Il
censimento (2,1-5)
In
quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il
censimento di tutta la terra…
Il Vangelo di Natale si apre con un
piccolo quadretto storico. Luca collega storia sacra e storia profana
e ricorda che Gesù non è una fiaba, non appartiene al mondo del
c’“era una volta”.
Il riferimento intenzionale a Cesare
Augusto ci suggerisce che la nascita di Gesù compie la storia di
Israele e ha una portata universale: quello che succede nella città
di Davide ha una rilevanza per “tutta la terra”.
- Fa pensare poi la notizia del
censimento. Nella Bibbia era visto molto male, come segno di un
potere che si sostituisce a Dio e rende schiavi gli uomini; non più
figli e fratelli, ma numeri (cfr.
2Sam24). In questa
cornice nasce Gesù: non in un mondo ideale, ma in una storia
difficile.
- La storia comunque, nonostante le
apparenze contrarie, non è in mano all’Augusto di turno, ma a Dio.
È lui il regista che, anche attraverso il censimento, compie il suo
disegno e fa nascere il Messia a Betlemme, nella città di Davide,
secondo le profezie.
La
nascita (2,6-7)
Si
compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio
primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché
per loro non c’era posto nell’alloggio.
Due righe appena per la nascita di
Gesù. Non si sprecano parole, non ci sono effetti speciali. Gesù
viene al mondo nella vita ordinaria di una famiglia con la sua
povertà e i suoi disagi. Maria e Giuseppe non contano nulla rispetto
all’imperatore, ma è attraverso di loro che Dio rinnova il mondo,
è in casa loro che nasce il primogenito della nuova umanità,
l’inizio di una storia nuova.
Due piccole note:
“Primogenito”
non indica l’arrivo di altri figli
“Non c’era posto
nell’alloggio” cosa
vuol dire? Che non c’era posto in nessuna casa o locanda di
Betlemme e han trovato riparo fuori in una stalla o grotta di
pastori? O che non c’era posto nella stanza dove stavano le persone
e hanno messo il bambino nella parte della casa più calda, quella
dove stavano gli animali?
L’annuncio
dell’angelo ai pastori (2,8-14)
Vi
annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella
città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo
Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in
fasce, adagiato in una mangiatoia.
Ora la nascita e l’identità del
Bambino vengono annunciate, diventano Vangelo.
- Scena e destinatari
sono sempre più “profani”: da
un sacerdote nella cornice solenne del tempio, ad una ragazza in un
borgo della Galilea, a dei pastori che di notte fanno la guardia al
loro gregge. Con Gesù, la presenza di Dio non è racchiusa in un
tempio, ma raggiunge l’uomo nel suo quotidiano, nel suo lavoro,
nella sua notte.
- Il contenuto dell’annuncio
invece è sempre più luminoso e denso: dalla nascita del Battista,
al concepimento di Gesù, il Figlio dell’Altissimo, alla
proclamazione divina della sua nascita. Qui ogni parola è
importante, è da sottolineare.
“Vi annuncio una grande
gioia”.
È la gioia che riempie i testi
dell’Avvento e del Natale,la gioia di sapere che il Signore è
vicino (cfr.
Fil 4,4-5). È la
gioia del Vangelo che esploderà nel canto e dovrà essere comunicata
a “tutto il popolo”.
Oggi:
è il primo degli “oggi” che
ritmano il vangelo di Luca: oggi
si è adempiuta questa Scrittura (4,21),
oggi
la salvezza è entrata in questa casa (19,9),
oggi
sarai con me nel Paradiso (23,43).
Nel Bambino, Dio
raggiunge il nostro oggi,
la sua salvezza si rende presente per noi...
“...un Salvatore, che è
Cristo Signore”.
Così gli apostoli, dopo Pasqua,
annunceranno il Risorto, così gli angeli parlano ora del Bambino: è
un Salvatore e Luca ci farà capire in che senso; è il Cristo, il
Messia atteso; è il Signore, Dio stesso.
Questo per voi il segno...
Dopo tutto questo “spreco” di
luce, si ritorna al Bambino nella mangiatoia: è il paradosso, lo
scandalo dell’incarnazione. Al terzo annuncio degli angeli,
corrisponde il terzo cantico di Luca: dopo il Magnificat e il
Benedictus, il Gloria, cantato dagli angeli. Non è tanto un augurio,
quanto la proclamazione di una realtà attuale: la nascita di Gesù
glorifica il nome di Dio, operando la salvezza e portando pace sulla
terra.
Effetto
Natale (2,15-20)
«Andiamo
dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci
ha fatto conoscere». Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e
Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo
visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti
quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori.
Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo
cuore.
- I pastori vanno senza indugio;
come Maria che aveva raggiunto in fretta Elisabetta dopo
l’Annunciazione, come tutti i personaggi positivi del Natale che si
mettono in cammino da vicino o da lontano.
- I pastori trovano Maria e Giuseppe
e il Bambino... Dio che viene incontro all’uomo fa incontrare anche
le persone tra loro. Anche questo è un effetto Natale: attorno al
“Dio con noi” si raduna già una prima Chiesa che ascolta,
condivide e parte in missione.
- I pastori, riferirono ciò che del
bambino era stato detto loro. Evangelizzati, evangelizzano.
- Qualcuno si stupisce... Arriverà
poi alla fede?
- Maria, da parte sua, serbava tutte
queste cose meditandole nel suo cuore... Maria mette assieme ciò che
vede e ciò che ascolta: l’esperienza che sta vivendo, il Bambino
che ha davanti, con l’annuncio che lei non ha sentito e che i
pastori le riferiscono. Nel suo cuore cerca di capire gli eventi alla
luce della Parola e diventa così modello del credente chiamato a
“ascoltare la Parola con cuore buono e perfetto, custodirla e
portare frutto con la sua perseveranza” (8,15).
È lei il modello di
come si fa Natale, di come si accoglie veramente con frutto la Parola
di Dio che si fa carne.
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