22-11-2007 |
"Gesù, alla vista di Gerusalemme, pianse..." (cf Lc 19,41). Il Figlio di Dio si è fatto uomo e ha preso su di sè ogni realtà umana, eccetto il peccato. Perciò è pienamente uomo nei pensieri, nelle azioni e anche nei sentimenti. I sentimenti non sono buoni nè cattivi, sono realtà moralemente neutre. Eppure a volte li rifuggiamo con sensi di colpa, quasi pensando che provando quello stato d'animo siamo in condizione di peccato. Laa realtà di peccato, precisiamo, si realizza quando compiamo un atto malvagio, frutto della nostra volontà ed espressione della nostra libertà. Vediamo Gesù che sa stare davanti ai propri sentimenti, anche a quelli dolorosi, come l'afflizione, la tristezza, la sconsolatezza, che si espreime nel pianto. Cosa ha percepito Cristo? Che l'opera di salvezza, da lui perseguita, ha nell'uomo tempi lunghi e che quindi egli non vedrà immediatamente i frutti della propria fatica e del proprio sacrifico, fino a sembrargli magari inutile? Oppure è un pianto che indicala sensibilità del cuore di Cristo che si commuove davanti alla povertà di Gerusalemme, ottusa, rigida nelle proprie posizioni, religiosamente superba? Sono ipotesi. Comunque Cristo davanti a queste "fatiche" rinnoverà il suo "sì" alla missione affidatagli dal Padre. Come vivi i tuoi sentimenti?
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