Io
sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel
deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo,
perché chi ne mangia non muoia.
Io
sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane
vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita
del mondo». (Gv
6,48-51)
In
questa domenica prosegue la lettura del capitolo sesto del Vangelo di
Giovanni, in cui Gesù, dopo aver compiuto il grande miracolo della
moltiplicazione dei pani, spiega alla gente il significato
di quel "segno"
Come
aveva fatto in precedenza con la Samaritana, partendo dall'esperienza
della sete e dal segno dell'acqua, qui Gesù parte dall'esperienza
della fame e dal segno del pane, per rivelare Sé stesso e invitare a
credere in Lui.
La
gente lo cerca, la gente lo ascolta, perché è rimasta entusiasta
del miracolo - volevano farlo re! -; ma quando Gesù afferma che il
vero pane, donato da Dio, è Lui stesso, molti si scandalizzano, non
capiscono, e cominciano a mormorare tra loro: «Di lui - dicevano -
non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: "Sono
disceso dal cielo?"». E cominciano a mormorare. Allora Gesù
risponde: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che
mi ha mandato», e aggiunge: «Chi crede ha la vita eterna».
Ci
stupisce, e ci fa riflettere questa parola del Signore. Essa
introduce nella dinamica della
fede, che è una relazione:
la relazione tra la persona umana - tutti noi - e la Persona di
Gesù, dove un ruolo decisivo gioca il Padre, e naturalmente anche lo
Spirito Santo - che qui rimane sottinteso. Non basta incontrare
Gesù per credere in Lui, non basta leggere la Bibbia, il Vangelo -
questo è importante!, ma non basta -; non basta nemmeno assistere a
un miracolo, come quello della moltiplicazione dei pani. Tante
persone sono state a stretto contatto con Gesù e non gli hanno
creduto, anzi, lo hanno anche disprezzato e condannato. E io mi
domando: perché, questo? Non sono stati attratti dal Padre? No,
questo è accaduto perché il loro cuore era chiuso all'azione
dello Spirito di Dio. E se tu hai il cuore chiuso, la fede non entra.
Dio Padre sempre ci attira verso Gesù: siamo noi ad aprire il nostro
cuore o a chiuderlo. Invece la
fede, che è come un
seme nel profondo del cuore,
sboccia
quando ci lasciamo "attirare" dal Padre verso Gesù, e "andiamo
a Lui" con il cuore aperto, senza pregiudizi; allora riconosciamo
nel suo volto il Volto di Dio e nelle sue parole la Parola di Dio,
perché lo Spirito Santo ci ha fatto entrare nella relazione d'amore
e di vita che c'è tra Gesù e Dio Padre. E lì noi riceviamo il
dono, il regalo della fede.
Allora,
con questo atteggiamento di fede, possiamo comprendere anche il senso
del "Pane della vita" che Gesù ci dona, e che Egli esprime così:
«Io sono il pane vivo, disceso
dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane
che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
In Gesù, nella sua "carne" - cioè nella sua umanità concreta
- è presente tutto l'amore di Dio, che è lo Spirito Santo. Chi
si lascia attirare da questo amore va verso Gesù e va con fede, e
riceve da Lui la vita, la vita eterna.
Colei
che ha vissuto questa esperienza in modo esemplare è la Vergine di
Nazaret, Maria: la prima persona umana che ha creduto in Dio
accogliendo la carne di Gesù. Impariamo da Lei, nostra Madre, la
gioia e la gratitudine per il dono della fede. Un dono che non è
"privato", un dono che non è proprietà privata ma è un dono da
condividere: è un dono «per la vita del mondo»!
Papa Francesco
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