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Nostro Fratello Giuda, Primo Mazzolari |
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23-03-2016 |
C'è un nome che torna nelle
preghiera della messa, il nome di Giuda, il traditore. Chi tradisce il Signore,
tradisce la propria anima, tradisce i fratelli, tradisce la propria coscienza,
tradisce il proprio dovere, e diventa un infelice. Il Signore è presente nel
riflesso del dolore di questo tradimento, che deve aver dato al cuore del
Signore una sofferenza sconfinata.
Povero Giuda! È uno dei
personaggi più misteriosi che troviamo nella passione del Signore. Mi accontento
di domandare pietà per il nostro fratello Giuda. Non vergognatevi di assumere
questa fratellanza! Io non me ne vergogno, perché so quante volte ho tradito il
Signore: nessuno si deve vergognare di lui. E chiamandolo «fratello» siamo nel
linguaggio del Signore.
Quando ha ricevuto il bacio del
tradimento, nel Getsemani, il Signore gli ha risposto con quelle parole che non
dobbiamo dimenticare: «Amico, con un
bacio tradisci il Figlio dell'Uomo?». «Amico»:
questa parola dice l'infinita tenerezza della carità del Signore,fa capire
perché lo abbiamo chiamato «fratello». Nel Cenacolo aveva detto:«Non vi
chiamerò servi, ma amici». Gli apostoli sono diventati amici del Signore: buoni
o no, generosi o no, fedeli o no, rimangono sempre amici.
Noi possiamo tradire l'amicizia
di Cristo; Cristo non tradisce mai noi,suoi amici. Anche quando non lo
meritiamo, anche quando ci rivoltiamo contro di lui, anche quando lo
rinneghiamo. Davanti ai suoi occhi, davanti al suo cuore, noi siamo sempre gli
amici del Signore. Giuda è un amico del Signore, anche nel momento in cui
baciandolo, consuma il tradimento del Maestro.
Come è finito nel tradimento?
Conosciamo il mistero del male? Nessuno di noi ha scoperto dentro di sé il
male. L'abbiamo visto crescere il male; non sappiamo perché ci siamo
abbandonati al male perché siamo diventati bestemmiatori,, dei negatori. Non
sappiamo perché abbiamo voltato le spalle a Cristo e alla Chiesa. A un certo
momento è venuto fuori il male. Da dove è venuto fuori? Chi ce l'ha insegnato?
Chi ci ha tolto la capacità di credere nel bene, di amare il bene, di accettare
il dovere, di affrontare la vita come una missione? Vedete Giuda, fratello
nostro, fratello in questa comune miseria e in questa sorpresa. Qualcuno deve
aver aiutato Giuda a diventare traditore. C'è una parola nel Vangelo, che non
spiega il mistero del male in Giuda, ma
che ce lo mette davanti in modo
impressionante: «Satana lo ha occupato», ha preso possesso di lui. Qualcuno
deve avervelo introdotto.
Quanta gente ha il mestiere di Satana:
distruggere l'opera di Dio, desolare le coscienze spargere il dubbio, insinuare
l'incredulità, togliere la fiducia in Dio, cancellare Dio dal cuore di tante
creature. Questa è l'opera del male: è l'opera di Satana. Ha agito in Giuda,
può agire anche in noi. Per questo Gesù ha detto nell'Orto: «State svegli e pregate, per non entrare in
tentazione».
E la tentazione è cominciata
con il denaro. Le mani che contano il denaro: Quanto mi date, se ve lo
consegnerò? Gli contano trenta denari. .... Ecco il baratto. Trenta denari, il
piccolo guadagno....sentite catalogare Giuda come un pessimo affarista. C'è
qualcuno che crede di aver
fatto un affare vendendo Cristo, rinnegando Cristo, mettendosi dalla parte dei
nemici. Il guadagno: trenta denari!
Non abbiamo la forza di tenerli
nelle mani. Se ne vanno, perché dove la coscienza non è tranquilla, anche il
denaro diventa un tormento.
Un gesto denota una grandezza umana:
glieli butta là.
Quella gente capisce? Li
raccoglie e dice: «Poiché hanno del
sangue, li metteremo in disparte. Compreremo un po' di terra e ne faremo un
cimitero per i forestieri che muoiono durante la pasqua e le altre feste grandi
del nostro popolo».
Così la scena cambia. Domani
sera (venerdì santo), quando si scoprirà la croce si vedranno due patiboli: la
croce di Cristo, un albero dove il traditore si è impiccato.
Povero Giuda, povero fratello
nostro! Il più grande dei peccati non è quello di vendere Cristo, è quello di
disperare. Anche Pietro aveva negato il Maestro, e poi lo ha guardato e si è
messo a piangere. E il Signore lo ha ricollocato al suo posto: il vicario!
Tutti gli apostoli hanno abbandonato il Signore, e sono tornati. E il Cristo ha
perdonato loro. E li ha ripresi con la stessa fiducia. Ci sarebbe stato un
posto anche per Giuda se avesse voluto, se si fosse portato ai piedi del
Calvario, se lo avesse guardato almeno a un angolo, a una svolta della strada
della «via crucis». La salvezza sarebbe arrivata anche per lui.
Povero Giuda! Una croce e
l'albero di un impiccato, dei chiodi e una corda. Direte: «Muore l'uno, muore
l'altro». Ma qual è la morte che noi eleggiamo: sulla morte come il Cristo,
nella speranza del Cristo; o impiccati, disperati, senza niente davanti?
Ma io voglio bene anche a
Giuda: è mio fratello, Giuda. Pregherò per lui, perché io non giudico, io non
condanno. Dovrei giudicare me, dovrei condannare me.
Non posso non pensare anche per
Giuda la misericordia di Dio, questo abbraccio di carità, questa parola «amico»
che il Signore gli ha detto, mentre lui lo baciava per tradirlo, io non posso
pensare che questa parola non abbia fatto strada nel suo povero cuore. Forse
l'ultimo momento ricordando quella parola e l'accettazione del bacio, anche
Giuda avrà sentito che il Signore gli voleva ancora bene, e lo riceveva tra i
suoi, di là. Forse il primo apostolo è entrato insieme ai due ladroni: un
corteo che certamente pare non faccia onore al figlio di Dio, come qualcuno lo
concepisce, ma che è una grandezza della sua misericordia.
(Nella lavanda dei piedi)
lasciate che baciando quei piedi, io pensi per un momento al Giuda che ho
dentro di me, al Giuda che forse anche voi avete dentro.
Lasciate che io domandi a Gesù,
a Gesù che ci accetta come siamo, lasciate che io gli domandi, come grazia
pasquale, di chiamarlo «amico».
Perché la Pasqua è questa parola, detta a un povero Giuda come me, detta a dei
poveri Giuda come voi. Questa è la gioia: che Cristo ci ama, che Cristo ci
perdona, che Cristo non vuole che noi ci disperiamo. Anche quando noi ci
rivolteremo tutti i momenti contro di lui, anche quando lo bestemmieremo, anche
quando rifiuteremo il sacerdote all'ultimo momento della nostra vita,
ricordatevi che per lui noi saremo sempre gli amici.
PRIMO MAZZOLARI
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