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Dal Vangelo di domenica 26 febbraio |
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23-02-2017 |
Non preoccupatevi per la vostra
vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di
quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il
corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano
e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro
celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per
quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E
per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i
gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che
neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.
Ora, se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani
si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca
fede?
(Mt
6,25-30)
Una felice sobrietà
"Meno è di più". Infatti il
costante cumulo di possibilità di consumare distrae il cuore e
impedisce di apprezzare ogni cosa e ogni momento. Al contrario,
rendersi presenti serenamente davanti ad ogni realtà, per quanto
piccola possa essere, ci apre molte più possibilità di comprensione
e di realizzazione personale. La spiritualità cristiana propone una
crescita nella sobrietà e una capacità di godere con poco. È un
ritorno alla semplicità che ci permette di fermarci a gustare le
piccole cose, di ringraziare delle possibilità che offre la vita
senza attaccarci a ciò che abbiamo né rattristarci per ciò che non
possediamo. Questo richiede di evitare la dinamica del dominio e
della mera accumulazione di piaceri.
La sobrietà, vissuta con libertà e
consapevolezza, è liberante. Non è meno vita, non è bassa
intensità, ma tutto il contrario. Infatti quelli che gustano di più
e vivono meglio ogni momento sono coloro che smettono di beccare qua
e là, cercando sempre quello che non hanno, e sperimentano ciò che
significa apprezzare ogni persona e ad ogni cosa, imparano a
familiarizzare con le realtà più semplici e ne sanno godere. In
questo modo riescono a ridurre i bisogni insoddisfatti e diminuiscono
la stanchezza e l'ansia. Si può aver bisogno di poco e vivere
molto, soprattutto quando si è capaci di dare spazio ad altri
piaceri e si trova soddisfazione negli incontri fraterni, nel
servizio, nel mettere a frutto i propri carismi, nella musica e
nell'arte, nel contatto con la natura, nella preghiera. La felicità
richiede di saper limitare alcune necessità che ci stordiscono,
restando così disponibili per le molteplici possibilità che offre
la vita.
La pace interiore delle persone è
molto legata alla cura dell'ecologia e al bene comune, perché,
autenticamente vissuta, si riflette in uno stile di vita equilibrato
unito a una capacità di stupore che conduce alla profondità della
vita. La natura è piena di parole d'amore, ma come potremo
ascoltarle in mezzo al rumore costante, alla distrazione permanente e
ansiosa, o al culto dell'apparire? Molte persone sperimentano un
profondo squilibrio che le spinge a fare le cose a tutta velocità
per sentirsi occupate, in una fretta costante che a sua volta le
porta a travolgere tutto ciò che hanno intorno a sé. Questo incide
sul modo in cui si tratta l'ambiente. Un'ecologia integrale
richiede di dedicare un po' di tempo per recuperare la serena
armonia con il creato, per riflettere sul nostro stile di vita e i
nostri ideali, per contemplare il Creatore, che vive tra di noi e in
ciò che ci circonda, e la cui presenza «non deve essere costruita,
ma scoperta e svelata».
Stiamo parlando di un atteggiamento
del cuore, che vive tutto con serena attenzione, che sa rimanere
pienamente presente davanti a qualcuno senza stare a pensare a ciò
che viene dopo, che si consegna ad ogni momento come dono divino da
vivere in pienezza.
Gesù ci insegnava questo
atteggiamento quando ci invitava a guardare i gigli del campo e gli
uccelli del cielo, o quando, alla presenza di un uomo in ricerca,
«fissò lo sguardo su di lui» e «lo amò». Lui sì che sapeva
stare pienamente presente davanti ad ogni essere umano e davanti ad
ogni creatura, e così ci ha mostrato una via per superare l'ansietà
malata che ci rende superficiali, aggressivi e consumisti sfrenati.
Un'espressione di questo
atteggiamento è fermarsi a ringraziare Dio prima e dopo i pasti.
Propongo ai credenti che riprendano questa preziosa abitudine e la
vivano con profondità. Tale momento della benedizione, anche se
molto breve, ci ricorda il nostro dipendere da Dio per la vita,
fortifica il nostro senso di gratitudine per i doni della creazione,
è riconoscente verso quelli che con il loro lavoro forniscono questi
beni, e rafforza la solidarietà con i più bisognosi.
Papa Francesco, (Laudato Sì 222-227)
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