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Facciamo morire il pianeta? PDF Stampa
30-11-2007
L'ecologia sta diventando una vera opera di misericordia e un vero atto di carità. La nostra terra è oggi quel poveraccio assalito dai briganti sulla strada tra Gerusalemme e Gerico e che attende l'arrivo di un qualche buon samaritano. I cambiamenti climatici ci interpellano sulle possibili cause e ancor più sulle possibili soluzioni. L'indignazione cresce nel constatare che i poveri sono ancor più poveri anche davanti ai disastri ambientali, non avendo mezzi di prevenzione e difesa. Quali soluzioni proporre? Quali proposte per la vita parrocchiale?
 Commenti (4)Add Comment
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Scritto da Don Massimo, 16 gennaio 2008, 09:41
Mi pare interessante quanto scrive Renato circalanecessità che si coinvolgano anche le comunità cristiane nelle varie azioni sociali.
Grazie Dio di testimoni ne abbiamo. Circa la lotta alla mafia di cui si parla: i vescovi Riboldi ad Acerra e Brigantini a Locri, sono stati in prima linea nel condannare gli atti malavitosi e a promuovere risposte corali. Oggi il presidente delle associazioni antimafia è il prete don Luigi Ciotti (da cui deriva la famosa rete di prodotti "Libera", nata sui terreni confiscati alla mafia. A Palermo tra i martiri della mafia non ci sono solo poliziotti e magistarti, ma anche preti: uno fra tutti don Pino Puglisi, parroco di Brancaccio e ucciso una decina di anni fa e per il quale è in atto la causa di beatificazione.
Di testimoni ne abbiamo ora sta alle comunità schierarsi maggiormente. E' una strada da intraprendere pian paino. Proviamoci.
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Scritto da Renato, 10 gennaio 2008, 12:56
Rosalba scrive che dobbiamo Incidere di più come cristiani per un cambiamento nelle politiche mondiali, per nuove politiche economiche che cambino la corsa sfrenata al consumismo. Non si può che condividere tali affermazioni, come pure le belle parole del Pontefice sull'ambiente e su come proteggere la "nostra casa comune". Quante volte però ci siamo detti e ripetuti questi concetti, quante volte ci concentriamo su catastrofi naturali in qualche parte del mondo, ma non ci accorgiamo di quelle che stanno covando sotto i nostri piedi, sull'uscio di casa nostra. Quanto vediamo a Napoli in questi giorni non è successo dalla sera alla mattina ma ha una lunga storia che coinvolge un intero sistema. Si accusano politici, istituzioni, magistrati, giornalisti, criminalità, organi di tutela e controllo dell'ambiente, ciascuno dei quali ha di certo una sua corresponsabilità per non aver adempiuto al loro compito. E' tutto un rimpallo di responsabilità che in genere produce scarsi risultati. In questo panorama desolante, noi cittadini (napoletani, nel caso specifico) dove siamo? Noi cittadini cristiani ci interessiamo delle sorti, del mercato, della economia del mondo, ma spesso siamo assenti di fronte a quello che succede in casa nostra, nella nostra città, nel nostro quartiere. Quali segnali diamo di fronte alla corruzione dilagante, agli intrecci tra politica ed affari, per non dire malaffari? Quale speranza diamo per un cambiamento? Giorni fa ho sentito parlare in TV un industriale siciliano il quale da una decina di anni subisce incendi, furti, danneggiamenti nella propria azienda, a seguito del rifiuto a pagare il pizzo. Dichiarava di essere cattolico, molto attivo in parrocchia, e quindi per la sua fede e morale non si piegherà mai a tale richiesta. Per la propria incolumità, gli è stata assegnata una scorta. Mi sono chiesto che bisogno avrebbe di una scorta fatta da uno, massimo due vigilantes, se a sua protezione vi fosse la sua comunità parrocchiale, la comunità della sua diocesi. Discutiamo su eventi di scala mondiale, ma quando serve dare protezione ad un uomo che ha il coraggio di rischiare la vita per non cedere al malaffare, dove siamo noi comunità cristiana? Quel signore è rimasto solo. Roberto Saviano, autore del libro "Gomorra", gira pure lui sotto scorta perché minacciato dalla camorra. Ma dove sono le migliaia di "fedeli" che esultano a San Gennaro, dove è quella comunità di cristiani? Perché non diventano loro la "scorta" per chi ha il coraggio di scoprire certe situazioni? Saviano è solo. Temo che il pianeta rischi di morire anche perché spesso, troppo spesso, la comunità dei cristiani si fa sentire con troppi scritti molto speculativi, filosofici, teologici, ma pericolosamente disincarnati dalle realtà, dalla testimonianza sul campo.
