Dal Vangelo di domenica 3 aprile |
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01-04-2016 |
Otto
giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro
anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse:
«Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e
guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non
essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore
e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai
creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!»
(Gv
20,26-29)
Toccare
le piaghe per professare Gesù
Incredulo
era Tommaso al quale il Signore si è mostrato solo otto giorni dopo
quella prima apparizione. «Il Signore sa quando e perché fa le
cose. A ciascuno dà il tempo che lui crede più opportuno».
A
Tommaso ha concesso otto giorni; e ha voluto che sul proprio corpo
apparissero ancora le piaghe, nonostante fosse «pulito, bellissimo,
pieno di luce», proprio perché l'apostolo aveva detto che se non
avesse messo il dito nelle piaghe del Signore non avrebbe creduto.
«Era un testardo! Ma il Signore ha voluto proprio un testardo per
farci capire una cosa più grande. Tommaso ha visto il Signore, è
stato invitato a mettere il suo dito nella piaga dei chiodi, a
mettere la mano nel fianco. Ma poi non ha detto: "È vero, il
Signore è risorto". No. È andato oltre, ha detto: "Mio Signore
e mio Dio". È il primo dei discepoli che fa la confessione della
divinità di Cristo dopo la risurrezione. E l'ha adorato».
Da
questa confessione si capisce quale era l'intenzione di Dio:
sfruttando l'incredulità ha portato Tommaso non tanto ad affermare
la risurrezione di Gesù, quanto piuttosto la sua divinità. «E
Tommaso adora il Figlio di Dio. Ma per adorare, per trovare Dio, il
Figlio di Dio ha dovuto mettere il dito nelle piaghe, mettere la mano
al fianco. Questo è il cammino». Non ce n'è un altro.
Ma
come posso trovare le piaghe di Gesù oggi? Io non le posso vedere
come le ha viste Tommaso. Le piaghe di Gesù le trovi facendo opere
di misericordia, dando al corpo, al corpo e anche all'anima, ma
sottolineo al corpo del tuo fratello piagato, perché ha fame, perché
ha sete, perché è nudo, perché è umiliato, perché è schiavo,
perché è in carcere, perché è in ospedale. Quelle sono le piaghe
di Gesù oggi. E Gesù ci chiede di fare un atto di fede a lui
tramite queste piaghe».
Non
è sufficiente costituire «una fondazione per aiutare tutti», né
fare «tante cose buone per aiutarli». Tutto questo è importante,
ma sarebbe solo un comportamento da filantropi. Invece «dobbiamo
toccare le piaghe di Gesù, dobbiamo accarezzare le piaghe di Gesù.
Dobbiamo curare le piaghe di Gesù con tenerezza. Dobbiamo
letteralmente baciare le piaghe di Gesù». La vita di san Francesco
è cambiata quando ha abbracciato il lebbroso perché «ha toccato il
Dio vivo e ha vissuto in adorazione». «Quello che Gesù ci chiede
di fare con le nostre opere di misericordia è quello che Tommaso
aveva chiesto: entrare nelle piaghe».
(da
un'omelia di papa Francesco su san Tommaso)
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