Se
qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua
croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la
perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del
Vangelo, la salverà (Mc 8,34-35)
Il
Vangelo di oggi ci presenta Gesù che, in cammino verso Cesarea di
Filippo, interroga i discepoli: «La gente, chi dice che io sia?».
Essi rispondono quello che diceva la gente: alcuni lo ritengono
Giovanni Battista redivivo, altri Elia o uno dei grandi Profeti. La
gente apprezzava Gesù, lo considerava un "mandato da Dio", ma
non riusciva ancora a riconoscerlo come il Messia, quel Messia
preannunciato ed atteso da tutti. Gesù guarda gli apostoli e domanda
ancora: «Ma voi, chi dite che io sia?». Ecco la domanda più
importante, con cui Gesù si rivolge direttamente a quelli che lo
hanno seguito, per verificare la loro fede. Pietro, a nome di tutti,
esclama con schiettezza: «Tu sei il Cristo».
Gesù
rimane colpito dalla fede di Pietro, riconosce che essa è frutto di
una grazia, di una grazia speciale di Dio Padre. E allora rivela
apertamente ai discepoli quello che lo attende a Gerusalemme, cioè
che «il Figlio dell'uomo doveva soffrire molto ... venire ucciso
e, dopo tre giorni, risorgere».
Sentito
questo, lo stesso Pietro, che ha appena professato la sua fede in
Gesù come Messia, è scandalizzato. Prende in disparte il Maestro e
lo rimprovera. E come reagisce Gesù? A sua volta rimprovera Pietro
per questo, con parole molto severe: «Va' dietro a me, Satana!"
- gli dice Satana! - "Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo
gli uomini». Gesù si accorge che in Pietro, come negli altri
discepoli - anche in ciascuno di noi! - alla grazia del Padre si
oppone la tentazione del Maligno, che vuole distoglierci dalla
volontà di Dio. Annunciando che dovrà soffrire ed essere messo a
morte per poi risorgere, Gesù vuol far comprendere a coloro che lo
seguono che Lui è un Messia umile e servitore. È il Servo
obbediente alla parola e alla volontà del Padre, fino al sacrificio
completo della propria vita. Per questo, rivolgendosi a tutta la
folla che era lì, dichiara che chi vuole essere suo discepolo deve
accettare di essere servo, come Lui si è fatto servo, e avverte: «Se
qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua
croce e mi segua».
Mettersi
alla sequela di Gesù significa prendere la propria croce - tutti
l'abbiamo... - per accompagnarlo nel suo cammino, un cammino
scomodo che non è quello del successo, della gloria passeggera, ma
quello che conduce alla vera libertà, quella che ci libera
dall'egoismo e dal peccato. Si tratta di operare un netto rifiuto
di quella mentalità mondana che pone il proprio "io" e i propri
interessi al centro dell'esistenza: questo non è ciò che Gesù
vuole da noi! Invece, Gesù ci invita a perdere la propria vita per
Lui, per il Vangelo, per riceverla rinnovata, realizzata e autentica.
Siamo certi, grazie a Gesù, che questa strada conduce alla fine alla
risurrezione, alla vita piena e definitiva con Dio. Decidere di
seguire Lui, il nostro Maestro e Signore che si è fatto Servo di
tutti, esige di camminare dietro a Lui e di ascoltarlo attentamente
nella sua Parola - ricordatevi: leggere tutti i giorni un passo del
Vangelo - e nei Sacramenti.
(papa
Francesco, Angelus)
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