Un'unica
famiglia umana
Bisogna
reagire a una «cultura della paura» che, seppur in taluni casi
comprensibile, non può mai tramutarsi in xenofobia o addirittura
evocare discorsi sulla razza che pensavamo fossero sepolti
definitivamente. Non è chiudendo che si migliora la situazione del
Paese. «Avere dubbi e timori non è un peccato» ha affermato Papa
Francesco nella Giornata del migrante. Tuttavia, «il peccato è
lasciare che queste paure determinino le nostre risposte».
Quest'anno,
in particolare, ci ricorda una pagina buia della storia del nostro
Paese: le leggi razziali del 1938. In quell'occasione, in un clima
di pavida indifferenza collettiva, Pio XI ebbe il coraggio di
affermare che «l'antisemitismo è inammissibile» e poi aggiunse:
«noi siamo
spiritualmente semiti»...
E
anche noi, oggi, in nome di Dio e della giustizia, possiamo
riconoscerci con gioia come fratelli e sorelle di un'«unica
famiglia umana».
Un
appuntamento per l'Italia
Le
prossime elezioni politiche. Come Vescovi ci uniamo innanzitutto
all'appello del Capo dello Stato a superare ogni motivo di sfiducia
e di disaffezione per partecipare alle urne con senso di
responsabilità nei confronti della comunità nazionale...
Voglio
rivolgere a tutti i candidati un invito a riflettere sulla natura
della vocazione
politica.
Perché di questo si tratta: una vocazione, una missione e non un
trampolino di lancio verso il potere. Come ha scritto Francesco, «la
politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima, è una delle
forme più preziose di carità, perché cerca il bene comune».
In
secondo luogo, un invito alla sobrietà.
Una sobrietà nelle parole e nei comportamenti. La campagna
elettorale sta rendendo serrato il dibattito, ma non si può comunque
scordare quanto rimanga immorale lanciare promesse che già si sa di
non riuscire a mantenere. Altrettanto immorale è speculare sulle
paure della gente: al riguardo, bisogna essere coscienti che quando
si soffia sul fuoco le scintille possono volare lontano e infiammare
la casa comune, la casa di tutti.
In
terzo luogo, la ricerca sincera del bene
comune.
Non a parole ma con i fatti. Per
il futuro del Paese e dell'intera sua popolazione, da Nord a Sud,
occorre mettere da parte le vecchie pastoie ideologiche del Novecento
e abitare questo tempo con occhi sapienti e nuovi propositi di
ricostruzione del tessuto sociale ed economico dell'Italia. In
questa grande opera, è auspicabile l'impegno di tutte le persone
di buona volontà, chiamate a superare le pur giustificate differenze
ideologiche per raggiungere una reale collaborazione nel servizio del
bene comune. E, se posso indicare un ambito privilegiato su cui
impegnarsi, raccomando la scuola, dove si gioca la partita decisiva
del percorso formativo dei nostri ragazzi. Di questa scuola sono
parte integrante e qualificata le scuole pubbliche paritarie, ancora
in attesa dell'adempimento di promesse relative a sostegni
doverosi, da cui dipende la loro stessa sopravvivenza.
Vorrei,
infine, rivolgere tre indicazioni ai cattolici in politica.
La
prima: vivete la politica con gratuità
e spirito di servizio. Testimoniate questa gratuità con gesti
concreti e con una vita politica degna della vostra missione,
ricordando che i cristiani di ogni tempo «vivono sulla terra, ma
hanno la loro cittadinanza in cielo».
La
seconda: guardate al passato per costruire il futuro. Guardate ad una
stagione alta e nobile del cattolicesimo politico italiano. Prendete
come esempi uomini e donne di diverso schieramento politico che,
nella storia della Repubblica, hanno saputo indicare percorsi
concreti e interventi mirati per affrontare le questioni e i problemi
della nostra gente.
La
terza: abbiate cura, senza intermittenza, dei poveri
e della difesa
della vita.
Sono due temi speculari, due facce della stessa medaglia, due campi
complementari e non scindibili. Non è in alcun modo giustificabile
chiudere gli occhi su un aspetto e considerare una parte come il
tutto. Un bambino nel grembo materno e un clochard, un migrante e una
schiava della prostituzione hanno la stessa necessità di essere
difesi nella loro incalpestabile dignità personale. E di essere
liberati dalla schiavitù del commercio del corpo umano,
dall'affermazione di una tecnoscienza pervasiva e dalla diffusione
di una mentalità nichilista e consumista. Lo dico anche a riguardo
delle recenti «Norme in materia di consenso informato e di
disposizioni anticipate di trattamento»: ci preoccupa la
salvaguardia della speciale relazione tra paziente e medico, la
giusta proporzionalità delle cure - che non deve mai dar luogo
alla cultura dello scarto -, la possibilità di salvaguardare
l'obiezione di coscienza del singolo medico e di evitare il rischio
di «aziendalismo» per gli ospedali cattolici.
In
definitiva, vorrei ricordare a tutti: la
vita non si uccide, non si compra, non si sfrutta e non si odia!
Card. Bassetti, presidente della Conferenza episcopale Italiana
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