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Preghiamo per i cristiani perseguitati e per tutte le vittime degli attentati |
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29-03-2016 |
Ieri,
nel Pakistan centrale, la Santa Pasqua è stata insanguinata da un
esecrabile attentato, che ha fatto strage di tante persone innocenti,
per la maggior parte famiglie della minoranza cristiana -
specialmente donne e bambini - raccolte in un parco pubblico per
trascorrere nella gioia la festività pasquale. Desidero manifestare
la mia vicinanza a quanti sono stati colpiti da questo crimine vile e
insensato, e invito a pregare il Signore per le numerose vittime e
per i loro cari. Faccio appello alle Autorità civili e a tutte le
componenti sociali di quella Nazione, perché compiano ogni sforzo
per ridare sicurezza e serenità alla popolazione e, in particolare,
alle minoranze religiose più vulnerabili. Ripeto ancora una volta
che la violenza e l'odio omicida conducono solamente al dolore e
alla distruzione; il rispetto e la fraternità sono l'unica via per
giungere alla pace. La Pasqua del Signore susciti in noi, in modo
ancora più forte, la preghiera a Dio affinché si fermino le mani
dei violenti, che seminano terrore e morte, e nel mondo possano
regnare l'amore, la giustizia e la riconciliazione. Preghiamo tutti
per i morti di questo attentato, per i familiari, per le minoranze
cristiane e etniche di quella Nazione: Ave o Maria... (Papa
Francesco, Regina Coeli 28.3.2016)
Uniamoci
alla preghiera del papa. Ricordiamo i cristiani perseguitati in
Pakistan con le parole del testamento di Shahbaz Bhatti, cristiano
cattolico, ministro delle minoranze del Pakistan, ucciso nel 2011.
Mi
sono state proposte alte cariche al governo e mi è stato chiesto di
abbandonare la mia battaglia, ma io ho sempre rifiutato, persino a
rischio della mia stessa vita. La mia risposta è sempre stata la
stessa: «No, io voglio servire Gesù da uomo comune». Questa
devozione mi rende felice. Non voglio popolarità, non voglio
posizioni di potere. Voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio
che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e
dicano che sto seguendo Gesù Cristo. Tale desiderio è così forte
in me che mi considererei privilegiato qualora - in questo mio
sforzo e in questa mia battaglia per aiutare i bisognosi, i poveri, i
cristiani perseguitati del Pakistan - Gesù volesse accettare il
sacrificio della mia vita. Voglio vivere per Cristo e per Lui voglio
morire. Non provo alcuna paura in questo paese.
Molte
volte gli estremisti hanno cercato di uccidermi e di imprigionarmi;
mi hanno minacciato, perseguitato e hanno terrorizzato la mia
famiglia. Gli estremisti, qualche anno fa, hanno persino chiesto ai
miei genitori, a mia madre e mio padre, di dissuadermi dal continuare
la mia missione in aiuto dei cristiani e dei bisognosi, altrimenti mi
avrebbero perso. Ma mio padre mi ha sempre incoraggiato. Io dico che,
finché avrò vita, fino all'ultimo respiro, continuerò a servire
Gesù e questa povera, sofferente umanità, i cristiani, i bisognosi,
i poveri.
Voglio
dirvi che trovo molta ispirazione nella Sacra Bibbia e nella vita di
Gesù Cristo. Più leggo il Nuovo e il Vecchio Testamento, i versetti
della Bibbia e la parola del Signore e più si rinsaldano la mia
forza e la mia determinazione. Quando rifletto sul fatto che Gesù
Cristo ha sacrificato tutto, che Dio ha mandato il Suo stesso Figlio
per la nostra redenzione e la nostra salvezza, mi chiedo come possa
io seguire il cammino del Calvario. Nostro Signore ha detto: «Vieni
con me, prendi la tua croce e seguimi». I passi che più amo della
Bibbia recitano: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho
avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete
ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato,
carcerato e siete venuti a trovarmi». Così, quando vedo gente
povera e bisognosa, penso che sotto le loro sembianze sia Gesù a
venirmi incontro. Per cui cerco sempre d'essere d'aiuto, insieme
ai miei colleghi, di portare assistenza ai bisognosi, agli affamati,
agli assetati.
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