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UNA GIOVANE E LA CHIESA PDF Stampa
26-09-2017
Da qualche anno al collo porto una croce - UNA GIOVANE E LA CHIESA

Non abbiate paura e non stancatevi mai di ricercare
le risposte vere alle domande che vi stanno di fronte.
GIOVANNI PAOLO II


Che cosa penso io della Chiesa Cattolica? Questa forse è una delle domande più spinose che si possono fare adesso a un ragazzo/a cattolico/a. Anche se si parte con l'idea di difendere ciò che si sa di conoscere, si finisce sempre per parlare di errori che la Chiesa ha commesso, di sbagli che molti continuano a fare, e ci si trova a essere visti come quelli che cercano di far passare la Chiesa come un popolo di santi. E questo, si può capire, è insostenibile. Però anche cedere davanti a critiche guerrafondaie e talvolta un po'cieche lascia l'amaro in bocca, perché quando mi trovo in queste discussioni mi sento di dover difendere quella che in fondo è anche la mia Chiesa.

La Chiesa a cui penso di primo impatto è molto diversa da quella che a volte viene descritta. La Chiesa che vedo io e che vivo non si limita all'istituzione che ha in possesso metà degli immobili della capitale, e non è neanche la Chiesa che impone dei grandi no senza permettere diritti naturali. Non c'è più la Chiesa dell'oscurantismo e dei privilegi ecclesiastici, o perlomeno io non l'ho ancora incontrata di persona. So benissimo che suoneranno ovvie queste parole ma la realtà è che ragazzi che vanno oltre questa prima vecchia immagine oggi sono pochi e quelli che hanno voglia di impiegarsi in questa comunità sono ancora meno. Ma guardando la realtà dei fatti, perché urge ora dichiarare guerra alla Chiesa cattolica quando il panorama a livello globale è così incerto e avanzano sempre di più nuove ideologie su temi piuttosto nuovi e complessi? ...

Uno dei compiti fondamentali della Chiesa è mantenere aperto un dialogo con il mondo, un dialogo in cui entrambe le parti danno e ricevono. Tuttavia formulare una dottrina sociale valida per tutti i popoli non è affatto facile. Ci sono notevoli differenze tra regioni e ancora di più tra continenti. Se in alcune zone le persone soffrono la fame, in altre si sentono infelici in contesti di avidità e abbondanza. Uno degli errori che capitano più spesso è quello di identificare la Chiesa con un'unica visione della realtà e di certe tematiche. Oltre alle situazioni e alle culture dei popoli la Chiesa è variegata anche nelle opinioni su diversi temi. Fino ad ora ho rappresentato l'unità della Chiesa come comunità, ma è proprio il fatto di essere formata da persone che la pone sempre davanti a dibattiti tra le opinioni diverse dei suoi membri. Questo aspetto è evidente sia nella Storia della Chiesa, sia nelle differenti impostazioni dei vari pontefici che si sono susseguiti, sia nelle opinioni dei singoli membri laici ed ecclesiastici. È una comunità articolata e viva in cui ognuno cerca le proprie risposte e la propria vocazione cercando sempre di valorizzare la dimensione umana in tutti i suoi aspetti.

La missione della Chiesa non è di ordine politico, economico o sociale ma di ordine religioso. Il compito di costruire una società giusta la Chiesa lo lascia allo stato, tuttavia dal punto di vista sociale si fa protettrice di un bene comune che si articola in tre elementi essenziali: il rispetto della persona, il benessere sociale e la pace. La Chiesa approva qualsiasi regime politico in grado di "concorrere al bene legittimo delle comunità che li adotta" (Cat. Della Chiesa Cattolica).

Proprio in conseguenza di questo ruolo la critica decisa e forte di cristiani e della Chiesa stessa nella dimensione sociale, economica e politica ha spesso contribuito alla difesa di diritti umani e di un bene comune, in questo la Chiesa si permette di uscire dalla sua dimensione prettamente religiosa. La Chiesa si interessa della convivenza sociale perché spesso questa determina la qualità della vita e perciò le condizioni in cui ognuno comprende sé stesso e decide di sé e della propria vita. Credo che principi come il bene comune siano appunto comuni, cioè pienamente condivisibili da qualsiasi religione, idea o forma politica che un individuo può sostenere. Credo anche che questa partecipazione della Chiesa alla vita sociale difenda e accresca ancora di più la libertà di ogni individuo, credente o meno.

