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I pazienti vengono prima di tutto PDF Stampa
14-08-2021
Dialogo con Gino Strada sul Covid

Da Avvenire – 13 agosto 2021

“I pazienti vengono sempre prima di tutto”, è la frase che Emergency ha voluto sottolineare per ricordare al meglio Gino Strada. Anche in questi ultimi mesi, Strada non ha mai dimenticato di ricordare a tutti come occorra prestare attenzione ai Sud del mondo anche per quanto riguarda la pandemia e i vaccini.
Ho avuto occasione di discuterne con lui a Verona, nel maggio scorso, in occasione dell’inaugurazione di un importante progetto ospedaliero in Uganda. Ecco il dialogo che avemmo e che mantiene oggi tutta la sua validità.

Gino, ma tu credi che la pandemia ci stia cambiando davvero? Davvero coi tempi sospesi da coronavirus siamo diventati più attenti verso il resto del mondo, verso le periferie dell’esistenza, per dirla con Papa Francesco?

La pandemia ha cambiato le persone? Non mi pare né mi pare che l’umanità abbia compreso quanto siamo strettamente legati gli uni gli altri. Lo si ripete spesso, ma è uno slogan, una frase per i più. C’è ben poca consapevolezza dietro. Gran parte della mia vita, come noto, è in Africa e mi sono vergognato del ‘mio’ Occidente quando ho visto che lì, fra quelle genti, sono arrivate una cinquantina di dosi per Stato. Ma stiamo scherzando? Gli Stati Uniti hanno fiale per iniziare quest’autunno terze dosi, se necessarie, e poi altre ancora per i richiami che si prevedranno nel lungo periodo. In Europa c’è anche chi si permette di rinunciare alla propria dose vaccinale, ipotizzando assurde controindicazioni da vaccino anti-Covid (senza neanche una minima competenza medica). Solo papa Francesco, nel mondo, parla autenticamente di “casa comune”, ma non mi pare che i governi abbiano inteso a fondo il monito “Nessuno si salva da solo”.

Non posso dirmi neanche stupito, perché tutto questo è già stato ampiamente sperimentato con l’Aids. In quel caso, però, a un certo punto, si comprese che la liberalizzazione delle medicine avrebbe notevolmente accelerato il processo di cura di tutti, indipendentemente dal proprio luogo di nascita o di appartenenza. O si comprende che la salute è un bene comune tutelato da farmaci accessibili o il nostro Pianeta non avrà grandi speranze di sopravvivenza.

Le pandemie son sempre alle porte, non sono un fatto sporadico e in questo i migliori virologi del mondo son stati sufficientemente chiari. Anche nel caso dell’ Hiv ci son voluti morti e morti per iniziare a comprendere che bisognava liberalizzare i farmaci, quei famosi retrovirali che gli Usa producevano a prezzi esorbitanti e di certo inaccessibili per il Sud del mondo. Ci volle del tempo per abbassare quei prezzi, per contenere i profitti. La storia si ripete sempre. Speriamo che qualcosa abbiamo imparato dal passato (…Eppure resto dubbioso). Oggi il mondo benestante vaccina una persona al secondo per Covid. Allo stesso ritmo, nel continente africano si muore.

Nonostante le enormi perdite economiche generate dalla pandemia che, secondo le stime dell’OCSE, entro la fine del 2021 ammonteranno a 7.000 miliardi di dollari – cifra paragonabile solo ai bilanci annui di USA e Cina messi insieme– la campagna in Paesi a basso e medio reddito non è neanche avviata, se non con dosi irrisorie. Da che cosa deriva questo scempio planetario?


La radice di tutto sta semplicemente in comportamenti esasperatamente individualisti e anche un po’ ignoranti. La conoscenza del mondo, a partire dalla scuola, ci rende tutti più vicini, più solidali, più consapevoli del nostro destino comune su una casa comune... Ma che cosa ci si può aspettare, per esempio, da una società che fa tagli economici sulla Ricerca?

Forse le cose cambieranno, io vorrei crederci… Le notizie che hai fatto giungere dal Sudan sono molto preoccupanti e tu stesso hai precisato che se non fermiamo il Covid in Africa saremo invasi da varianti.

A Karthoum anche il personale medico era quasi tutto contagiato a inizio anno e, senza i necessari provvedimenti di immunizzazioni, in Africa, non si potrà neanche prestare soccorso per i minimi interventi, perché gli stessi medici stanno male o in quarantena. E non dimentichiamoci, in tutto questo, le mutazioni del virus. Mettiamo pure che tutto ciò non interessi a nessuno, o meglio, che una parte del mondo pensi di salvarsi solo coi suoi vaccini e con l’arrivo dell’estate calda. Mettiamo che il ragionamento sia egoisticamente questo, posso dire con certezza, e con esperienza sul campo, che le varianti, in questo modo, si propagheranno molto rapidamente per il resto del mondo, anche in quello pieno di vaccini. Dobbiamo tutti mobilitarci e pretendere che i vaccini raggiungano tanto la California quanto il Pakistan. Emergency si è mossa già da tempo per un libero accesso alle vaccinazioni, ma ci sono anche molti gruppi, in tutto il mondo, fra cui People Vaccine Alliance. La fretta ci aiuta in questo senso e se una parte del mondo raggiungerà un’immunità di gregge a fine anno, i paesi africani ci metteranno ancora altri due o tre anni (sperabilmente). Peraltro le possibili varianti allontanano da tutti il progetto di liberarci da questa terribile pandemia. Per questo non si può essere miopi con una parte del mondo.
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