazia di Dio con una vita santa.

In Luca questa seconda parte della parabola viene sostituita proprio dal nostro vangelo: tutti sono invitati a seguire Gesù, ma ci sono delle condizioni.

Proprio nel momento in cui la gente è entusiasta del suo messaggio e gli va dietro, Gesù, invece di approfittarne e di tentare di accrescere questo consenso dilagante, riserva a tutti una doccia fredda. Gesù non è un demagogo e non illude la gente, svendendo la sua proposta. Con parole molto forti, indica invece in cosa consiste la veste bianca, detta le sue esigenze.

Pensaci prima
Sia chi costruisce la torre, sia chi parte in guerra è invitato a sedere: sedere a calcolare la spesa, sedere a esaminare la situazione. È una delle volte nel vangelo in cui Gesù invita i suoi a sedere, a fermarsi un po' e riflettere.

C'è da costruire una vita dietro di Lui, c'è da pensare bene a quanto si è disposti a spendere, fin dove si vuole arrivare. C'è da andare controcorrente, c'è una battaglia da sostenere contro il male: c'è da valutare bene le proprie forze e le forze del nemico... Non ci si può buttare con leggerezza e superficialità.
 

·         Sono abituato a sedermi un po' ogni giorno, a pensare a come sto costruendo la vita, su quali mattoni, con quale progetto... Ho qualcuno che mia aiuta a valutare con realismo le mie risorse e anche i miei limiti, le possibili difficoltà delle scelte che sto compiendo?

·         Il rischio di cominciare e di rimanere a metà, di lasciar perdere perché "non ce la sentiamo più", di soccombere di fronte alle difficoltà, è reale? L'ho visto in me o negli altri?

·         Ci sono allenamenti, esercizi, che mi possono rendere più robusto e preparato nel portare avanti con fedeltà il cammino di discepolo di Gesù?

·         Conosco anziani che hanno portato a compimento la loro costruzione, uomini e donne che hanno combattuto la buona battaglia e hanno testimoniato la loro fede fino in fondo? Come hanno fatto, quale è stato il loro segreto?

 
Strane condizioni

Ma che dice Gesù, che razza di condizioni pone a chi lo segue? Per vincere la battaglia, bisogna prendere la propria croce? Per costruire la torre, bisogna rinunciare a tutto?

·         Conosco testimoni che hanno fatto della Croce di Cristo la loro forza e della povertà la loro ricchezza? Persone che hanno vinto, "perdendo"; hanno costruito, dando via?

·         Cosa vuol dire per me "portare la Croce"?

·         In quali momenti sono stato chiamato a "lasciare tutto": tempo, sicurezze, progetti, beni materiali?



Portare la propria croce

Il centro della vita di chi segue Cristo non è la sofferenza, la mestizia, la noia, la mortificazione o la rinuncia, non è un'esaltazione del dolore per piacere a Dio, ma la croce come somma espressione di un amore deciso a offrire tutto, il segno dell'amore e del dono totale.

(D.Sigalini, Questo vangelo mi interessa)


Rinunciare a tutti gli averi

La rinuncia può essere al possesso dei beni o all'uso esclusivo dei propri beni: rinunciare a gestire da padroni i propri beni, imparare a condividerli, ricordarsi che noi siamo solo amministratori dei beni della terra e che la terra è di tutti...

·         Come è stata vissuta nella storia della Chiesa questa insistente richiesta di Gesù? In quante forme si è concretizzata? Cosa vuol dire vivere la povertà nelle varie vocazioni? Quali scelte concrete più coraggiose potremmo compiere nella nostra parrocchia?

 
Odiare...

È un verbo sconcertante. Lascia pure che nel dialetto aramaico di Gesù volesse dire "amare di meno" - e difatti qualche evangelista l'ha tradotto così- ma rimane la mazzata di sentire questa parola in bocca a Gesù, tra le condizioni per essere discepoli.

Che vuol dire? Non amare nessuno con la scusa di amare Dio? Diventare freddi, duri? Ma nel vangelo non ci è chiesto di amare tutti, anche i nemici?

Gesù ama le frasi paradossali: ci ricordiamo quando, poche domeniche fa, ci diceva che non era venuto a portare la pace sulla terra, ma la divisione. Come c'è una pace, così c'è un amore che lui non è venuto a portare. C'è un amore immaturo e possessivo che non fa crescere; c'è un amore che è solo bisogno di sicurezza; c'è un attaccarsi al proprio nido che impedisce di spiccare il volo; c'è un legame familiare che può trasformarsi in egoismo a due; c'è un affetto per i figli che può bloccare; ci sono condizionamenti parentali che possono limitare la nostra adesione al vangelo; c'è una considerazione di se stessi che può chiuderci in difesa e impedire scelte generose.

Ogni amore umano, anche i legami più naturali e belli, ha bisogno di confrontarsi con Gesù, di essere purificato e verificato dal suo modo di amare, dalla sua Croce. Solo così potrà durare anche quando l'altro non sarà amabile, sarà pesante, non mi darà niente...

 

Setta? No, grazie!

Non ci venga in mente di pensare che il radicalismo con cui uno si lega ad una setta e rinuncia a tutto e a tutti sia, almeno quello, da ammirare. No! Non può essere confuso con il radicalismo settario il movimento del rinunciare per legarsi a Cristo.

La setta chiede odio e disprezzo per tutto ciò che non è all'altezza, ed esige che si taglino i legami con i non eletti. Abbandonare tutto e tutti è una sorta di costo che si paga per essere "sopra" gli altri.

Legarsi a Gesù è un movimento di sempre maggiore libertà, legarsi ad  una setta è un movimento di sempre maggiore sottomissione e chiusura.

Cfr M.Zattoni - G.Gillini, Interno familiare secondo Luca



[1] Siamo sempre nel cammino verso Gerusalemme. Gesù ha appena raccontato la parabola degli invitati al banchetto. Ora detta le sue condizioni a chi vuole seguirlo.

 

[2] Si volta perché, come ogni rabbi del tempo, cammina davanti ai suoi discepoli.

 

[3] L'inquietante invito di Gesù era senza dubbio in origine rivolto ai discepoli missionari itineranti  i quali concretamente dovevano abbandonare tutto... Matteo si mantiene in questa linea, collocando il detto nel discorso missionario (Mt 10,37-38). Ma la comunità ha poi inteso questo detto come rivolto a tutti: è una condizione di ogni discepolo, non solo del missionario itinerante. È in questa seconda prospettiva che si pone Luca: l'invito è rivolto alle folle, cioè a tutti. Luca, in secondo luogo è più minuzioso e insistente nell'indicare i legami da tagliare.

 

[4] È un invito su cui Luca insiste: 12,13-34; 16,1-13; 18,24-30

 
< Avanti   Indietro >
   
17_s.jpg
Gruppi parrocchiali
Azione Cattolica
Caritas
ANSPI
Gruppo Catechisti
Gruppo Cultura
Famiglie
Gruppo Liturgico
Scout
 
Calendario Pastorale
Fine Benedizioni 2024

Area riservata
Login


Logo chiesa
Abbiamo 4 visitatori online
 
Sito realizzato con Joomla! - Copyright 2007-2024 Parrocchia San Savino Faenza