«Il
regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel
suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò
della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo
crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi
andarono dal padrone di casa e gli dissero: "Signore, non hai
seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?".
Ed egli rispose loro: "Un nemico ha fatto questo!". E i servi gli
dissero: "Vuoi che andiamo a raccoglierla?". "No, rispose,
perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa
sradichiate anche il grano. Lasciate che l'una e l'altro crescano
insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai
mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per
bruciarla; il grano invece riponètelo nel mio granaio"». (Mt
13, 24-30)
La
parabola del
buon grano e della zizzania
affronta il problema
del male
nel mondo e mette in risalto la pazienza
di Dio.
La scena si svolge in un campo dove il padrone semina il grano; ma
una notte arriva il nemico e semina la zizzania, termine che in
ebraico deriva dalla stessa radice del nome "Satana" e richiama
il concetto di divisione. Tutti sappiamo che il demonio è uno
"zizzaniatore", colui che cerca sempre di dividere le persone, le
famiglie, le nazioni e i popoli. I servitori vorrebbero subito
strappare l'erba cattiva, ma il padrone lo impedisce con questa
motivazione: «Perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con
essa sradichiate anche il grano». Perché sappiamo tutti che la
zizzania, quando cresce, assomiglia tanto al grano buono, e vi è il
pericolo che si confondano.
L'insegnamento
della parabola è duplice. Anzitutto dice che il male che c'è nel
mondo non
proviene da Dio, ma dal suo nemico, il Maligno.
È curioso, il maligno va di notte a seminare la zizzania, nel buio,
nella confusione; lui va dove non c'è luce per seminare la
zizzania. Questo nemico è astuto: ha seminato il male in mezzo al
bene, così che è impossibile a noi uomini separarli nettamente; ma
Dio, alla fine, potrà farlo.
E
qui veniamo al secondo tema: la contrapposizione tra l'impazienza
dei servi e la paziente
attesa
del proprietario del campo, che rappresenta Dio. Noi a volte abbiamo
una gran fretta di giudicare, classificare, mettere di qua i buoni,
di là i cattivi... Dio invece sa aspettare. Egli guarda nel "campo"
della vita di ogni persona con pazienza e misericordia: vede molto
meglio di noi la sporcizia e il male, ma vede anche i germi del bene
e attende con fiducia che maturino. Dio è paziente, sa aspettare.
Che bello questo: il nostro Dio è un padre paziente, che ci aspetta
sempre e ci aspetta con il cuore in mano per accoglierci, per
perdonarci. Egli sempre ci perdona se andiamo da Lui.
L'atteggiamento
del padrone è quello della speranza fondata sulla certezza che il
male non ha né la prima né l'ultima parola. Ed è grazie a questa
paziente
speranza
di Dio che la stessa zizzania, cioè il cuore cattivo con tanti
peccati, alla fine può diventare buon grano. Ma attenzione: la
pazienza evangelica non è indifferenza al male; non si può fare
confusione tra bene e male! Di fronte alla zizzania presente nel
mondo il discepolo del Signore è chiamato a imitare la pazienza di
Dio, alimentare la speranza con il sostegno di una incrollabile
fiducia nella vittoria finale del bene, cioè di Dio.
Alla
fine, infatti, il male sarà tolto ed eliminato: al tempo della
mietitura, cioè del giudizio, i mietitori eseguiranno l'ordine del
padrone separando la zizzania per bruciarla. In quel giorno della
mietitura finale il
giudice sarà Gesù,
Colui che ha seminato il buon grano nel mondo e che è diventato Lui
stesso "chicco di grano",
è morto ed è risorto.
(papa
Francesco, Angelus)
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