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Dal Vangelo di Domenica 28 Marzo PDF Stampa
27-03-2021
Domenica delle Palme - La passione del Signore (Mc 14,1-15,47)

La proclamazione liturgica del vangelo della Passione di Gesù è normalmente distribuita tra tre lettori che mettono in scena tre voci: cronista, Gesù e quella che tradizionalmente si chiamava in latino Turba…cioè gli altri personaggi. È una modalità che meglio ci permette di “vivere” il vangelo ed è per questo che in famiglia abbiamo riprodotto tale modalità.
La prima riflessione che vivo è quella dell’olio profumato di nardo che viene sprecato…. Tante volte ho l’impressione che la mia vita sia sprecata, come quest’olio, poi ripenso alla mia famiglia… alla mia comunità… al luogo di lavoro e mi rendo conto che nulla va perso di ciò che ho donato, nulla è dissipato di quello che ho offerto in rendimento di grazie a Dio… di ciò che diventa Eucarestia in unione con Cristo.
Ho avuto esperienza di incontrare l’inganno… la sofferenza di chi è stato tradito, come Gesù da Pietro; ho fatto soffrire la mia famiglia, ma grazie a lei sono riuscito a trasformare il male in bene, offrendo a Dio questa situazione soprattutto perdonando e capendo il grande valore che ha il PROFUMO dell’AMORE.
Un'altra riflessione mi viene dalla voce di Pilato: ”Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano?”. È la voce di Pilato ma è anche la nostra. Mentre vediamo Gesù non reagire alle umiliazioni, alle false accuse, ai rinnegamenti, non possiamo non essere sconcertati dal suo silenzio. A Gesù non mancava certo l’eloquenza. Perché allora durante la Passione tace? Perché non risponde nulla? Può succedere che anche nella nostra vita giunge il momento nel quale diventa impossibile difenderci perché di fronte a noi non c’è la volontà di ascoltare, ma solo un muro, solo ostilità e rifiuto. Tacere allora non è una rinuncia alla relazione… al contrario il silenzio può diventare l’espressione non di ostilità ma di attesa. È un silenzio che può riempirsi di preghiera, di intercessione. Tutti facciamo esperienza del “nemico” di conflitti, di incomprensioni, dove il dialogo è impossibile. Introduciamo allora un silenzio pesante…sofferto…che però non è passivo. È un silenzio che diventa SPERANZA.
Un’altra voce che tocca il mio cuore è quella di coloro che di fronte alla croce gridano: ”Ha salvato altri non può salvare sé stesso?” Egli sceglie di non scendere dalla croce, perché sa che non è scendendo dalla croce che saranno condotti a credere…sa che non è il potere che ci salva ma l’AMORE.
Quell’amore che in un duro periodo di prova e malattia di persone della mia famiglia, mi e ci ha aiutato non solo ad alimentare la nostra Fede ma a guardare, contemplare, pregare la CROCE come porta d’acceso al vero SENSO DELLA NOSTRA ESISTENZA.
Davide Ragazzini
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