Questo brano, che racconta un episodio della vita di Gesù con i suoi discepoli, ci rimanda al nostro quotidiano.
I discepoli siamo noi, la nostra famiglia.
Quante volte nella nostra vita è arrivata la tempesta, sotto forma di incomprensioni, scontri, problemi di salute o nel lavoro, lutti. Anche l'arrivo di questa pandemia ha portato con sé sofferenze e preoccupazioni.
In questi momenti non sappiamo cosa fare, ci sentiamo impotenti e allora, come i discepoli, chiamiamo il Maestro.
Com'è confortante poter invocare l'aiuto del Padre!
E così nasce la nostra preghiera: "Padre nostro che sei nei cieli, aiutaci tu".
È bello poterci affidare a lui anche se spesso non è così facile e scontato.
Noi, smarriti come discepoli, vorremmo che Lui facesse calmare subito il nostro mare inquieto e fermasse il vento che ci minaccia.
In passato, all'inizio del nostro cammino di fede, come i discepoli abbiamo a volte pensato di non farcela perché "Gesù se ne stava a poppa" e noi non riuscivamo a sentirlo vicino.
Oggi abbiamo la consapevolezza che non ci è dato conoscere i tempi e i modi del Padre ma che Lui ci viene incontro soprattutto quando ne abbiamo più bisogno e, come si legge nel Vangelo di Marco, non dobbiamo avere paura, dobbiamo fidarci di Lui.
Per questo nella nostra famiglia abbiamo sempre cercato di dare spazio alla preghiera, per ricordarci quotidianamente che siamo figli di Dio, di un Padre misericordioso che ci ama cosi come siamo, nelle nostre debolezze, fragilità e paure.
Beatrice & Ivan