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Dal Vangelo di domenica 8 gennaio PDF Stampa
06-01-2017
In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui.
Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare.

Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento». (Mt 3,13-17)

Quando Gesù ebbe ricevuto il battesimo da Giovanni nel fiume Giordano, «si aprirono per lui i cieli». Questo realizza le profezie. Infatti, c'è una invocazione che la liturgia ci fa ripetere nel tempo di Avvento: «Se tu squarciassi i cieli e scendessi!» (Is 63,19). Se i cieli rimangono chiusi, il nostro orizzonte in questa vita terrena è buio, senza speranza. Invece, celebrando il Natale, la fede ancora una volta ci ha dato la certezza che i cieli si sono squarciati con la venuta di Gesù. E nel giorno del battesimo di Cristo ancora contempliamo i cieli aperti. La manifestazione del Figlio di Dio sulla terra segna l'inizio del grande tempo della misericordia, dopo che il peccato aveva chiuso i cieli, elevando come una barriera tra l'essere umano e il suo Creatore. Con la nascita di Gesù i cieli si aprono! Dio ci dà nel Cristo la garanzia di un amore indistruttibile. Da quando il Verbo si è fatto carne è dunque possibile vedere i cieli aperti. È stato possibile per i pastori di Betlemme, per i Magi d'Oriente, per il Battista, per gli Apostoli di Gesù, per santo Stefano, il primo martire, che esclamò: «Contemplo i cieli aperti!» (At 7,56). Ed è possibile anche per ognuno di noi, se ci lasciamo invadere dall'amore di Dio, che ci viene donato la prima volta nel Battesimo per mezzo dello Spirito Santo.

Quando Gesù ricevette il battesimo di penitenza da Giovanni il Batti­sta, solidarizzando con il popolo penitente - Lui senza peccato e non bisognoso di con­versione -, Dio Padre fece udire la sua voce dal cielo: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento». Gesù riceve l'approvazione del Padre celeste, che l'ha inviato proprio perché accetti di condividere la nostra condizione, la nostra povertà. Condividere è il vero modo di amare. Gesù non si dissocia da noi, ci considera fratelli e condivide con noi. E così ci rende figli, insieme con Lui, di Dio Padre.

(Papa Francesco, Angelus)

Meditiamo il vangelo

Il nostro Battesimo

Il nostro vangelo è pieno di "effetti speciali", ma anche la liturgia del Battesimo non scherza in fatto di segni.
  • Ne cogliamo la bellezza e il significato, anche per la nostra vita?

Ribaltare le classifiche
Chi è il più grande, Gesù o Giovanni? Ma ormai davanti a Gesù, il più Grande che si fa più piccolo, le classifiche umane saltano; di fronte alla grandezza della vita da figli di Dio che lui è venuto a donarci, i vecchi ordini di grandezza, le vecchie distinzioni, impallidiscono:
  • Riusciamo anche noi a scompigliare un po' le classifiche di questo mondo? A dare importanza a chi non conta niente, ad ascoltare chi non ha voce, a notare chi non appare, a farci piccoli con i piccoli?

  • Compiamo azioni che spiazzano e fanno sorgere domande come quelle del Battista?

Immergersi
Essere figli significa far parte di una famiglia, di un popolo: la nostra vita si svolge dentro una storia comune, di cui partecipiamo, dentro la nostra Galilea.
  • Ci sentiamo immersi nella vita della nostra Chiesa, della nostra parrocchia, del nostro paese, del mondo in cui viviamo, nelle sofferenze e nei problemi della gente... Quali solidarietà - a volte faticose - stiamo vivendo?

Far posare la colomba
La colomba che annuncia la fine del diluvio trova finalmente Qualcuno su cui posarsi!
  • Riesce a posarsi anche su di noi? Ci fa diventare uomini di pace, attenti al creato, solidali nell'uso dei beni, impegnati ad arginare qualche "diluvio" del nostro tempo?

Figli e genitori
Nasciamo figli o figlie, poi spesso, nel corso della vita, ci sono affidati figli o figlie e diventiamo genitori. A volte, col passare degli anni, i nostri padri e le nostre madri ci vengono affidati un po' come dei figli, fragili. Diventiamo così un poco loro padri e madri per poi, dopo un po', affidarci nelle mani dei nostri figli e delle nostre figlie a nostra volta.
  • Preghiamo per i nostri figli e i genitori. Chiediamo di imparare dal Padre che è nei cieli e da suo Figlio Gesù, ad essere veramente figli e genitori...


Preghiamo sul vangelo
Gesù, Figlio di Dio
Gesù, nel quale il Padre si compiace
Gesù, che riapri i cieli
Gesù, pieno di Spirito Santo
Gesù, servo obbediente
Gesù, Messia e salvatore
Gesù, che fai la fila coi peccatori

Gesù, che ti immergi nella nostra umanità e la rinnovi
Gesù, fa' che ascoltiamo la voce di Dio
Gesù, facci sentire la benevolenza del Padre
Gesù, riempici del tuo Spirito
Gesù, rivestici della tua umiltà
Gesù, capovolgi le nostre classifiche

Gesù, insegnaci la tua giustizia
Gesù, uniscici alla tua missione
Gesù, fa' di noi strumenti della tua pace

Gesù, manda i tuoi amici a battezzare e a fare discepoli tra tutti i popoli.
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