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Briciola 5-08-2016 |
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05-08-2016 |
Nella
vita c'è una paralisi ancora più pericolosa e spesso difficile da
identificare, e che ci costa molto riconoscere. Mi piace chiamarla la
paralisi che nasce quando si confonde la FELICITÀ con un DIVANO /
KANAPA!
Sì, credere che per essere felici abbiamo bisogno di un buon divano.
Un divano che ci aiuti a stare comodi, tranquilli, ben sicuri. Un
divano, come quelli che ci sono adesso, moderni, con massaggi per
dormire inclusi, che ci garantiscano ore di tranquillità per
trasferirci nel mondo dei videogiochi e passare ore di fronte al
computer. Un divano contro ogni tipo di dolore e timore. Un divano
che ci faccia stare chiusi in casa senza affaticarci né
preoccuparci. La "divano-felicità" / "kanapa-szczęście"
è probabilmente la paralisi silenziosa che ci può rovinare di più,
che può rovinare di più la gioventù. "E perché succede questo,
Padre?". Perché a poco a poco, senza rendercene conto, ci troviamo
addormentati, ci troviamo imbambolati e intontiti. L'altro ieri,
parlavo dei giovani che vanno in pensione a 20 anni; oggi parlo dei
giovani addormentati, imbambolati, intontiti, mentre altri - forse
i più vivi, ma non i più buoni - decidono il futuro per noi.
Sicuramente, per molti è più facile e vantaggioso avere dei giovani
imbambolati e intontiti che confondono la felicità con un divano;
per molti questo risulta più conveniente che avere giovani svegli,
desiderosi di rispondere, di rispondere al sogno di Dio e a tutte le
aspirazioni del cuore. Voi, domando a voi: volete essere giovani
addormentati, imbambolati, intontiti? Volete che altri decidano il
futuro per voi? Volete essere liberi? Volete essere svegli? Volete
lottare per il vostro futuro?
Cari
giovani, non siamo venuti al mondo per "vegetare", per passarcela
comodamente, per fare della vita un divano che ci addormenti; al
contrario, siamo venuti per un'altra cosa, per lasciare
un'impronta. E' molto triste passare nella vita senza lasciare
un'impronta. Ma quando scegliamo la comodità, confondendo felicità
con consumare, allora il prezzo che paghiamo è molto ma molto caro:
perdiamo la libertà. Non siamo liberi di lasciare un'impronta.
Perdiamo la libertà. Questo è il prezzo. E c'è tanta gente che
vuole che i giovani non siano liberi; c'è tanta gente che non vi
vuole bene, che vi vuole intontiti, imbambolati, addormentati, ma mai
liberi. No, questo no! Dobbiamo difendere la nostra libertà!
Proprio
qui c'è una grande paralisi, quando cominciamo a pensare che
felicità è sinonimo di comodità, che essere felice è camminare
nella vita addormentato o narcotizzato, che l'unico modo di essere
felice è stare come intontito. E' certo che la droga fa male, ma
ci sono molte altre droghe socialmente accettate che finiscono per
renderci molto o comunque più schiavi. Le une e le altre ci
spogliano del nostro bene più grande: la libertà. Ci spogliano
della libertà.
Amici,
Gesù è il Signore del rischio, è il Signore del sempre "oltre".
Gesù non è il Signore del confort,
della sicurezza e della comodità. Per seguire Gesù, bisogna avere
una dose di coraggio, bisogna decidersi a cambiare il divano con un
paio di scarpe che ti aiutino a camminare su strade mai sognate e
nemmeno pensate, su strade che possono aprire nuovi orizzonti, capaci
di contagiare gioia, quella gioia che nasce dall'amore di Dio, la
gioia che lascia nel tuo cuore ogni gesto, ogni atteggiamento di
misericordia. Andare per le strade seguendo la "pazzia" del
nostro Dio che ci insegna a incontrarlo nell'affamato,
nell'assetato, nel nudo, nel malato, nell'amico che è finito
male, nel detenuto, nel profugo e nel migrante, nel vicino che è
solo. Andare per le strade del nostro Dio che ci invita ad essere
attori politici, persone che pensano, animatori sociali. Che ci
stimola a pensare un'economia più solidale di questa. In tutti gli
ambiti in cui vi trovate, l'amore di Dio ci invita a portare la
Buona Notizia, facendo della propria vita un dono a Lui e agli altri.
