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I giochi paralimpici PDF Stampa
04-09-2021
A Tokio, hanno preso il via le Paralimpiadi. Invio il mio saluto agli atleti e li ringrazio perché offrono a tutti una testimonianza di speranza e di coraggio. Essi, infatti, manifestano come l’impegno sportivo aiuti a superare difficoltà apparentemente insormontabili. (papa Francesco, udienza del 25 agosto)

I XVI Giochi Paralimpici estivi che avrebbero dovuto svolgersi nel 2020, si tengono quest’anno a Tokyo, in Giappone, così come le Olimpiadi da poco concluse, esattamente da mercoledì 25 agosto a domenica 5 settembre. In totale gli atleti impegnati, provenienti da tutto il Mondo, saranno circa 4.400.

La presenza italiana
L’Italia schiera 113 atleti che gareggianoo in 16 delle 22 discipline previste. La nostra delegazione è la più ampia di sempre, ed è composta da 61 donne che superano il numero degli uomini. È capitanata da Beatrice Vio (scherma) e Federico Morlacchini (nuoto).
Breve storia delle Paralimpiadi
Le Paralimpiadi iniziano nel 1948 quando un medico polacco naturalizzato inglese, Ludwig Guttman, organizzò una competizione sportiva tra veterani con menomazioni fisiche della seconda guerra mondiale. Nel 1952, questi giochi assunsero un carattere internazionale. Fu però l’edizione delle Olimpiadi di Roma del 1960, (la XVII Olimpiade), che vide impegnati dal 18 al 25 settembre, oltre 400 atleti con menomazioni appartenenti a 23 Paesi. L’edizione di Roma sancì l’inizio del percorso che avrebbe condotto alla nascita delle Paralimpiadi.
Nel 1988 con le Olimpiadi svoltesi a Seul, si decise di far disputare le Paralimpiadi nella medesima città delle Olimpiadi.

I precedenti in Vaticano all’inizio del 1900
Non molti sono a conoscenza che all’inizio del 1900, in Vaticano già gareggiavano atleti con disabilità. Ne dà notizia l’Osservatore Romano che riporta che nel settembre del 1908, vi furono atleti amputati, che alla presenza di Pio X (Papa Sarto), e di alti dignitari di curia, gareggiarono nella velocità. Per la storia, riferisce l’Osservatore Romano dell’epoca, il primo arrivato fu un irlandese. C’erano atleti sordi, e nel salto in alto perfino nove giovani non vedenti. Il primo vincitore fu un certo Cittadini che saltò per un metro e dieci centimetri. All’epoca, in Vaticano, queste paralimpiadi si svolsero nel Cortile del Belvedere, trasformato in pista atletica davanti a Papa Sarto. Nell’occasione il Cardinale Segretario di Stato Merry del Val, riporta l’Osservatore Romano, si rivolse al Papa con queste parole: «dove andremo a finire?». E il Papa gli rispose in veneziano: «Caro elo (lei), in Paradiso!».
In realtà queste gare di atletica internazionali, in Vaticano si erano già svolte in una prima edizione nell’ottobre del 1905. Avvennero però nel Cortile di San Damaso. Il giornale in questa occasione riportò classifiche, schede tecniche, interviste con gli atleti. 2.000 gli atleti che vi parteciparono che furono accolti dalla Gendarmeria Vaticana e dalle Guardie Svizzere, che si alternarono nella accoglienza con le loro bande musicali.

Il significato moderno
Le paralimpiadi di oggi hanno il compito di promuovere una diversa percezione della disabilità. Esse a tutti i livelli, cercano di dimostrare che le persone ferite, nella vita possono ancora guardare a testa alta i loro simili non invalidi, in quanto possono esprimere la loro grande potenzialità.
Ogni partecipante alle paralimpiadi ha una propria storia da raccontare come “inclusione e riscatto”. Per molti ragazzi disabili lo sport costituisce una “medicina sociale”.
Sostenere atleti disabili è, come ha affermato di recente Papa Francesco, «una immagine splendida di come il mondo dovrebbe essere!».
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