A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del
bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate
per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri
anche l'altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la
tunica. Da' a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non
chiederle indietro (Lc 6,27-30)
Vangelo di questa domenica riguarda un punto centrale e caratterizzante della vita cristiana: l’amore per i nemici.
Le parole di Gesù sono nette: «A voi che ascoltate, io dico: amate i
vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che
vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male». E questo non è
un optional, è un comando. Non è per tutti, ma per i
discepoli, che Gesù chiama “voi che ascoltate”. Lui sa benissimo che
amare i nemici va al di là delle nostre possibilità, ma per questo si è
fatto uomo: non per lasciarci così come siamo, ma per trasformarci in
uomini e donne capaci di un amore più grande, quello del Padre suo e
nostro. Questo è l’amore che Gesù dona a chi “lo ascolta”. E allora
diventa possibile! Con Lui, grazie al suo amore, al suo Spirito noi
possiamo amare anche chi non ci ama, anche chi ci fa del male.
In
questo modo, Gesù vuole che in ogni cuore l’amore di Dio trionfi
sull’odio e sul rancore. La logica dell’amore, che culmina nella Croce
di Cristo, è il distintivo del cristiano e ci induce ad andare incontro a
tutti con cuore di fratelli. Ma come è possibile superare l’istinto
umano e la legge mondana della ritorsione? La risposta la dà Gesù nella
stessa pagina evangelica: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è
misericordioso». Chi ascolta Gesù, chi si sforza di seguirlo anche se
costa, diventa figlio di Dio e comincia a somigliare davvero al Padre
che è nei cieli. Diventiamo capaci di cose che mai avremmo pensato di
poter dire o fare, e di cui anzi ci saremmo vergognati, ma che invece
adesso ci danno gioia e pace. Non abbiamo più bisogno di essere
violenti, con le parole e i gesti; ci scopriamo capaci di tenerezza e di
bontà; e sentiamo che tutto questo non viene da noi ma da Lui!, e
dunque non ce ne vantiamo, ma ne siamo grati.
Non c’è nulla di più
grande e più fecondo dell’amore: esso conferisce alla persona tutta la
sua dignità, mentre, al contrario, l’odio e la vendetta la sminuiscono,
deturpando la bellezza della creatura fatta a immagine di Dio.
Questo
comando, di rispondere all’insulto e al torto con l’amore, ha generato
nel mondo una nuova cultura: la «cultura della misericordia – dobbiamo
impararla bene!, e praticarla bene questa cultura della misericordia –
che dà vita a una vera rivoluzione». È la rivoluzione dell’amore, i cui
protagonisti sono i martiri di tutti i tempi. E Gesù ci assicura che il
nostro comportamento, improntato all’amore verso quanti ci fanno del
male, non sarà vano. Egli dice: «Perdonate e sarete perdonati. Date e vi
sarà dato […], perché con la misura con la quale misurate, sarà
misurato a voi in cambio». È bello questo. Sarà una cosa bella che Dio
ci darà se noi siamo generosi, misericordiosi. Dobbiamo perdonare perché
Dio ci ha perdonato e ci perdona sempre. Se non perdoniamo del tutto,
non possiamo pretendere di essere perdonati del tutto. Invece, se i
nostri cuori si aprono alla misericordia, se si suggella il perdono con
un abbraccio fraterno e si stringono i vincoli della comunione,
proclamiamo davanti al mondo che è possibile vincere il male con il
bene. A volte per noi è più facile ricordare i torti che ci hanno fatto e
i mali che ci hanno fatto e non le cose buone; al punto che c’è gente
che ha questa abitudine e diventa una malattia. Sono “collezionisti di
ingiustizie”: ricordano soltanto le cose brutte che hanno fatto. E
questa non è una strada. Dobbiamo fare il contrario, dice Gesù.
Ricordare le cose buone, e quando qualcuno viene con una chiacchiera, e
parla male dell’altro, dire: “Ma sì, forse…ma ha questo di buono…”.
Rovesciare il discorso. Questa è la rivoluzione della misericordia.
La
Vergine Maria ci aiuti a lasciarci toccare il cuore da questa parola
santa di Gesù, bruciante come fuoco, che ci trasforma e ci rende capaci
di fare del bene senza contraccambio, fare del bene senza contraccambio, testimoniando dappertutto la vittoria dell’amore.
(papa Francesco, Angelus)
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