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Dal Vangelo di domenica 12 giugno |
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13-06-2016 |
Volgendosi
verso la donna, Gesù disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono
entrato in casa tua e tu non mi hai dato l'acqua per i piedi; lei
invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i
suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono
entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio
il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo
io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto
amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». (Lc
7,44-47)
Risalta
il confronto tra le due figure: quella di Simone, lo zelante
servitore della legge, e quella dell'anonima donna peccatrice.
Mentre il primo giudica gli altri in base alle apparenze, la seconda
con i suoi gesti esprime con sincerità il suo cuore. Simone, pur
avendo invitato Gesù, non vuole compromettersi né coinvolgere la
sua vita con il Maestro; la donna, al contrario, si affida pienamente
a Lui con amore e con venerazione.
Il
fariseo non concepisce che Gesù si lasci "contaminare" dai
peccatori. Egli pensa che se fosse realmente un profeta dovrebbe
riconoscerli e tenerli lontani per non esserne macchiato, come se
fossero lebbrosi. Questo atteggiamento è tipico di un certo modo di
intendere la religione, ed è motivato dal fatto che Dio e il peccato
si oppongono radicalmente. Ma la Parola di Dio ci insegna a
distinguere tra il peccato e il peccatore: con il peccato non bisogna
scendere a compromessi, mentre i peccatori - cioè tutti noi! -
siamo come dei malati, che vanno curati, e per curarli bisogna che il
medico li avvicini, li visiti, li tocchi. E naturalmente il malato,
per essere guarito, deve riconoscere di avere bisogno del medico!
Tra
il fariseo e la donna peccatrice, Gesù si schiera con quest'ultima.
Gesù, libero da pregiudizi che impediscono alla misericordia di
esprimersi, la lascia fare. Lui, il Santo di Dio, si lascia toccare
da lei senza temere di esserne contaminato. Gesù è libero, perché
vicino a Dio che è Padre misericordioso. E questa vicinanza a Dio,
Padre misericordioso, dà a Gesù la libertà. Anzi, entrando in
relazione con la peccatrice, Gesù pone fine a quella condizione di
isolamento a cui il giudizio impietoso del fariseo e dei suoi
concittadini - i quali la sfruttavano - la condannava: «I tuoi
peccati sono perdonati» (v. 48). La donna ora può dunque andare "in
pace". Il Signore ha visto la sincerità della sua fede e della sua
conversione; perciò davanti a tutti proclama: «La tua fede ti ha
salvata» (v. 50). Da una parte quell'ipocrisia del dottore della
legge, dall'altra parte la sincerità, l'umiltà e la fede della
donna. Tutti noi siamo peccatori, ma tante volte cadiamo nella
tentazione dell'ipocrisia, di crederci migliori degli altri e
diciamo: "Guarda il tuo peccato...". Tutti noi dobbiamo invece
guardare il nostro peccato, le nostre cadute, i nostri sbagli e
guardare al Signore. Questa è la linea di salvezza: il rapporto tra
"io" peccatore e il Signore. Se io mi sento giusto, questo
rapporto di salvezza non si dà.
A
questo punto, uno stupore ancora più grande assale tutti i
commensali: «Chi è costui che perdona anche i peccati?» (v. 49).
Gesù non dà una esplicita risposta, ma la conversione della
peccatrice è davanti agli occhi di tutti e dimostra che in Lui
risplende la potenza della misericordia di Dio, capace di trasformare
i cuori.
La
donna peccatrice ci insegna il legame tra fede, amore e riconoscenza.
Le sono stati perdonati «molti peccati» e per questo ama molto;
«invece colui al quale si perdona poco, ama poco» (v. 47). Anche lo
stesso Simone deve ammettere che ama di più colui al quale è stato
condonato di più. Dio ha racchiuso tutti nello stesso mistero di
misericordia; e da questo amore, che sempre ci precede, tutti noi
impariamo ad amare. Come ricorda san Paolo: «In Cristo, mediante il
suo sangue, abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe, secondo la
ricchezza della sua grazia. Egli l'ha riversata in abbondanza su di
noi» (Ef
1,7-8). In questo testo, il termine "grazia" è praticamente
sinonimo di misericordia, e viene detta "abbondante", cioè oltre
ogni nostra attesa, perché attua il progetto salvifico di Dio per
ognuno di noi.
Cari
fratelli, siamo riconoscenti del dono della fede, ringraziamo il
Signore per il suo amore così grande e immeritato! Lasciamo che
l'amore di Cristo si riversi in noi: a questo amore il discepolo
attinge e su di esso si fonda; di questo amore ognuno si può nutrire
e alimentare. Così, nell'amore riconoscente che riversiamo a
nostra volta sui nostri fratelli, nelle nostre case, in famiglia,
nella società si comunica a tutti la misericordia del Signore.
(papa
Francesco, udienza)
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