26^ domenica del tempo ordinario - Giornata mondiale dei Migranti
Mc 9,38-43.45.47-48
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.
Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa
Qualcuno, di cui non è detto il nome, aveva scacciato dei demoni nel nome di Gesù. Giovanni, a cui non a caso Gesù aveva dato, insieme al fratello Giacomo, il nome di boanerghes, figli del tuono, per il loro carattere generoso ma impulsivo, aveva cercato di impedirglielo perché non era dei nostri, non apparteneva al gruppo dei discepoli.
Ma Gesù ordina di non impedirglielo, perché “chi non è contro di noi, è per noi”.
Questo episodio è simile a quello raccontato nella prima lettura tratta dal libro dei Numeri. Esso segue un momento di profondo sconforto da parte di Mosè a causa delle continue lamentele del popolo.
Dio risponde a Mosè ordinandogli di scegliere settanta uomini perché condividano con lui il carico del popolo, e di presentarsi davanti alla tenda del convegno. Così avvenne, e Dio prese parte dello Spirito che era su Mosè e lo pose sopra i settanta uomini, e questi profetizzarono. Ma lo Spirito si posò anche su Eldad e Medad che erano rimasti nell’accampamento. Anche Giosuè, come Giovanni nel Vangelo, vorrebbe impedirlo, ma Mosè gli risponde: “Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore!”.
È interessante che nel racconto di questo stesso episodio, nel libro dell’Esodo al capitolo 18, è proprio un pagano, il suocero di Mosè, Ietro, sacerdote di Madian, a suggerire a Mosè di imparare a condividere la responsabilità del popolo scegliendo settanta anziani. Lo Spirito è libero e non segue i nostri schemi!
Papa Francesco nel suo messaggio per questa Giornata esprime lo stesso desiderio di Mosè: “Voglia il cielo che alla fine non ci siano più “gli altri”, ma solo un “noi”. E chiede a noi, a quanti ci diciamo discepoli di Gesù, di essere veramente cattolici – cioè universali – di superare quei sentimenti di gelosia e di chiusura che rischiano di fare delle nostre comunità dei ghetti; di saper riconoscere la presenza e l’opera dello Spirito che soffia dove vuole, ben oltre i nostri schemi e le nostre istituzioni.
“Il suo Spirito ci rende capaci di abbracciare tutti per fare comunione nella diversità, armonizzando le differenze senza mai imporre una uniformità che spersonalizza. Nell’incontro con la diversità degli stranieri, dei migranti, dei rifugiati, e nel dialogo interculturale che ne può scaturire, ci è data l’opportunità di crescere come Chiesa, di arricchirci mutuamente”.
Allarghiamo oggi la nostra tenda perché alla fine non ci siano più gli altri ma solo un noi.
don Gianni de Robertis, direttore Migrantes, www.migrantes.it
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