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Dal Vangelo di domenica 22 ottobre PDF Stampa
21-10-2017
Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio

I cristiani nella società civile

Gesù e la politica
Cristo non ha parlato di nessuna tecnica politica od economica. Tuttavia quello che ha detto e fatto modifica in modo così radicale la concezione dell'uomo e della società, che non è pensabile che non incida anche sulle scelte politiche di tutti i tempi. Se Cristo avesse fatto scelte politiche definite, sarebbe stato maestro solo nel suo contesto storico; avendo invece modificato alla base i principi della convivenza tra gli uomini, ha offerto all'umanità di tutti i tempi efficaci parametri di comportamento politico (NDTM, politica)

Doppia cittadinanza
I cristiani né per regione, né per voce, né per costumi sono da distinguere dagli altri uomini. Infatti, non abitano città proprie, né usano un gergo che si differenzia, né conducono un genere di vita speciale. Vivendo in città greche e barbare, come a ciascuno è capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale. Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera. Si sposano come tutti e generano figli, ma non gettano i neonati. Mettono in comune la mensa, ma non il letto. Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne. Dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi. Dio li ha messi in un posto tale che ad essi non è lecito abbandonare. (Lettera a Diogneto)

Amate la vostra città
Amate la vostra città come parte integrante, per così dire, della vostra personalità. Voi siete piantati in essa, in essa saranno piantate le generazioni future che avranno da voi radice: è un patrimonio prezioso che voi siete tenuti a tramandare intatto, anzi migliorato ed accresciuto, alle generazioni che verranno. Ogni città racchiude in sé una vocazione e un mistero. Voi lo sapete: ognuna di esse è da Dio protetta da un angelo custode, come avviene per ciascuna persona umana. Amatela come si ama la casa comune destinata a noi ed ai nostri figli. Custoditene le piazze, i giardini, le strade, le scuole: fate che il volto di questa vostra città sia sempre sereno e pulito. Sentitevi, attraverso di essa, membri di una stessa famiglia. Non vi siano fra voi divisioni essenziali che turbino la pace e l'amicizia: ma la pace, l'amicizia, la cristiana fraternità, fioriscano in questa città vostra. Ogni vostra casa sia come un giardino che ha terreno buono e che produce fiori e frutti; sono i fiori e i frutti delle virtù familiari, religiose e civili. Un vivaio di grazia, di purezza, di affetto e di pace amorevole dove i germogli nuovi - i bambini - saranno custoditi come la pupilla dei vostri occhi e come la ricchezza suprema della città intera! E dove gli anziani trovino conforto sereno, amoroso tramonto! (Giorgio La Pira, 6 novembre 1954, Discorso ai fiorentini).

La carità sociale e politica
Il compito immediato di operare per un giusto ordine nella società è proprio dei fedeli laici. Come cittadini dello Stato, essi sono chiamati a partecipare in prima persona alla vita pubblica. Non possono pertanto abdicare alla molteplice e svariata azione economica, sociale, legislativa, amministrativa e culturale, destinata a promuovere organicamente e istituzionalmente il bene comune. Missione dei fedeli laici è pertanto di configurare rettamente la vita sociale, rispettandone la legittima autonomia e cooperando con gli altri cittadini secondo le rispettive competenze e sotto la propria responsabilità. Anche se le espressioni specifiche della carità ecclesiale non possono mai confondersi con l'attività dello Stato, resta tuttavia vero che la carità deve animare l'intera esistenza dei fedeli laici e quindi anche la loro attività politica, vissuta come carità sociale (Benedetto XVI, Deus Caritas 29)

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