L'angelo
Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata
Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di
Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da
lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
(Lc
1,26-28)
Abbiamo
appena ascoltato l'annuncio più importante della nostra storia:
l'annunciazione a Maria Un brano denso, pieno di vita, e che mi
piace leggere alla luce di un altro annuncio: quello della nascita di
Giovanni Battista. Due annunci che si susseguono e che sono uniti;
due annunci che, comparati tra loro, ci mostrano quello che Dio ci
dona nel suo Figlio.
L'annunciazione
di Giovanni Battista
avviene quando Zaccaria, sacerdote, pronto per dare inizio all'azione
liturgica entra nel Santuario del Tempio, mentre tutta l'assemblea
sta fuori in attesa. L'annunciazione
di Gesù,
invece, avviene in un luogo sperduto della Galilea, in una città
periferica e con una fama non particolarmente buona, nell'anonimato
della casa di una giovane chiamata Maria.
Un
contrasto non di poco conto, che ci segnala che il nuovo Tempio di
Dio, il nuovo incontro di Dio con il suo popolo avrà luogo in posti
che normalmente non ci aspettiamo, ai margini, in periferia. Lì si
daranno appuntamento, lì si incontreranno; lì Dio si farà carne
per camminare insieme a noi fin dal seno di sua Madre. Ormai non sarà
più in un luogo riservato a pochi mentre la maggioranza rimane fuori
in attesa. Niente e nessuno gli sarà indifferente, nessuna
situazione sarà privata della sua presenza: la gioia della salvezza
ha inizio nella vita quotidiana della casa di una giovane di
Nazareth.
Dio
stesso è Colui che prende l'iniziativa e sceglie di inserirsi,
come ha fatto con Maria, nelle nostre case, nelle nostre lotte
quotidiane, colme di ansie e insieme di desideri. Ed è proprio
all'interno delle nostre città, delle nostre scuole e università,
delle piazze e degli ospedali che si compie l'annuncio più bello
che possiamo ascoltare: «Rallegrati,
il Signore è con te!».
Una gioia che genera vita, che genera speranza, che si fa carne nel
modo in cui guardiamo al domani, nell'atteggiamento con cui
guardiamo gli altri. Una gioia che diventa solidarietà, ospitalità,
misericordia verso tutti.
Ci
farà bene domandarci: come
è possibile vivere la gioia del Vangelo oggi all'interno delle
nostre città? E' possibile la speranza cristiana in questa
situazione, qui e ora?
«Nulla
è impossibile a Dio» (Lc
1,37): così termina la risposta dell'Angelo a Maria. Quando
crediamo che tutto dipenda esclusivamente da noi rimaniamo
prigionieri delle nostre capacità, delle nostre forze, dei nostri
miopi orizzonti. Quando invece ci disponiamo a lasciarci aiutare, a
lasciarci consigliare, quando ci apriamo alla grazia, sembra che
l'impossibile incominci a diventare realtà.
Dio
continua a cercare cuori come quello di Maria, disposti a credere
persino in condizioni del tutto straordinarie. Il Signore accresca in
noi questa fede e questa speranza.
Maria
ci insegna a cogliere il momento favorevole in cui Gesù passa nella
nostra vita e chiede una risposta pronta e generosa. E Gesù passa.
Infatti, il mistero della nascita di Gesù a Betlemme, avvenuto
storicamente più di duemila anni or sono, si attua, come evento
spirituale, nell'"oggi" della Liturgia. Il Verbo, che trovò
dimora nel grembo verginale di Maria, nella celebrazione del Natale
viene a bussare nuovamente al cuore di ogni cristiano: passa e bussa.
Ognuno di noi è chiamato a rispondere, come Maria, con un "sì"
personale e sincero, mettendosi pienamente a disposizione di Dio e
della sua misericordia, del suo amore. Quante volte Gesù passa nella
nostra vita, e quante volte ci manda un angelo, e quante volte non ce
ne rendiamo conto, perché siamo tanto presi, immersi nei nostri
pensieri, nei nostri affari e addirittura, in questi giorni, nei
nostri preparativi del Natale, da non accorgerci di Lui che passa e
bussa alla porta del nostro cuore, chiedendo accoglienza, chiedendo
un "sì", come quello di Maria. Un Santo diceva: "Ho timore che
il Signore passi". Sapete perché aveva timore? Timore di non
accorgersi e lasciarlo passare. Quando noi sentiamo nel nostro cuore:
"Vorrei essere più buono, più buona... Sono pentito di questo che
ho fatto...". E' proprio il Signore che bussa. Ti fa sentire
questo: la voglia di essere migliore, la voglia di rimanere più
vicino agli altri, a Dio. Se tu senti questo, fermati. E' il
Signore lì! E vai alla preghiera, e forse alla confessione, a pulire
un po'...: questo fa bene. Ma ricordati bene: se senti questa
voglia di migliorare, è Lui che bussa: non lasciarlo passare!
Ci
affidiamo all'intercessione della nostra Madre e di san Giuseppe,
per vivere un Natale veramente cristiano, liberi da ogni mondanità,
pronti ad accogliere il Salvatore, il Dio-con-noi
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