In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.

La potenza di un simile atto è ovviamente inconcepibile, e potrebbe sembrarci molto lontana dalla nostra esperienza di esseri umani. Eppure siamo creati a sua immagine e somiglianza, siamo fatti figli di Dio, confermati attraverso Cristo - quindi anche noi abbiamo la Parola, o qualcosa che gli somiglia.

Negli ultimi anni, e soprattutto durante l’esperienza pandemica, il crescente livello di digitalizzazione ha fortemente evidenziato il potere di tutte le nostre parole, che forse non creano universi ma possono generare movimenti sociali, innovazione scientifica, sentimenti di speranza e sostegno reciproco così come, al contrario, incitare alla violenza o creare fantasiosi complotti dal nulla.

Il Vangelo però ci ricorda che “la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta”: la nostra facoltà creatrice, così come tutto il resto, è illuminata e sostenuta dalla presenza di Cristo.
Tuttavia questa luce è ora un sussurro, e sta a noi decidere di seguirlo o ignorarlo - in piena libertà. In questa scelta di gridare nel deserto prima del tempo, e solamente sussurrare nella vita di ogni giorno, Dio ci ha donato la facoltà di scegliere - al prezzo di una vita imperfetta. Un prezzo che ci ha mostrato di conoscere bene, impersonandosi in Cristo, e scegliendo (liberamente!) di morire a causa e per causa della nostra stessa libertà da lui pronunciata.

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