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Dal Vangelo di domenica 2 aprile |
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04-04-2017 |
Gesù,
ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era
una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù:
«Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto:
«Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le
disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di
Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e
disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo
che mi dai sempre ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta
attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò
a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le
mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse
loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare». (Gv
11,38-44)
Attorno
a quel sepolcro, avviene così un grande incontro-scontro.
Da
una parte c'è la grande delusione,
la precarietà della nostra vita mortale che, attraversata
dall'angoscia per la morte, sperimenta spesso la disfatta,
un'oscurità interiore che pare insormontabile. La nostra anima,
creata per la vita, soffre sentendo che la sua sete di eterno bene è
oppressa da un male antico e oscuro. Da una parte c'è questa
disfatta del sepolcro. Ma dall'altra
parte c'è la speranza
che vince la morte e il male e che ha un nome: la speranza si chiama
Gesù. Egli non porta un po' di benessere o qualche rimedio per
allungare la vita, ma proclama: «Io
sono
la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà».
Per questo decisamente dice: «Togliete la pietra!» e a Lazzaro
grida a gran voce: «Vieni fuori!» .
Cari
fratelli e sorelle, anche noi siamo invitati a decidere da che parte
stare. Si può stare dalla
parte del sepolcro
oppure dalla
parte di Gesù.
C'è chi si lascia chiudere nella tristezza e chi si apre alla
speranza. C'è chi resta intrappolato nelle macerie della vita e
chi, come voi, con l'aiuto di Dio solleva le macerie e ricostruisce
con paziente speranza.
Di
fronte ai grandi "perché" della vita abbiamo due vie: stare a
guardare malinconicamente i sepolcri di ieri e di oggi, o far
avvicinare Gesù ai nostri sepolcri. Sì, perché ciascuno di noi ha
già un piccolo sepolcro, qualche zona un po' morta dentro il
cuore: una ferita, un torto subìto o fatto, un rancore che non dà
tregua, un rimorso che torna e ritorna, un peccato che non si riesce
a superare. Individuiamo oggi questi nostri piccoli sepolcri che
abbiamo dentro e lì
invitiamo Gesù. È strano, ma spesso preferiamo stare da soli nelle
grotte oscure che abbiamo dentro, anziché invitarvi Gesù; siamo
tentati di cercare sempre noi stessi, rimuginando e sprofondando
nell'angoscia, leccandoci le piaghe, anziché andare da Lui, che
dice: «Venite a me, voi che siete stanchi e oppressi, e io vi darò
ristoro» (Mt
11,28). Non
lasciamoci imprigionare dalla tentazione di rimanere soli e
sfiduciati a piangerci addosso per quello che ci succede; non cediamo
alla logica inutile e inconcludente della paura, al ripetere
rassegnato che va tutto male e niente è più come una volta. Questa
è l'atmosfera
del sepolcro;
il Signore desidera invece aprire la via della vita, quella
dell'incontro con Lui, della fiducia in Lui, della risurrezione
del cuore,
la via dell'"Alzati! Alzati, vieni fuori!". E' questo che ci
chiede il Signore, e Lui è accanto a noi per farlo.
Sentiamo
allora rivolte a ciascuno di noi le parole di Gesù a Lazzaro: "Vieni
fuori!"; vieni fuori dall'ingorgo della tristezza senza speranza;
sciogli le bende della paura che ostacolano il cammino; ai lacci
delle debolezze e delle inquietudini che ti bloccano, ripeti che Dio
scioglie i nodi. Seguendo Gesù impariamo a non annodare le nostre
vite attorno ai problemi che si aggrovigliano: sempre ci saranno
problemi, sempre, e quando ne risolviamo uno, puntualmente ne arriva
un altro. Possiamo però trovare una
nuova stabilità,
e questa stabilità è proprio Gesù, questa stabilità si chiama
Gesù, che è
la risurrezione e la vita: con lui la gioia abita il cuore, la
speranza rinasce, il dolore si trasforma in pace, il timore in
fiducia, la prova in offerta d'amore. E anche se i pesi non
mancheranno, ci sarà sempre la sua mano che risolleva, la sua Parola
che incoraggia e dice a tutti noi, a ognuno di noi: "Vieni fuori!
Vieni a me!". Dice a tutti noi: "Non abbiate paura".
(papa
Francesco, 2-4-2017 a Carpi)
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