"Signore, mi hai consegnato
cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque".
"Bene, servo buono e fedele -
gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò
potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone".
(Mt 25,20-21)
L'uomo della parabola rappresenta
Gesù, i servitori siamo noi e i talenti sono il patrimonio che il
Signore affida a noi. Qual è il patrimonio? La sua Parola,
l'Eucaristia, la fede nel Padre celeste, il suo perdono... insomma,
tante cose, i suoi beni più preziosi. Questo è il patrimonio che
Lui ci affida. Non solo da custodire, ma da far crescere! Mentre
nell'uso comune il termine "talento" indica una spiccata
qualità individuale - ad esempio talento nella musica, nello
sport, eccetera -, nella parabola i talenti rappresentano i beni
del Signore, che Lui ci affida perché li facciamo fruttare. La buca
scavata nel terreno dal «servo malvagio e pigro» indica la paura
del rischio che blocca la creatività e la fecondità dell'amore.
Perché la paura dei rischi dell'amore ci blocca. Gesù non ci
chiede di conservare la sua grazia in cassaforte! Non ci chiede
questo Gesù, ma vuole che la usiamo a vantaggio degli altri. Tutti i
beni che noi abbiamo ricevuto sono per darli agli altri, e così
crescono. È come se ci dicesse: "Eccoti la mia misericordia, la
mia tenerezza, il mio perdono: prendili e fanne largo uso". E noi
che cosa ne abbiamo fatto? Chi abbiamo "contagiato" con la nostra
fede? Quante persone abbiamo incoraggiato con la nostra speranza?
Quanto amore abbiamo condiviso col nostro prossimo? Sono domande che
ci farà bene farci. Qualunque ambiente, anche il più lontano e
impraticabile, può diventare luogo dove far fruttificare i talenti.
Non ci sono situazioni o luoghi preclusi alla presenza e alla
testimonianza cristiana. La testimonianza che Gesù ci chiede non è
chiusa, è aperta, dipende da noi.
Questa parabola ci sprona a non
nascondere la nostra fede e la nostra appartenenza a Cristo, a non
seppellire la Parola del Vangelo, ma a farla circolare nella nostra
vita, nelle relazioni, nelle situazioni concrete, come forza che
mette in crisi, che purifica, che rinnova. Così pure il perdono, che
il Signore ci dona specialmente nel Sacramento della Riconciliazione:
non teniamolo chiuso in noi stessi, ma lasciamo che sprigioni la sua
forza, che faccia cadere muri che il nostro egoismo ha innalzato, che
ci faccia fare il primo passo nei rapporti bloccati, riprendere il
dialogo dove non c'è più comunicazione... Fare che questi
talenti, questi regali, questi doni che il Signore ci ha dato,
vengano per gli altri, crescano, diano frutto, con la nostra
testimonianza.
E inoltre Il Signore non dà a tutti
le stesse cose e nello stesso modo: ci conosce personalmente e ci
affida quello che è giusto per noi; ma in tutti, in tutti c'è
qualcosa di uguale: la stessa, immensa fiducia. Dio si fida di noi,
Dio ha speranza in noi! E questo è lo stesso per tutti. Non
deludiamolo! Non lasciamoci ingannare dalla paura, ma ricambiamo
fiducia con fiducia!
Papa Francesco
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