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Dal Vangelo di domenica 19 marzo |
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18-03-2017 |
In
quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar,
vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui
c'era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il
viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una
donna samaritana ad attingere acqua...
Ciò
che colpisce di questo incontro è il dialogo
molto serrato tra la donna e Gesù.
Il
dialogo permette alle persone di conoscersi e di comprendere le
esigenze gli uni degli altri. Anzitutto, esso è un segno di grande
rispetto, perché pone le persone in atteggiamento di ascolto e nella
condizione di recepire gli aspetti migliori dell'interlocutore. In
secondo luogo, il dialogo è espressione di carità, perché, pur non
ignorando le differenze, può aiutare a ricercare e condividere il
bene comune. Inoltre, il dialogo ci invita a porci dinanzi all'altro
vedendolo come un dono di Dio, che ci interpella e ci chiede di
essere riconosciuto.
Molte
volte noi non incontriamo i fratelli, pur vivendo loro accanto,
soprattutto quando facciamo prevalere la nostra posizione su quella
dell'altro. Non dialoghiamo quando non ascoltiamo abbastanza oppure
tendiamo a interrompere l'altro per dimostrare di avere ragione. Ma
quante volte, quante volte stiamo ascoltando una persona, la fermiamo
e diciamo: "No! No! Non è così!" e non lasciamo che la persona
finisca di spiegare quello che vuole dire. E questo impedisce il
dialogo: questa è aggressione. Il vero dialogo, invece, necessita di
momenti di silenzio, in cui cogliere il dono straordinario della
presenza di Dio nel fratello.
Cari
fratelli e sorelle, dialogare aiuta le persone a umanizzare i
rapporti e a superare le incomprensioni. C'è tanto bisogno di
dialogo nelle nostre famiglie, e come si risolverebbero più
facilmente le questioni se si imparasse ad ascoltarsi
vicendevolmente! È così nel rapporto tra marito e moglie, e tra
genitori e figli. Quanto aiuto può venire anche dal dialogo tra gli
insegnanti e i loro alunni; oppure tra dirigenti e operai, per
scoprire le esigenze migliori del lavoro.
Di
dialogo vive anche la Chiesa con gli uomini e le donne di ogni tempo,
per comprendere le necessità che sono nel cuore di ogni persona e
per contribuire alla realizzazione del bene comune...
Tutte
le forme di dialogo sono espressione della grande esigenza di amore
di Dio, che a tutti va incontro e in ognuno pone un seme della sua
bontà, perché possa collaborare alla sua opera creatrice. Il
dialogo abbatte i muri delle divisioni e delle incomprensioni; crea
ponti di comunicazione e non consente che alcuno si isoli,
rinchiudendosi nel proprio piccolo mondo. Non dimenticatevi:
dialogare è ascoltare quello che mi dice l'altro e dire con
mitezza quello che penso io. Se le cose vanno così, la famiglia, il
quartiere, il posto di lavoro saranno migliori. Ma se io non lascio
che l'altro dica tutto quello che ha nel cuore e incomincio ad
urlare - oggi si urla tanto - non andrà a buon fine questo
rapporto tra noi; non andrà a buon fine il rapporto fra marito e
moglie, tra genitori e figli. Ascoltare, spiegare, con mitezza, non
abbaiare all'altro, non urlare, ma avere un cuore aperto.
Gesù
ben conosceva quello che c'era nel cuore della samaritana, una
grande peccatrice; ciononostante non le ha negato di potersi
esprimere, l'ha lasciata parlare fino alla fine, ed è entrato poco
alla volta nel mistero della sua vita. Questo insegnamento vale anche
per noi. Attraverso il dialogo, possiamo far crescere i segni della
misericordia di Dio e renderli strumento di accoglienza e rispetto.
Papa Francesco
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