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Scritto da Benedetto XVI, 31 dicembre 2007, 07:50
7. La famiglia ha bisogno di una casa, di un ambiente a sua misura in cui intessere le proprie relazioni. Per la famiglia umana questa casa è la terra, l'ambiente che Dio Creatore ci ha dato perché lo abitassimo con creatività e responsabilità. Dobbiamo avere cura dell'ambiente: esso è stato affidato all'uomo, perché lo custodisca e lo coltivi con libertà responsabile, avendo sempre come criterio orientatore il bene di tutti. L'essere umano, ovviamente, ha un primato di valore su tutto il creato. Rispettare l'ambiente non vuol dire considerare la natura materiale o animale più importante dell'uomo. Vuol dire piuttosto non considerarla egoisticamente a completa disposizione dei propri interessi, perché anche le future generazioni hanno il diritto di trarre beneficio dalla creazione, esprimendo in essa la stessa libertà responsabile che rivendichiamo per noi. Né vanno dimenticati i poveri, esclusi in molti casi dalla destinazione universale dei beni del creato. Oggi l'umanità teme per il futuro equilibrio ecologico. È bene che le valutazioni a questo riguardo si facciano con prudenza, nel dialogo tra esperti e saggi, senza accelerazioni ideologiche verso conclusioni affrettate e soprattutto concertando insieme un modello di sviluppo sostenibile, che garantisca il benessere di tutti nel rispetto degli equilibri ecologici. Se la tutela dell'ambiente comporta dei costi, questi devono essere distribuiti con giustizia, tenendo conto delle diversità di sviluppo dei vari Paesi e della solidarietà con le future generazioni. Prudenza non significa non assumersi le proprie responsabilità e rimandare le decisioni; significa piuttosto assumere l'impegno di decidere assieme e dopo aver ponderato responsabilmente la strada da percorrere, con l'obiettivo di rafforzare quell'alleanza tra essere umano e ambiente, che deve essere specchio dell'amore creatore di Dio, dal quale proveniamo e verso il quale siamo in cammino.

8. Fondamentale, a questo riguardo, è « sentire » la terra come « nostra casa comune » e scegliere, per una sua gestione a servizio di tutti, la strada del dialogo piuttosto che delle decisioni unilaterali. Si possono aumentare, se necessario, i luoghi istituzionali a livello internazionale, per affrontare insieme il governo di questa nostra « casa »; ciò che più conta, tuttavia, è far maturare nelle coscienze la convinzione della necessità di collaborare responsabilmente. I problemi che si presentano all'orizzonte sono complessi e i tempi stringono. Per far fronte in modo efficace alla situazione, bisogna agire concordi. Un ambito nel quale sarebbe, in particolare, necessario intensificare il dialogo tra le Nazioni è quello della gestione delle risorse energetiche del pianeta. Una duplice urgenza, a questo riguardo, si pone ai Paesi tecnologicamente avanzati: occorre rivedere, da una parte, gli elevati standard di consumo dovuti all'attuale modello di sviluppo, e provvedere, dall'altra, ad adeguati investimenti per la differenziazione delle fonti di energia e per il miglioramento del suo utilizzo. I Paesi emergenti hanno fame di energia, ma talvolta questa fame viene saziata ai danni dei Paesi poveri i quali, per l'insufficienza delle loro infrastrutture, anche tecnologiche, sono costretti a svendere le risorse energetiche in loro possesso. A volte, la loro stessa libertà politica viene messa in discussione con forme di protettorato o comunque di condizionamento, che appaiono chiaramente umilianti. (messaggio pace 2008 )
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Scritto da Rosalba, 01 dicembre 2007, 11:12
" Pagano, paghiamo tutti, ma più di tutti pagano anche in questo caso ( Bangladesh) i poveri, i profughi del clima senza più terra da coltivare e senza più raccolti di cui vivere.
L'uomo è la causa, l'uomo è la prima vittima .V .V "
Io credo che anche la Parrocchia possa fare molto.
Intanto nelle situazioni di emergenza può rispondere con prontezza.
Una risposta che non deve essere solo dettata dall'emotività del momento, ma deve diventare una azione di sussidiarietà là dove c'è bisogno, durante tutto l'anno.
Però sappiamo tutti che solo questo non basta.
Ci vogliono politiche economiche che cambiano questa corsa sfrenata al consumismo e al mercato che non guarda più in faccia nessuno.
Incidere di più come cristiani per questo cambiamento nelle politiche mondiali è doveroso.
Nel piccolo di una Parrocchia si può fare molto: intanto sensibilizzare le persone, specialmente i giovani, che sono il futuro del nostro pianeta.
Sensibilizzarci attraverso una presa di coscienza del problema, una messa in gioco degli stili di vita personale ... e delle nostre azioni di carità .
Le immagini che abbiamo visto gridano troppo per rimanere indifferenti.

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