E questo significa essere coraggiosi, questo significa essere liberi!
Dio
aspetta qualcosa da te. Avete capito? Dio aspetta qualcosa da te, Dio
vuole qualcosa da te, Dio aspetta te. Dio viene a rompere le nostre
chiusure, viene ad aprire le porte delle nostre vite, delle nostre
visioni, dei nostri sguardi. Dio viene ad aprire tutto ciò che ti
chiude. Ti sta invitando a sognare, vuole farti vedere che il mondo
con te può essere diverso. E' così: se tu non ci metti il meglio
di te, il mondo non sarà diverso. E' una sfida.
Il
tempo che oggi stiamo vivendo non ha bisogno di giovani-divano /
młodzi kanapowi,
ma di giovani con le scarpe, meglio ancora, con gli scarponcini
calzati. Questo tempo accetta solo giocatori titolari in campo, non
c'è posto per riserve. Il mondo di oggi vi chiede di essere
protagonisti della storia perché la vita è bella sempre che
vogliamo viverla, sempre che vogliamo lasciare un'impronta. La
storia oggi ci chiede di difendere la nostra dignità e non lasciare
che siano altri a decidere il nostro futuro. No! Noi dobbiamo
decidere il nostro futuro, voi il vostro futuro! Il Signore, come a
Pentecoste, vuole realizzare uno dei più grandi miracoli che
possiamo sperimentare: far sì che le tue mani, le mie mani, le
nostre mani si trasformino in segni di riconciliazione, di comunione,
di creazione. Egli vuole le tue mani per continuare a costruire il
mondo di oggi. Vuole costruirlo con te. E tu, cosa rispondi? Cosa
rispondi, tu? Sì o no? [Sì!]
Mi
dirai: Padre, ma io sono molto limitato, sono peccatore, cosa posso
fare? Quando il Signore ci chiama non pensa a ciò che siamo, a ciò
che eravamo, a ciò che abbiamo fatto o smesso di fare. Al contrario:
nel momento in cui ci chiama, Egli sta guardando tutto quello che
potremmo fare, tutto l'amore che siamo capaci di contagiare. Lui
scommette sempre sul futuro, sul domani. Gesù ti proietta
all'orizzonte, mai al museo.
Per
questo, amici, oggi Gesù ti invita, ti chiama a lasciare la tua
impronta nella vita, un'impronta che segni la storia, che segni la
tua storia e la storia di tanti.
La
vita di oggi ci dice che è molto facile fissare l'attenzione su
quello che ci divide, su quello che ci separa. Vorrebbero farci
credere che chiuderci è il miglior modo di proteggerci da ciò che
ci fa male. Oggi noi adulti - noi, adulti! - abbiamo bisogno di
voi, per insegnarci - come adesso fate voi, oggi - a convivere
nella diversità, nel dialogo, nel condividere la multiculturalità
non come una minaccia ma come un'opportunità. E voi siete
un'opportunità per il futuro. Abbiate il coraggio di insegnarci,
abbiate il coraggio di insegnare a noi che è più facile costruire
ponti che innalzare muri! Abbiamo bisogno di imparare questo. E tutti
insieme chiediamo che esigiate da noi di percorrere le strade della
fraternità. Che siate voi i nostri accusatori, se noi scegliamo la
via dei muri, la via dell'inimicizia, la via della guerra.
Costruire ponti: sapete qual è il primo ponte da costruire? Un ponte
che possiamo realizzare qui e ora: stringerci la mano, darci la mano.
Forza, fatelo adesso. Fate questo ponte umano, datevi la mano, tutti
voi: è il ponte primordiale, è il ponte umano, è il primo, è il
modello. Sempre c'è il rischio - l'ho detto l'altro giorno -
di rimanere con la mano tesa, ma nella vita bisogna rischiare, chi
non rischia non vince. Con questo ponte, andiamo avanti. Qui, questo
ponte primordiale: stringetevi la mano. Grazie. E' il grande ponte
fraterno, e possano imparare a farlo i grandi di questo mondo!... ma
non per la fotografia - quando si danno la mano e pensano un'altra
cosa -, bensì per continuare a costruire ponti sempre più grandi.
Che questo ponte umano sia seme di tanti altri; sarà un'impronta.
(GMG
CRACOVIA Papa Francesco alla veglia coi giovani 30.7)
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