Dalla
relazione del Card. Gualtiero Bassetti alla settimana sociale dei
cattolici. Cagliari
- 26 ottobre
In
Italia le disuguaglianze hanno il principale comune denominatore nei
giovani. Reddito e occupazione non solo stanno favorendo le
generazioni più «vecchie», ma stanno incentivando una drammatica
emigrazione di massa dei nostri giovani. Lo voglio dire senza
tentennamenti: questa situazione è inaccettabile! Si tratta di un
fenomeno ingiusto che è il risultato di un quadro sociale ed
economico dell'Italia estremamente preoccupante.
Questo
quadro generale non può lasciare indifferenti tutte quelle donne e
quegli uomini «liberi e forti» che hanno veramente a cuore il bene
comune. C'è un sistema-Paese da promuovere e da valorizzare con
tutte le nostre energie migliori.
La
Chiesa, ovviamente, non intende certo sostituirsi alle Istituzioni o
occupare spazi impropri, ma vuole dare il suo contributo che nasce
dal Vangelo e dalla Dottrina Sociale. Dal canto suo, si impegna ad
approntare tutte le iniziative che sono in suo potere per promuovere
il lavoro e favorire l'inserimento nel mercato del lavoro di chi ne
sia ancora ai margini.
Tra
le varie iniziative concrete che sono emerse nel cammino preparatorio
a questa Settimana Sociale, sottolineo tre possibili impegni della
Chiesa Italiana per la promozione del lavoro: anzitutto l'attività
degli «oratori come LabOratori»; in secondo luogo, la possibilità
di rendere le parrocchie e le diocesi dei luoghi di indirizzo, che
forniscano ai giovani le informazioni essenziali per cercare lavoro,
attraverso una sezione del sito CEI, costantemente aggiornata; terzo,
le borse lavoro, da creare a livello diocesano per avviare
all'attività lavorativa in particolare i giovani NEET, quelli che
non studiano né cercano lavoro, perché ormai privi di speranza e
iniziativa. A questo fine si potrebbe sottoscrivere un
protocollo-quadro a livello nazionale tra la CEI e le principali
Organizzazioni imprenditoriali per favorire e agevolare iniziative
locali sulla base di un format nazionale, flessibile e adattabile
alle singole realtà locali...
Il
mio sogno è quello di un grande progetto per l'Italia ispirato da
quel clima di ricostruzione del Paese che aveva animato i Padri
costituenti e tutta quella gente semplice che, dopo la seconda guerra
mondiale, o dopo i grandi disastri come l'alluvione del Polesine o
il terremoto del Friuli, si è rimboccata le maniche e in silenzio ha
ricostruito il Paese casa per casa, strada per strada, scuola per
scuola.
Nel
1961, a Firenze, Giorgio La Pira scrive: «Ho un solo alleato: la
giustizia fraterna quale il Vangelo la presenta. Ciò significa: 1)
lavoro per chi ne manca. 2) casa per chi ne è privo. 3) assistenza
per chi ne necessita. 4) libertà spirituale e politica per tutti. 5)
Vocazione artistica e spirituale di Firenze nel quadro universale
della città cristiana ed umana».
Queste
semplici parole - che costarono a La Pira l'accusa di essere un
ingenuo sognatore - sono ancora oggi valide. Perché non sono
soltanto delle parole, ma rappresentano la traduzione dei più
importanti principi cristiani in ambito politico. La nostra
«vocazione sociale» consiste in questo: nel coniugare il pane e la
grazia, il diritto al lavoro con la libertà religiosa in un mondo
plurale.
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