Ferrara - Nella notte tra il 24 e 25 ottobre scorsi a 12 giovani
profughe africane viene impedito di raggiungere la località nel Delta
del Po che avrebbe dovuto accoglierle. L’evento suscita in buona parte
dell’opinione pubblica un moto di sdegno, arrivando anche tra i banchi
di una scuola di Fina- le Emilia, nel bolognese. La classe IV° D della
Primaria 'Castelfranchi', riflettendo insieme alle maestre su quei
drammatici avvenimenti e sul fatto che una delle ragazze, la 20enne Joy
Andrew, portasse in grembo il piccolo Michael (nato circa due mesi dopo,
il 12 dicembre, all’Ospedale di Cona, vicino a Ferrara), ha pensato a
un gesto di concreta carità. Gli alunni hanno, infatti, deciso di donare
a Joy e Michael i soldi risparmiati in due mesi grazie all’acquisto
condiviso, col progetto 'Merenda sana', di alimenti più indicati al
posto delle merendine. Il denaro è stato quindi donato al Servizio
accoglienza alla vita di Ferrara perché lo utilizzi per l’acquisto di
vestiario e prodotti di prima necessità per Michael.
Nel Palazzo Arcivescovile, alla presenza dell’amministratore apostolico
Mons. Luigi Negri gli alunni, accompagnati dalle insegnanti Antonella
Diegoli, Katia Petruzzella e Antonella Barone, hanno donato a Joy anche
un beauty case, un’icona da viaggio e un rosario da polso e a Michael
tre libri, un giocattolo, un vestitino e un braccialetto, oltre ad
alcuni bigliettini con i loro pensieri. Negri ha invece ricevuto in
dono, dalle mani di Luca, figlio del Pastore della Comunità rumeno-
ortodossa di Finale, una riproduzione di un’icona bizantina e da Malak,
bimba araba di famiglia musulmana, una cornice e da Francesco, che da
grande sogna di diventare frate, il volume 'Le sette Chiese' dedicato al
terremoto del 2012.
Negri ha elogiato i bambini: «Avete sentimenti buoni e grandi nel cuore,
grazie anche a persone che vi hanno educato e aiutato nel farli
crescere. Sono gesti come il vostro che trasformano l’ostilità del mondo
in amicizia. Continuate ad avere quest’apertura verso le persone che
incontrate, soprattutto quelle che vivono condizioni difficili. Siate
sempre limpidi, senza pregiudizi, buoni e aperti».
Joy vive insieme ad altre nove donne in uno degli appartamenti in città
messi a disposizione dall’Associazione Viale K. Per più di dieci ore
alla settimana segue due corsi, uno di cucina e uno di lingua italiana.
La sua speranza è, ora, di poter riabbracciare il marito e padre di
Michael, Lamin, rimasto bloccato in Libia nove mesi fa mentre la moglie
incinta si imbarcava verso il nostro Paese. Solo un mese fa Lamin è
riuscito ad arrivare in Italia: ora si trova vicino Roma, sta bene e a
breve si ricongiungerà col figlio che non ha ancora potuto vedere.
(Andrea Musacci)
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