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Migranti minorenni, vulnerabili e senza voce |
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20-01-2017 |
Mi
sta a cuore richiamare l'attenzione sulla realtà dei migranti
minorenni, specialmente quelli soli, sollecitando tutti a prendersi
cura dei fanciulli che sono tre volte indifesi perché minori, perché
stranieri e perché inermi, quando, per varie ragioni, sono forzati a
vivere lontani dalla loro terra d'origine e separati dagli affetti
familiari.
Sono
in primo luogo i minori a pagare i costi gravosi dell'emigrazione,
provocata quasi sempre dalla violenza, dalla miseria e dalle
condizioni ambientali, fattori ai quali si associa anche la
globalizzazione nei suoi aspetti negativi. La corsa sfrenata verso
guadagni rapidi e facili comporta anche lo sviluppo di aberranti
piaghe come il traffico di bambini, lo sfruttamento e l'abuso di
minori e, in generale, la privazione dei diritti inerenti alla
fanciullezza sanciti dalla Convenzione
Internazionale sui Diritti dell'Infanzia.
L'età
infantile, per la sua particolare delicatezza, ha delle esigenze
uniche e irrinunciabili. Anzitutto il diritto ad un ambiente
familiare sano e protetto dove poter crescere sotto la guida e
l'esempio di un papà e di una mamma; poi, il diritto-dovere a
ricevere un'educazione adeguata, principalmente nella famiglia e
anche nella scuola, dove i fanciulli possano crescere come persone e
protagonisti del futuro proprio e della rispettiva nazione. Di fatto,
in molte zone del mondo, leggere, scrivere e fare i calcoli più
elementari è ancora un privilegio per pochi. Tutti i minori, poi,
hanno diritto a giocare e a fare attività ricreative, hanno diritto
insomma ad essere bambini.
Tra
i migranti, invece, i fanciulli costituiscono il gruppo più
vulnerabile perché, mentre si affacciano alla vita, sono invisibili
e senza voce: la precarietà li priva di documenti, nascondendoli
agli occhi del mondo; l'assenza di adulti che li accompagnano
impedisce che la loro voce si alzi e si faccia sentire. In tal modo,
i minori migranti finiscono facilmente nei livelli più bassi del
degrado umano, dove illegalità e violenza bruciano in una fiammata
il futuro di troppi innocenti, mentre la rete dell'abuso dei minori
è dura da spezzare.
Come
rispondere a tale realtà?
Prima
di tutto rendendosi consapevoli che il fenomeno migratorio non è
avulso dalla storia della salvezza, anzi, ne fa parte. Ad esso è
connesso un comandamento di Dio: «Non
molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati
forestieri in terra d'Egitto»
(Es
22,20);
«Amate
dunque il forestiero, perché anche voi foste forestieri nella terra
d'Egitto»
(Dt
10,19).
Tale
fenomeno costituisce un
segno dei tempi,
un segno che parla dell'opera provvidenziale di Dio nella storia e
nella comunità umana in vista della comunione universale. Pur senza
misconoscere le problematiche e, spesso, i drammi e le tragedie delle
migrazioni, come pure le difficoltà connesse all'accoglienza
dignitosa di queste persone, la Chiesa incoraggia a riconoscere il
disegno di Dio anche in questo fenomeno, con la certezza che nessuno
è straniero nella comunità cristiana, che abbraccia «ogni
nazione, razza, popolo e lingua»
(Ap
7,9).
Ognuno
è prezioso, le persone sono più importanti delle cose e il valore
di ogni istituzione si misura sul modo in cui tratta la vita e la
dignità dell'essere umano, soprattutto in condizioni di
vulnerabilità, come nel caso dei minori migranti.
Infine,
desidero rivolgere una parola a voi, che camminate a fianco di
bambini e ragazzi sulle vie dell'emigrazione: essi hanno bisogno
del vostro prezioso aiuto, e anche la Chiesa ha bisogno di voi e vi
sostiene nel generoso servizio che prestate. Non stancatevi di vivere
con coraggio la buona testimonianza del Vangelo, che vi chiama a
riconoscere e accogliere il Signore Gesù presente nei più piccoli e
vulnerabili.
Dal
messaggio di papa Francesco per la giornata dei Migranti 2017
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