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La fede in sagrestia? PDF Stampa
16-12-2018
La fede in sagrestia? La confusione tra politica e partiti

+ Gian Carlo Perego
Arcivescovo di Ferrara-Comacchio
Abate di Pomposa

Ci sono state diverse lettere sui quotidiani locali in riferimento alla mia intervista al quotidiano Corriere della Sera e al quotidiano cattolico francese La Croix.
Alcune lettere, soprattutto in ordine alla mia indicazione - nell’intervista al Corriere della Sera - della necessità di un progetto politico sull’immigrazione da parte del mondo del volontariato e dell’associazionismo, hanno parlato di ‘ingerenza’ e di ‘schieramento a sinistra’. Forse costoro, come altri in passato, considerano la fede come una realtà solo spirituale, da sagrestia, che quando esce parlando delle ‘gioie e delle speranze, delle tristezze e delle angosce della gente’ fa politica’. Fu così con Leone XIII che, all’uscita della Rerum Novarum, nel 1891, alcuni giornali titolarono ‘il Papa socialista’, perché difendeva i diritti dei lavoratori alla casa, alla giusta retribuzione, al riposo, la tutela della maternità. Benedetto XV, a seguito della sua lettera nel 1917 che condannava la Prima Guerra mondiale come una ‘inutile strage’, fu considerato ‘nemico della Patria’ da diversi Paesi tra loro belligeranti. Durante il fascismo e anche nella guerra partigiana, diversi preti – anche sul territorio ferrarese – furono uccisi, e il magistero dei Vescovi censurato dalla stampa, perché contro il Regime. All’uscita dell’enciclica Populorum Progressio di Paolo VI, nel 1987, alcuni quotidiani titolarono ‘Il Papa comunista’ e l’anno dopo, nel 1968 - all’uscita dell’Humanae vitae - titolarono il contrario: ‘Il Papa conservatore’. Il tentativo di incasellare il Magistero papale ed episcopale nelle categorie ideologiche o partitiche è un travisamento: talora per non impegnarsi nell’obbedienza del Magistero, altre volte per piegare il Magistero al proprio interesse, mai per ritornare al Vangelo. Nello specifico della mia indicazione al mondo del volontariato e dell’Associazionismo di promuovere un progetto politico – non partitico – è quanto è sempre avvenuto nella storia del Movimento cattolico: favorire la nascita dell’Opera dei Congressi per un impegno sociale nell’economia, nel lavoro, nell’ assistenza; condannare con forza i nazionalismi e i razzismi (Pio XI) e difendere l’associazionismo e la sussidiarietà (Quadragesimo Anno); sostenere la presenza dei cattolici in politica (come singoli deputati, prima, e poi come Partito popolare e Democrazia cristiana), impegnarsi nella formazione dello Stato sociale (con la POA, Pontificia Opera Assistenza) e successivamente abbandonare il collateralismo con lo Stato per un impegno a favore dei poveri, con i nuovi suoi volti: tossicodipendenti, disabili, minori abbandonati, anziani, emigranti, immigrati, profughi e richiedenti asilo, carcerati e prostitute, con Caritas e Migrantes, unito al compito anche della denuncia di situazioni drammatiche, da qualunque parte fossero generate, ma anche di costruire nuovi progetti politici che potessero essere accolti dai partiti. Fu così che la Chiesa in Italia sostenne il progetto politico, ostacolato sia da deputati di destra che di sinistra, ma raccolto dalla senatrice Merlin, in ordine alla chiusura delle case chiuse e all’accoglienza nelle strutture ecclesiali di oltre 20.000 ragazze, ridando dignità e diritti a queste donne; sostenne un progetto politico perché i giovani tossicodipendenti non fossero messi in carcere o in manicomio, ma avessero la possibilità di essere recuperati: centinaia di case realizzate da sacerdoti e enti ecclesiali – anche sul territorio ferrarese - dove 250.000 giovani hanno potuto ritrovare dignità e un futuro, spingendo la politica a fare una legge a sostegno delle ‘comunità terapeutiche’; sostenne e preparò la legge Gozzini, nata dall’esperienza in carcere, per un’alternativa di pena, sapendo