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Omelia di don Michele per la Festa del Paradiso PDF Stampa
17-03-2018
Domenica 11 marzo 2018

Rallegrati Gerusalemme... esultate e gioite voi che eravate nella tristezza: saziatevi dell'abbondanza della vostra consolazione...
Questo è il comando del Signore in questa domenica... la vostra è una comunità facilitata a gioire! È una delle poche che fa festa in quaresima, che ha la propria festa in quaresima:
Ma perchè rallegrarsi? non è sempre facile rallegrarsi quando non si scorgono motivi di gioia. Quando non ne abbiamo, non li vediamo..
Lo dice anche il Salmo: Lungo i fiumi dell'esilio sedevamo piangendo, ricordandoci di Sion. Ci chiedevano allegre canzoni, i nostri oppressori.Come cantare i canti del Signore in terra straniera?
Non è forzabile una gioia!
Ma il Vangelo è sempre una buona notizia per tutti: per chi è nella gioia oggi è il giorno giusto!
Per chi non lo è il Signore, la Sua Parola ci da alcune piste per ravvivarla:

PRIMA PISTA: Il Ricordo- memoria
Ora potremmo fare un piccolo esercizio, in silenzio: Ricordiamo per un attimo un momento di grande Gioia della nostra vita!
Può esserci venuto in mento oppure no, perché vi ho dato poco tempo... ma lo potete rifare oggi.
E poi ora il Signore ci aiuta: Nella prima lettura per il popolo che fino all'ultimo del popolo moltiplica la sua infedeltà, mandò premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri, perché aveva compassione.
Ma non contava tanto
Poi Mandò Ciro un re straniero a ricostruire il tempio.
Nella nostra vita ci viene richiamato un ricordo gioioso perché il Signore non ci abbandona non ci molla mai, anche nei modi più impensabili... persone che ci sono state mandate Messaggeri, amici, e imprevisti, impensabili: CIRO
Gratitudine e gioia soprattutto per quel che è stato inaspettato.

SECONDA PISTA. Lo Sguardo: Ci aiuta il vangelo.
Questo vangelo ci riporta di nuovo al deserto. Ciò che Gesù vivrà con il suo popolo ricorda ciò che il popolo visse un tempo nel deserto, dove Dio lo aveva portato guidandolo poi fino alla terra promessa.
Ma nel deserto il popolo si tormentava pensando ai cibi che aveva lasciato in Egitto, così si stancò del suo Dio e cominciò a mormorare contro di lui. E Dio mandò dei serpenti il cui morso fece perire un gran numero di persone. Mosè intercedette a loro favore. Su ordine di Dio, innalzò un serpente di bronzo su un legno, di fronte al popolo, e tutti coloro che volgevano lo sguardo al serpente venivano guariti.
Questa storia sta per ripetersi. Gli ascoltatori di Gesù sono sempre nel deserto in attesa di un Messia che non riconoscono, che cercano persino di fuggire, perché le loro opere sono malvage.
Ma perché mai dovrebbero aver paura, chiede Gesù? Il Messia che lui è non è venuto a condannare ma a salvare.
La sua presenza fra loro non è dovuta alla di un Dio impaziente ma, al contrario, è il segno dell'amore di un Dio che ama a tal punto gli uomini, persino i peccatori, che ha consegnato loro il suo unico Figlio, affinché nessuno di loro perisca, ma chi crede in lui abbia la vita eterna.
"Chi crede in lui": che cosa significa "credere in lui" per noi che siamo peccatori? Poco, eppure tutto, perché è quel poco che Dio attende di cui egli si accontenta. La stessa cosa Dio la attendeva anche dal popolo nel deserto: semplicemente levare gli occhi al serpente di bronzo.
"Come Mosè ha innalzato il serpente nel deserto, cosi bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, affinché tutti coloro che credono in lui abbiano la vita eterna"
Basta poco: soltanto gettare uno sguardo su Gesù appeso alla croce. Neanche una preghiera recitata a voce più o meno alta, né una parola, né un gesto; soltanto uno sguardo; non chiudere gli occhi dinanzi alla luce, per rinchiudersi nelle proprie tenebre, ma mantenerli aperti alla luce.
Si vede meglio dentro di noi e fuori di noi, può inizialmente essere doloroso ma è la ferita dell'amore. Si richiede uno sguardo non impaurito, che teme di essere abbagliato o addirittura accecato definitivamente come punizione per i suoi peccati.
No Gesù non è venuto a condannare ma a guarire e a salvare. Un semplice sguardo che sappia superare le paure e così far fronte luce, gettarsi nelle braccia dell'amore.

ESERCIZIO DI SGUARDO, fermiamoci in silenzio a guardare Gesù
Non voglio ammassare meriti per il cielo protestava Teresa di Lisieux voglio lavorare per il tuo solo Amore. Alla sera di questa vita, comparirò davanti a te a mani vuote. A mani vuote, si, ma con i occhi fissi su Gesù Salvatore
E santa Teresa d'Avila "Quel Dio di carne ossa fatto uomo, che insanguina la terra è ciò che abbiano di più caro amato vasto e alto questo è l'amore è tutto, non c'è altro"
Forse questa è la vocazione di questa Comunità: voi che siete quelli della IV domenica di Pasqua, voi siete quelli della domenica laetare. Volete essere quelli della memoria nella nostra diocesi che La Pasqua è vicina? Volete essere quelli che ci insegnano a ricordare i prodigi del Signore e ci ricordano lo Sguardo, quelli che annunciano L'alba?
Siete forse quelli che come dice il profeta Osea: "Ci invitano ad affrettarci a conoscere il Signore, perché la sua venuta è sicura come l'aurora?
Io, guardando questa parrocchia, con il vostro parroco penso di "Sì", essere a cavallo tra la notte e il giorno, con un piede nella povertà e con l'altro nella festa, con una pennellata di rosso del sangue e una di bianco della gioia salta fuori il rosa, che è il colore liturgico di questa domenica.

La Madonna del Paradiso vi conceda di essere quelli della domenica Laetare!

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