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La Parola è un dono. L'altro è un dono |
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28-02-2017 |
DAL
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER LA QUARESIMA 2017
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La
Quaresima è il momento favorevole per intensificare la vita dello
spirito attraverso i santi mezzi che la Chiesa ci offre: il digiuno,
la preghiera e l'elemosina. Alla base di tutto c'è la Parola di
Dio, che in questo tempo siamo invitati ad ascoltare e meditare con
maggiore assiduità. In particolare, qui vorrei soffermarmi sulla
parabola
dell'uomo ricco e del povero Lazzaro
(cfr Lc
16,19-31).
1.
L'altro è un dono
La
parabola comincia presentando i due personaggi principali, ma è il
povero che viene descritto in maniera più dettagliata: egli si trova
in una condizione disperata e non ha la forza di risollevarsi, giace
alla porta del ricco e mangia le briciole che cadono dalla sua
tavola, ha piaghe in tutto il corpo e i cani vengono a leccarle.
La
scena risulta ancora più drammatica se si considera che il povero si
chiama Lazzaro:
un nome carico di promesse, che alla lettera significa «Dio
aiuta».
Perciò questo personaggio non è anonimo, ha tratti ben precisi e si
presenta come un individuo a cui associare una storia personale.
Mentre per il ricco egli è come invisibile, per noi diventa noto e
quasi familiare, diventa un volto; e, come tale, un dono, una
ricchezza inestimabile, un essere voluto, amato, ricordato da Dio,
anche se la sua concreta condizione è quella di un rifiuto umano.
Lazzaro
ci insegna che l'altro
è un dono.
La giusta relazione con le persone consiste nel riconoscerne con
gratitudine il valore. Anche il povero alla porta del ricco non è un
fastidioso ingombro, ma un appello a convertirsi e a cambiare vita.
Il primo invito che ci fa questa parabola è quello di aprire la
porta del nostro cuore all'altro, perché ogni persona è un
dono, sia il nostro vicino sia il povero sconosciuto. La Quaresima è
un tempo propizio per aprire la porta ad ogni bisognoso e riconoscere
in lui o in lei il volto di Cristo. Ognuno di noi ne incontra sul
proprio cammino. Ogni vita che ci viene incontro è un dono e merita
accoglienza, rispetto, amore.
2.
Il peccato ci acceca
La
parabola è impietosa nell'evidenziare le contraddizioni in cui si
trova il ricco. Questo personaggio, al contrario del povero Lazzaro,
non ha un nome, è qualificato solo come "ricco". La sua opulenza
si manifesta negli abiti che indossa, di un lusso esagerato.
Invece
di essere uno strumento al nostro servizio per compiere il bene ed
esercitare la solidarietà con gli altri, il denaro può asservire
noi e il mondo intero ad una logica egoistica che non lascia spazio
all'amore e ostacola la pace.
La
parabola ci mostra poi che la cupidigia del ricco lo rende vanitoso.
La sua personalità si realizza nelle apparenze, nel far vedere agli
altri ciò che lui può permettersi. Ma l'apparenza maschera il
vuoto interiore. La sua vita è prigioniera dell'esteriorità.
Il
gradino più basso di questo degrado morale è la superbia. L'uomo
ricco si veste come se fosse un re, simula il portamento di un dio,
dimenticando di essere semplicemente un mortale. Per l'uomo
corrotto dall'amore per le ricchezze non esiste altro che il
proprio io, e per questo le persone che lo circondano non entrano nel
suo sguardo. Il frutto dell'attaccamento al denaro è dunque una
sorta di cecità: il ricco non vede il povero affamato.
3.
La Parola è un dono
La
liturgia del Mercoledì delle Ceneri ci invita a vivere un'esperienza
simile a quella che fa il ricco in maniera molto drammatica. Il
sacerdote, imponendo le ceneri sul capo, ripete le parole: «Ricordati
che sei polvere e in polvere tornerai».
Il ricco e il povero, infatti, muoiono entrambi e la parte principale
della parabola si svolge nell'aldilà. I due personaggi scoprono
improvvisamente che «non abbiamo portato nulla nel mondo e nulla
possiamo portare via»
La
parabola si protrae e così presenta un messaggio per tutti i
cristiani. Infatti il ricco, che ha dei fratelli ancora in vita,
chiede ad Abramo di mandare Lazzaro da loro per ammonirli; ma Abramo
risponde: «Hanno Mosè e i profeti; ascoltino loro» (v. 29). E di
fronte all'obiezione del ricco, aggiunge: «Se non ascoltano Mosè
e i profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai
morti» (v. 31).
In
questo modo emerge il vero problema del ricco: la radice dei suoi
mali è il non
prestare ascolto alla Parola di Dio;
questo lo ha portato a non amare più Dio e quindi a disprezzare il
prossimo. La Parola di Dio è una forza viva, capace di suscitare la
conversione nel cuore degli uomini e di orientare nuovamente la
persona a Dio. Chiudere il cuore al dono di Dio che parla ha come
conseguenza il chiudere il cuore al dono del fratello.
Cari
fratelli e sorelle, la Quaresima è il tempo favorevole per
rinnovarsi nell'incontro con Cristo vivo nella sua Parola, nei
Sacramenti e nel prossimo. Il Signore - che nei quaranta giorni
trascorsi nel deserto ha vinto gli inganni del Tentatore - ci
indica il cammino da seguire. Lo Spirito Santo ci guidi a compiere un
vero cammino di conversione, per riscoprire il dono della Parola di
Dio, essere purificati dal peccato che ci acceca e servire Cristo
presente nei fratelli bisognosi...
Papa Francesco
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