In
quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di
Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di
Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli
si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la
lasciò ed ella li serviva.
Venuta
la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e
gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta.
Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti
demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo
conoscevano (Mc
1,29-34)
Gesù,
dopo aver predicato di sabato nella sinagoga, guarisce tanti malati.
Predicare e guarire: questa è l'attività principale di Gesù
nella sua vita pubblica. Con la predicazione Egli annuncia il Regno
di Dio e con le guarigioni dimostra che esso è vicino, che il Regno
di Dio è in mezzo a noi.
Entrato
nella casa di Simon Pietro, Gesù vede che sua suocera è a letto con
la febbre; subito le prende la mano, la guarisce e la fa alzare. Dopo
il tramonto, quando, terminato il sabato, la gente può uscire e
portargli i malati, risana una moltitudine di persone afflitte da
malattie di ogni genere: fisiche, psichiche, spirituali. Venuto sulla
terra per annunciare e realizzare la salvezza di tutto l'uomo e di
tutti gli uomini, Gesù mostra una particolare predilezione per
coloro che sono feriti nel corpo e nello spirito: i poveri, i
peccatori, gli indemoniati, i malati, gli emarginati. Egli così si
rivela medico sia delle anime sia dei corpi, buon Samaritano
dell'uomo. E' il vero Salvatore: Gesù salva, Gesù cura, Gesù
guarisce.
L'opera
salvifica di Cristo non si esaurisce con la sua persona e nell'arco
della sua vita terrena; essa continua mediante la Chiesa, sacramento
dell'amore e della tenerezza di Dio per gli uomini. Inviando in
missione i suoi discepoli, Gesù conferisce loro un duplice mandato:
annunziare il Vangelo della salvezza e guarire gli infermi (cfr Mt
10,7-8). Fedele a questo insegnamento, la Chiesa ha sempre
considerato l'assistenza agli infermi parte integrante della sua
missione.
"I
poveri e i sofferenti li avrete sempre con voi", ammonisce Gesù, e
la Chiesa continuamente li trova sulla sua strada, considerando le
persone malate come una via privilegiata per incontrare Cristo, per
accoglierlo e per servirlo. Curare un ammalato, accoglierlo,
servirlo, è servire Cristo: il malato è la carne di Cristo.
Questo
avviene anche nel nostro tempo, quando, nonostante le molteplici
acquisizioni della scienza, la sofferenza interiore e fisica delle
persone suscita forti interrogativi sul senso della malattia e del
dolore e sul perché della morte. Si tratta di domande esistenziali,
alle quali l'azione pastorale della Chiesa deve rispondere alla
luce della fede, avendo davanti agli occhi il Crocifisso, nel quale
appare tutto il mistero salvifico di Dio Padre, che per amore degli
uomini non ha risparmiato il proprio Figlio. Pertanto, ciascuno di
noi è chiamato a portare la luce della Parola di Dio e la forza
della grazia a coloro che soffrono e a quanti li assistono,
familiari, medici, infermieri, perché il servizio al malato sia
compiuto sempre più con umanità, con dedizione generosa, con amore
evangelico, con tenerezza. La Chiesa madre, tramite le nostre mani,
accarezza le nostre sofferenze e cura le nostre ferite, e lo fa con
tenerezza di madre.
Preghiamo
Maria, Salute dei malati, affinché ogni persona nella malattia possa
sperimentare, grazie alla sollecitudine di chi le sta accanto, la
potenza dell'amore di Dio e il conforto della sua tenerezza materna.
(papa Francesco, Angelus)
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