Domenica 11 marzo 2018
Rallegrati
Gerusalemme... esultate e
gioite voi che eravate nella tristezza: saziatevi dell'abbondanza
della vostra consolazione...
Questo
è il comando del Signore in questa domenica... la vostra è una
comunità facilitata a gioire! È una delle poche che fa festa in
quaresima, che ha la propria festa in quaresima:
Ma
perchè rallegrarsi? non è sempre facile rallegrarsi quando non si
scorgono motivi di gioia. Quando non ne abbiamo, non li vediamo..
Lo
dice anche il Salmo: Lungo i
fiumi dell'esilio sedevamo piangendo, ricordandoci di Sion. Ci
chiedevano allegre canzoni, i nostri oppressori.Come
cantare i canti del Signore in terra straniera?
Non
è forzabile una gioia!
Ma
il Vangelo è sempre una buona notizia per tutti: per chi è nella
gioia oggi è il giorno giusto!
Per
chi non lo è il Signore, la Sua Parola ci da alcune piste per
ravvivarla:
PRIMA
PISTA: Il Ricordo- memoria
Ora
potremmo fare un piccolo esercizio, in silenzio: Ricordiamo per un
attimo un momento di grande Gioia della nostra vita!
Può
esserci venuto in mento oppure no, perché vi ho dato poco tempo...
ma lo potete rifare oggi.
E
poi ora il Signore ci aiuta: Nella prima lettura per il popolo che
fino all'ultimo del popolo moltiplica la sua infedeltà, mandò
premurosamente
e incessantemente
i suoi messaggeri, perché aveva compassione.
Ma
non contava tanto
Poi
Mandò Ciro un re straniero a ricostruire il tempio.
Nella
nostra vita ci viene richiamato un ricordo gioioso perché il Signore
non ci abbandona non ci molla mai, anche nei modi più impensabili...
persone che ci sono state mandate Messaggeri, amici, e imprevisti,
impensabili: CIRO
Gratitudine
e gioia soprattutto per quel che è stato inaspettato.
SECONDA
PISTA. Lo Sguardo: Ci aiuta il vangelo.
Questo vangelo ci riporta di nuovo al
deserto. Ciò che Gesù vivrà con il suo popolo ricorda ciò che il
popolo visse un tempo nel deserto, dove Dio lo aveva portato
guidandolo poi fino alla terra promessa.
Ma nel deserto il popolo si tormentava
pensando ai cibi che aveva lasciato in Egitto, così si stancò del
suo Dio e cominciò a mormorare contro di lui. E Dio mandò dei
serpenti il cui morso fece perire un gran numero di persone. Mosè
intercedette a loro favore. Su ordine di Dio, innalzò un
serpente di bronzo su un legno, di fronte al popolo, e tutti coloro
che volgevano lo sguardo al serpente venivano guariti.
Questa storia sta per ripetersi. Gli
ascoltatori di Gesù sono sempre nel deserto in attesa di un Messia
che non riconoscono, che cercano persino di fuggire, perché le loro
opere sono malvage.
Ma perché mai dovrebbero aver paura,
chiede Gesù? Il Messia che lui è non è venuto a condannare ma a
salvare.
La sua presenza fra loro non è dovuta
alla di un Dio impaziente ma, al contrario, è il segno dell'amore di
un Dio che ama a tal punto gli uomini, persino i peccatori, che ha
consegnato loro il suo unico Figlio, affinché nessuno di loro
perisca, ma chi crede in lui abbia la vita eterna.
"Chi crede in lui":
che cosa significa "credere in lui" per noi che siamo
peccatori? Poco, eppure tutto, perché è quel poco che Dio attende
di cui egli si accontenta. La stessa cosa Dio la attendeva anche dal
popolo nel deserto: semplicemente levare gli occhi al serpente di
bronzo.
"Come Mosè ha innalzato il
serpente nel deserto, cosi bisogna che sia innalzato il Figlio
dell'uomo, affinché tutti coloro che credono in lui abbiano la vita
eterna"
Basta poco: soltanto gettare uno sguardo
su Gesù appeso alla croce. Neanche una preghiera recitata a voce più
o meno alta, né una parola, né un gesto; soltanto uno sguardo; non
chiudere gli occhi dinanzi alla luce, per rinchiudersi nelle proprie
tenebre, ma mantenerli aperti alla luce.
Si vede meglio dentro di noi e fuori di
noi, può inizialmente essere doloroso ma è la ferita dell'amore.
Si richiede uno sguardo non impaurito, che teme di essere abbagliato
o addirittura accecato definitivamente come punizione per i suoi
peccati.
No Gesù non è venuto a condannare ma a
guarire e a salvare. Un semplice sguardo che sappia superare le paure
e così far fronte luce, gettarsi nelle braccia dell'amore.
ESERCIZIO DI SGUARDO, fermiamoci in
silenzio a guardare Gesù
Non voglio ammassare meriti per il cielo
protestava Teresa di Lisieux voglio lavorare per il tuo solo Amore.
Alla sera di questa vita,
comparirò davanti a te a mani vuote. A mani vuote, si, ma con i
occhi fissi su Gesù Salvatore
E santa Teresa d'Avila
"Quel Dio di carne ossa fatto uomo,
che insanguina la terra è ciò che abbiano di più caro amato vasto
e alto questo è l'amore è tutto, non c'è altro"
Forse
questa è la vocazione di questa Comunità: voi
che siete quelli della IV domenica di Pasqua, voi siete quelli della
domenica laetare.
Volete essere quelli della memoria nella nostra diocesi che La Pasqua
è vicina? Volete essere quelli che ci insegnano a ricordare i
prodigi del Signore e ci ricordano lo Sguardo, quelli che annunciano
L'alba?
Siete
forse quelli che come dice il profeta Osea: "Ci invitano ad
affrettarci a conoscere il Signore, perché la sua venuta è sicura
come l'aurora?
Io,
guardando questa parrocchia, con il vostro parroco penso di "Sì",
essere a
cavallo tra la notte e il giorno, con un piede nella povertà e con
l'altro nella festa, con una pennellata di rosso del sangue e una
di bianco della gioia salta fuori il rosa, che è il colore liturgico
di questa domenica.
La
Madonna del Paradiso vi conceda di essere quelli della domenica
Laetare!
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