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La carità è magnanima... PDF Stampa
30-01-2016
La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d'orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. (1Cor 13,4-8

San Paolo ci dice che la carità è «magnanima» e «benevola». Quanto più si allarga la responsabilità nel servizio alla Chiesa, tanto più deve allargarsi il cuore, dilatarsi secondo la misura del cuore di Cristo. Magnanimità è, in un certo senso, sinonimo di cattolicità: è saper amare senza confini, ma nello stesso tempo fedeli alle situazioni particolari e con gesti concreti. Amare ciò che è grande senza trascurare ciò che è piccolo; amare le piccole cose nell'orizzonte delle grandi.
Saper amare con  gesti benevoli. Benevolenza è l'intenzione ferma e costante di volere il bene sempre e per tutti, anche per quelli che non ci vogliono bene.
L'apostolo dice poi che la carità «non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d'orgoglio». Questo è davvero un miracolo della carità, perché noi esseri umani - tutti, e in ogni età della vita - siamo inclinati all'invidia e all'orgoglio dalla nostra natura ferita dal peccato.
Inoltre, la carità «non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse». Questi due tratti rivelano che chi vive nella carità è de-centrato da sé. Chi è auto-centrato manca inevitabilmente di rispetto, e spesso non se ne accorge, perché il "rispetto" è proprio la capacità di tenere conto dell'altro, di tenere conto della sua dignità, della sua condizione, dei suoi bisogni. Chi è auto-centrato cerca inevitabilmente il proprio interesse, e gli sembra che questo sia normale, quasi doveroso. Tale "interesse" può anche essere ammantato di nobili rivestimenti, ma sotto sotto è sempre il "proprio interesse". Invece la carità ti de-centra e ti pone nel vero centro che è solo Cristo. Allora sì, puoi essere una persona rispettosa e attenta al bene degli altri.
La carità, dice Paolo, «non si adira, non tiene conto del male ricevuto». Al pastore che vive a contatto con la gente non mancano le occasioni di arrabbiarsi. E forse ancora di più rischiamo di adirarci nei rapporti tra noi confratelli, perché in effetti noi siamo meno scusabili. Anche in questo è la carità, e solo la carità, che ci libera. Ci libera dal pericolo di reagire impulsivamente, di dire e fare cose sbagliate; e soprattutto ci libera dal rischio mortale dell'ira trattenuta, "covata" dentro, che ti porta a tenere conto dei mali che ricevi. No. Questo non è accettabile nell'uomo di Chiesa. Se pure si può scusare un'arrabbiatura momentanea e subito sbollita, non altrettanto per il rancore. Dio ce ne scampi e liberi!
La carità - aggiunge l'Apostolo - «non gode dell'ingiustizia ma si rallegra della verità». Chi è chiamato nella Chiesa al servizio del governo deve avere un forte senso della giustizia, così che qualunque ingiustizia gli risulti inaccettabile, anche quella potesse essere vantaggiosa per lui o per la Chiesa.
E nello stesso tempo «si rallegra della verità»: che bella questa espressione! L'uomo di Dio è uno che è affascinato dalla verità e che la trova pienamente nella Parola e nella Carne di Gesù Cristo. Lui è la sorgente inesauribile della nostra gioia. Che il popolo di Dio possa sempre trovare in noi la ferma denuncia dell'ingiustizia e il servizio gioioso della verità.
Infine, la carità «tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta». Qui c'è, in quattro parole, un programma di vita spirituale e pastorale. L'amore di Cristo, riversato nei nostri cuori dallo Spirito Santo, ci permette di vivere così, di essere così: persone capaci di perdonare sempre; di dare sempre fiducia, perché piene di fede in Dio; capaci di infondere sempre speranza, perché piene di speranza in Dio; persone che sanno sopportare con pazienza ogni situazione e ogni fratello e sorella, in unione con Gesù, che ha sopportato con amore il peso di tutti i nostri peccati

Papa Francesco
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