che questa educa a una vita retta, contrariamente, chi esce solo dal carcere torna ancora a delinquere: una legge per la sicurezza; sostenne e preparò con i suoi progetti la legge Basaglia, per la chiusura dei manicomi e il rientro in città e in famiglia di disabili mentali, costruendo anche esperienze di vita comune per gli adulti, anche a Ferrara. Oggi la Chiesa prepara e sostiene un progetto politico sull’immigrazione fondato su quattro parole, ricordate più volte da Papa Francesco - accogliere, tutelare, promuovere e integrare – chiedendo un sistema asilo degno di un Paese democratico, la chiusura dei grandi centri che sono stati luogo di spreco e trattamento disumano, il rafforzamento di un sistema SPRAR, legato a poche persone e a un percorso di accompagnamento, tutela, inserimento o rientro, con un particolare sguardo ai minori non accompagnati. Inoltre, la Chiesa non solo dice questo, ma lo mette in atto, accogliendo oggi 30.000 persone nelle sue case e famiglie, accanto a migliaia di tossicodipendenti in comunità, centinaia di detenuti in alternativa di pena, migliaia di anziani nelle case di riposo parrocchiali e diocesane, centinaia di disabili in case e appartamenti, decine di giovani madri che grazie al sostegno dei nostri Centri di aiuto alla vita e Consultori decidono di far nascere un bambino, 500.000 persone ogni giorno nelle sue mense in Italia. Questo progetto di accoglienza, tutela, promozione e integrazione è sostenuto dal mondo del volontariato e dall’associazionismo, ecclesiale e non, e il desiderio che diventi sempre più sistema nel governo delle migrazioni non solo è legittimo ma è anche doveroso, perché intelligente e tutela la sicurezza di tutti. Migrazioni che chiedono anche l’impegno per la pace e contro gli armamenti (8 milioni di persone sono in fuga per questo), l’impegno per la custodia e non lo sfruttamento del creato (22 milioni di persone sono in fuga per questioni ambientali), l’impegno per la lotta contro la povertà di 5 milioni di persone in Italia e 800.000.000 nel mondo (a cui invece tutti i governi hanno sempre destinato briciole). A questo proposito per i progetti in aiuto ai Paesi poveri, in guerra, distrutti da calamità ambientali, per il rientro assistito, per i corridoi umanitari a tutela anche di vittime della persecuzione politica e religiosa, la Chiesa italiana, il mondo del volontariato e dell’associazionismo destina ogni anno oltre 500 milioni di euro, tre volte quello che destina lo Stato.
Là dove c’è ingiustizia, sfruttamento, razzismo e discriminazione la Chiesa fa politica, senza sposare nessun partito, perché ama una città per l’uomo, come ci insegna il Magistero sociale della Chiesa, che attualizza il Vangelo di Cristo.

Sul ‘meticciato’ - parola lanciata nel mondo culturale ed ecclesiale dal card. Angelo Scola, ma comune nella sociologia moderna (Bauman e Sen) - ci sono poche cose da dire, perché chiunque vede che è una realtà non solo storica, ma della società di oggi. Le persone di 200 nazionalità che oggi si incontrano in Italia stanno diventando cittadini italiani (oltre 224.000 lo scorso anno), crescono i matrimoni misti (hanno ormai superato i 500.000), i figli di genitori di due nazionalità diverse o da genitori stranieri sono già il 15% in Italia e in Emilia si arriva al 25%, le classi nelle nostre scuole sono formati dal 15% di studenti stranieri che arrivano talora ad essere il 30%, persino la SPAL non è più fatta solo da giocatori italiani, tantomeno ferraresi. Il mondo sta cambiando la nostra città: a noi governare il cambiamento, perché il meglio dell’incontro sia al servizio del bene comune, che è la misura dell’accoglienza (è la virtù tomista della prudenza ricordata da Papa Francesco). Diversamente sarà un “suicidio” - ha usato questa parola Papa Francesco recentemente -, la morte delle nostre città, abbandonate allo scontro e a difendere una ‘razza’ che non c’è.
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