"E' compito della Chiesa annunziare sempre e dovunque i principi morali anche circa l'ordine sociale, e così pure pronunciare il giudizio su qualsiasi realtà umana, in quanto lo esigano i diritti fondamentali della persona umana." (Codice di Diritto canonico 747).

A questo proposito mi viene in mente la Rosa Bianca. Questo è il nome di un gruppo di studenti cristiani che durante gli anni 1942-1943 della seconda guerra mondiale si opposero in modo non violento al regime della Germania nazista. I loro valori e le loro idee che diffondevano attraverso volantini "di contrabbando" per le strade erano portatori di un bene comune. Parlavano di uguaglianza e combattevano contro l'ideologia della razza, parlavano di nazioni unite in un clima di pace e di rispetto tra i popoli. Penso al grande coraggio che li ha portati a sostenere questi valori di rispetto, giustizia e pace anche davanti ad una condanna a morte. Quegli studenti erano cristiani e anche se potevano essere idee di qualunque studente di qualsiasi religione, la fede li ha uniti e gli ha dato forza. Anche questi sono compiti della Chiesa: unire, testimoniare e portare del bene.

CI sono moltissimi altri esempi di una Chiesa missionaria e operatrice di pace. Basti pensare a tutti i missionari ora in tutto il mondo, basti nominare don Ciotti (presbitero italiano fondatore del gruppo Abele contro le tossicodipendenze e dell'associazione Libera contro la mafia), Padre Pino Puglisi (molto attivo soprattutto tra i giovani nel quartiere di Brancaccio (PA) e ucciso dalla mafia), don Milani (scrittore, educatore e insegnante italiano, e difensore dell'obiezione di coscienza) o Madre Teresa (missionaria instancabile tra le vittime della povertà di Calcutta e fondatrice della congregazione religiosa delle Missionarie della Carità)

La Chiesa che ho vissuto è una comunità che aggrega e spinge le persone a una esistenza piena e non indifferente, invita a essere protagonisti della propria vita e a ricercare le proprie risposte e vocazioni.

Uno dei momenti più intensi e pieni della mia vita con la Chiesa l'ho vissuto questa estate alla Giornata Mondiale della Gioventù svoltasi a Krakovia in Polonia. Eravamo 3.000.000 di ragazzi provenienti da continenti, Paesi, lingue, culture, popoli differenti e non scorderò mai le parole pronunciate dal vescovo di Tarnow (diocesi in cui ho alloggiato per una settimana) in uno dei primi incontri: "E' qui riuniti che possiamo finalmente dirci a casa."

Per me queste parole possono testimoniare l'apertura che la Chiesa sta mostrando e vivendo. Come potrebbe una chiesa chiusa avere una casa così cosmopolita? La Chiesa che vivo io parte da lì: parte dal coraggio di quei giovani di andare di questi tempi in un paese straniero per incontrare una comunità a cui hanno scelto di appartenere, parte dalla profonda gioia che scaturiva nel vedere che si era parte di qualcosa di così grande e così vivo, parte dalle testimonianze di ragazzi della mia età venuti da paesi in guerra, parte dalla forza che sentivo anche dopo essere tornata a casa che mi ha spinto a crescere ancora.

"Volete lottare per il vostro futuro? (...) Cari giovani, non siamo venuti al mondo per "vegetare", per passarcela comodamente, per fare della vita un divano che ci addormenti; al contrario, siamo venuti per un'altra cosa, siamo venuti per lasciare un'impronta".
Papa Francesco, Veglia GMG

Ho cercato di rendere nella maniera più sintetica e con più franchezza possibile quello che vivo io nella mia esperienza per fare vedere che esisto e so per certo che ci sono altri ragazzi che la pensano come me.

Da qualche anno al collo porto una croce; è un crocifisso con quattro fori che formano un fiore e per me quei fori sono estremamente importanti. Simboleggiano la capacità che la mia fede mi dà di vedere oltre le cose, attraverso quelle fessure posso guardare il mondo in un altro modo, a volte è un modo un po' scomodo perché è così: essere cristiani è anche fatica, ma molte volte attraverso quella croce vedo più speranza e meno indifferenza, mi dà coraggio e meno solitudine.
Francesca Barnabè
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