«In
verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete
visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete
saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo
che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà.
Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli
dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di
Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l'opera di Dio: che
crediate in colui che egli ha mandato».
Allora
gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo?
Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto,
come sta scritto: "Diede loro da mangiare un pane dal cielo"».
Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè
che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il
pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che
discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora
gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose
loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e
chi crede in me non avrà sete, mai!». (Gv
6,26-35)
È
la folla, sfamata da Gesù, che si mette nuovamente in cerca di Lui,
va incontro a Gesù. Ma a Gesù non basta che la gente lo cerchi,
vuole che la gente lo conosca; vuole che la ricerca di Lui e
l'incontro con Lui vadano oltre la soddisfazione immediata delle
necessità materiali. Gesù è venuto a portarci qualcosa di più, ad
aprire la nostra esistenza a un orizzonte più ampio rispetto alle
preoccupazioni quotidiane del nutrirsi, del vestirsi, della carriera,
e così via. Perciò, rivolto alla folla, esclama: «Voi mi cercate
non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei
pani e vi siete saziati». Così stimola la gente a fare un passo
avanti, a interrogarsi sul significato del miracolo, e non solo ad
approfittarne. Infatti, la moltiplicazione dei pani e dei pesci è
segno del grande dono che il Padre ha fatto all'umanità e che è
Gesù stesso!
Egli,
vero «pane della vita», vuole saziare non soltanto i corpi ma anche
le anime, dando il cibo spirituale che può soddisfare la fame
profonda. Per questo invita la folla a procurarsi non il cibo che non
dura, ma quello che rimane per la vita eterna. Si tratta di un cibo
che Gesù ci dona ogni giorno: la sua Parola, il suo Corpo, il suo
Sangue. La folla ascolta l'invito del Signore, ma non ne comprende
il senso - come capita tante volte anche a noi - e gli chiede:
«Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gli
ascoltatori di Gesù pensano che Egli chieda loro l'osservanza dei
precetti per ottenere altri miracoli come quello della
moltiplicazione dei pani. E' una tentazione comune, questa, di
ridurre la religione solo alla pratica delle leggi, proiettando sul
nostro rapporto con Dio l'immagine del rapporto tra i servi e il
loro padrone: i servi devono eseguire i compiti che il padrone ha
assegnato, per avere la sua benevolenza. Questo lo sappiamo tutti.
Perciò la folla vuole sapere da Gesù quali azioni deve fare per
accontentare Dio. Ma Gesù dà una risposta inattesa: «Questa è
l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». Queste
parole sono rivolte, oggi, anche a noi: l'opera di Dio non consiste
tanto nel "fare" delle cose, ma nel "credere" in Colui che
Egli ha mandato. Ciò significa che la fede in Gesù ci permette di
compiere le opere di Dio. Se ci lasceremo coinvolgere in questo
rapporto d'amore e di fiducia con Gesù, saremo capaci di compiere
opere buone che profumano di Vangelo, per il bene e le necessità dei
fratelli.
Il
Signore ci invita a non dimenticare che, se è necessario
preoccuparci per il pane, ancora più importante è coltivare il
rapporto con Lui, rafforzare la nostra fede in Lui che è il «pane
della vita», venuto per saziare la nostra fame di verità, la nostra
fame di giustizia, la nostra fame di amore.
(papa
Francesco, Angelus)
|