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Schede Bibliche - 1^ domenica di Avvento |
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30-11-2007 |
1^ Domenica di Avvento
"Il Signore vostro verrà"
Preghiamo
insieme: O Dio, Padre misericordioso, che
per riunire i popoli nel tuo regno hai inviato il tuo Figlio unigenito, maestro
di verità e fonte di riconciliazione, risveglia in noi uno spirito vigilante,
perché camminiamo sulle tue vie di libertà e di amore fino a contemplarti
nell'eterna gloria.
Ascoltiamo il Vangelo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi
discepoli: 37«Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del
Figlio dell'uomo. 38Infatti, come nei giorni che precedettero il
diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò
nell'arca, 39e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e
inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell'uomo. 40Allora
due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l'altro lasciato. 41Due
donne macineranno alla mola: una sarà presa e l'altra lasciata.
42 Vegliate
dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. 43Questo
considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il
ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. 44Perciò
anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo
verrà». (Mt
24,37-44)
Meditiamo
il Vangelo
Il Figlio dell'uomo verràLa Chiesa,
invitandoci a preparare il Natale, ci orienta verso la sua ultima venuta, di
cui noi continuiamo a rimanere in attesa. Pertanto la liturgia non si
limita a ricordare il passato; ci dischiude un futuro ancora più radioso: colui
che è venuto verrà ancora. La
luce della piena manifestazione del Cristo non si è ancora
dispiegata in tutta la
sua sfolgorante intensità. Come non bramare il giorno radioso
in cui la realtà di
un mondo già rinnovato giungerà a piena maturazione e la nostra umanità sarà
resa dal Padre fedelmente conforme all'immagine del Figlio suo?
Ecco il movimento dell'Avvento: dal passato al futuro.
La liturgia trae proprio dal ricordo
della prima venuta del Signore la molla dell'attesa della sua ultima venuta.
Appunto perché lo ricordiamo, noi lo attendiamo; non si tratta di un ricordo
nostalgico, inerte, passivo, ma di un'attesa viva, solerte, attiva (F.Lambiasi, Il Pane della Domenica).
· "La nostra
salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti. La notte è avanzata,
il giorno è vicino" (2^ lettura). Ma per noi è davvero così o il contrario? Ci
sentiamo protesi verso l'alba o indirizzati ormai al tramonto? Gesù appartiene
solo al nostro passato, al già visto, già fatto, o anche al nostro futuro, ai
nostri progetti, alle nostre attese?
· In mezzo a
tante paure, a tante previsioni catastrofiche, come cristiani, sappiamo guardare
avanti, al futuro della nostra vita, della nostra fede, della nostra Chiesa? Siamo
testimoni di speranza?
La speranza di cui
siamo testimoni è la
persona stessa del Signore Gesù, il suo essere in mezzo a noi
per sempre, la sua
promessa di quel mondo nuovo ed eterno, nel quale saranno
vinti il dolore, la
violenza e la
morte, e il creato risplenderà nella sua straordinaria
bellezza. Non si tratta, certo, di un ottimismo illusorio o di un'indefinita
fiducia in un domani migliore. La speranza cristiana non è solo un desiderio: è una
realtà concreta, un esercizio storico, personale e comunitario. Essa abita
e plasma l'esistenza quotidiana,
riportando le attese degli uomini a contatto con l'origine stessa della vita e della
giustizia, dell'amore e della pace. Custodire e proporre l' "eccedenza" della
speranza cristiana, portando nel cuore l'anelito di vita di ogni uomo,
appartiene alla testimonianza del credente. (CEI, Rigenerati per una speranza viva, 8)
Nell'ora che non immaginate...Non è vero solo per la sua venuta finale, ma già
ora. Il Signore Gesù infatti è con noi tutti i giorni, fino alla fine (Mt 28,20)
e viene in tante ore, in tante situazioni che non immaginiamo, negli avvenimenti della vita,
nelle persone che ci mette vicino, nelle disponibilità che ci chiede.
· Ci
crediamo? Siamo aperti alle "improvvisate" che il Signore ci fa?
· Ce ne
accorgiamo? In parrocchia, in famiglia, tra amici, ci aiutiamo a scorgere i segni della sua
presenza?
