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Dal Vangelo di Domenica 6 Dicembre PDF Stampa
05-12-2020
Vangelo Mc. 1,1-8 - Raddrizzate le vie del Signore

Leggendo questo brano del Vangelo da adolescente avrei sicuramente notato la parte che potremmo definire più folcloristica e cioè la descrizione di com’era vestito il Battista e di cosa si cibava. Oggi come oggi le parole dell’evangelista Marco mi fanno riflettere su questi tre particolari momenti.

Gridare
Quante volte a tutti noi è capitato di gridare, di gridare per la disperazione in un momento di difficoltà, di gridare perché la nostra giornata iniziata ricolma di luce si è
trasformata in una giornata buia e piena di ansia.
Purtroppo questo nostro gridare con il passare degli anni sembra capiti sempre più spesso ma per fortuna al nostro fianco abbiamo un grande alleato, la FEDE. Essa ci viene in aiuto e ci sorregge nei momenti di difficoltà perché, come ci ricorda molte volte Papa Francesco, non dobbiamo mai perdere la speranza.
Dopotutto quando DIO pensò di creare il pesce parlò al mare, quando DIO pensò di creare l’albero parlò alla terra e quando DIO pensò di creare l’uomo si rivolse a SE STESSO. È per questo che se togli un pesce dall’acqua questo muore, se rimuovi un albero dal terreno questo muore e se noi ci allontaniamo da DIO inevitabilmente ci troviamo soli a gridare nel deserto.

Battesimo
Grazie ai miei genitori ho ricevuto il battesimo e per un credente penso sia il più gran regalo che un genitore possa fare ad un figlio insieme all’amore che un figlio riceve da essi. Come disse il vescovo emerito di Ravenna mons. Verucchi: “Un giorno quando ci presenteremo davanti a LUI la prima cosa che guarderà sarà la data del nostro battesimo.” Il battesimo dev’essere considerato un dono o meglio il dono per eccellenza, purtroppo tante persone ritengono che questo sacramento sia un’imposizione perché normalmente veniamo battezzati da piccoli; in realtà è immenso dono che ci trasforma da umani in figli di Dio diventando a nostra volta un piccolo tabernacolo.
Per questa ragione ogni volta che entriamo in chiesa e guardiamo il tabernacolo oltre a pensare alla presenza di Gesù Eucaristia dobbiamo ricordarci che anche noi siamo stati battezzati come Gesù nel Giordano e che anche dentro di noi risplende quella Luce così forte e del tutto unica che entrò in noi quel particolare giorno della nostra vita terrena.
Avete mai notato la Luce che fuoriesce dal tabernacolo quando viene aperto poco prima della comunione? Provate ad osservare quel particolare momento ed in quel preciso istante ricordiamoci che quella Luce di vita, per mantenerla viva, dobbiamo alimentarla con la Parola di Gesù e con l’Eucaristia.
Il battesimo ci trasforma ma se non manteniamo vivo in noi questo cambiamento ci troviamo ancora una volta soli a gridare nel deserto.

Confessione.
Grazie agli insegnamenti ricevuti da sacerdoti e da alcuni laici per me il sacramento della confessione, con gli anni, è diventato un po’ come l’acqua per il pesce o la terra per l’albero. Per molte persone il sacramento della confessione è visto come un ostacolo, un momento di vergogna e sinceramente per tanti anni lo è stato anche per me, poi una sera di novembre del 2010 tutto cambiò.
Questo cambiamento ha fatto sì che la confessione sia diventata una necessità e una priorità perché (penso) senza di essa non possiamo vivere la grazia del perdono che DIO ha riservato per noi.
Tante persone dicono che preferiscono il fai da te rivolgendosi direttamente a LUI, in effetti chiedere perdono è un gran passo verso la riconciliazione ma ritengo che il confronto con il sacerdote sia un momento intimo e necessario, se poi davanti a noi c’è un bravo sacerdote allora diventa un momento unico dove possiamo davvero percepire il perdono celeste. Non per niente quando si è in visita ad un santuario, in particolare a Medjugorje, il confessarsi diventa quasi di vitale importanza per dare un senso alla giornata trascorsa in quel particolare luogo.
Quante volte uscendo dal confessionale lo sguardo triste di una persona diventa uno sguardo pieno di Luce, quante volte uscendo dal confessionale ci sentiamo più leggeri, quante volte uscendo dal confessionale non siamo più soli e NON abbiamo più bisogno di gridare nel deserto.

Concludo con le parole di San Paolo dalla prima lettera ai Tessalonicési:
Infatti siete tutti figli della Luce e figli del giorno; noi non apparteniamo alla notte né alle tenebre.
Luca Zanzi
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