Uno sarà preso e l'altro lasciatoMa non sono tutti e due nel
campo? Non macinano tutte e due la mola? Evidentemente c'è una differenza più
profonda: si può lavorare in un modo o in un altro; ci si può affannare per il
domani, tutti assorbiti dalle cose di quaggiù, o si può cercare prima il regno
di Dio e la sua giustizia (Mt 6,25-34); si può
mangiare da pagani - "ingozzarsi" dice il nostro brano - o fare anche del
mangiare un momento di gioia e di condivisione, un anticipo di paradiso; si può
andare avanti così, senza accorgersi di niente, o invece vigilare...
· Il nostro mondo chi "prende", chi "lascia";
chi considera, chi scarta? Il nostro tempo che differenze fa, che classifiche stabilisce?
· Gesù, invece, che differenze fa,
quali criteri segue per il suo giudizio? Scopriamoli nel vangelo di quest'anno:
Discorso della Montagna (5-7); parabole
del seme (13), dei talenti, delle vergini, del giudizio finale (25). Ci
sorprenderemo e capiremo perché uno verrà preso e l'altro lasciato!
· Pensiamo
alla vita quotidiana, al mangiare, al bere, al lavorare, al divertirsi, allo
spendere i soldi, alla gestione della vita familiare: con quali scelte
testimoniamo la "differenza cristiana", facciamo vedere che aspettiamo il
Signore, che la vita è orientata a lui?
Andate
controcorrente: non ascoltate le voci interessate e suadenti che oggi da molte
parti propagandano modelli di vita improntati all'arroganza e alla violenza,
alla prepotenza e al successo ad ogni costo, all'apparire e all'avere, a
scapito dell'essere... Non abbiate paura, cari amici, di preferire le vie
"alternative" indicate dall'amore vero... uno stile di
vita sobrio e solidale; relazioni affettive sincere e pure; un impegno onesto
nello studio e nel lavoro; l'interesse profondo per il bene comune. Non abbiate
paura di apparire diversi e di venire criticati per ciò che può sembrare
perdente o fuori moda: i vostri coetanei, ma anche gli adulti, e specialmente
coloro che sembrano più lontani dalla mentalità e dai valori del Vangelo, hanno
un profondo bisogno di vedere qualcuno che osi vivere secondo la pienezza di umanità
manifestata da Gesù Cristo. (Benedetto XVI, all'Agorà dei giovani a Loreto)
Il lavoro e la festa
Il nostro vangelo parla del mangiare, del bere, del
lavoro del campo, di quello domestico... Il lavoro e la festa sono ambiti importanti
di vita, che Gesù ha assunto e in cui continua a visitarci; ambiti su cui la Chiesa italiana ci invita a
riflettere, a vigilare, a testimoniare la speranza.
Il rapporto con il tempo, in
cui si esplica l'attività del lavoro dell'uomo e il suo riposo, pone forti
provocazioni al credente, condizionato da vorticosi cambiamenti sociali e
tentato da nuove forme di idolatria. Occorre pertanto chiedere che
l'organizzazione del lavoro sia attenta ai tempi della famiglia e accompagnare
le persone nelle fatiche quotidiane, consapevoli delle sfide che derivano dalla
precarietà del lavoro, soprattutto giovanile, dalla disoccupazione, dalla
difficoltà del reinserimento lavorativo soprattutto nell'età adulta, dallo
sfruttamento della manodopera dei minori, delle donne, degli immigrati... Altrettanto
urgente è il rinnovamento, secondo la prospettiva cristiana,
del rapporto tra lavoro e festa...
(CEI, Rigenerati per una speranza viva, 12)
· Queste
parole toccano la nostra realtà?
· Come
cristiani, come Chiesa, ci interessiamo di questi ambiti?
Preghiamo il
vangelo
Gesù, che sei venuto nel mondo
nell'umiltà della nostra condizione umana
Gesù,
che continui a visitarci con la grazia del tuo Spirito
Gesù, che verrai un giorno nella tua
gloria
Ridesta la nostra vigilanza
Vienici
incontro nel lavoro e nella festa
Rendici perseveranti nella
speranza
Fa'
che ti attendiamo con amore
Fa' che prepariamo la tua venuta
nella preghiera assidua
Fa'
che ti accogliamo con una carità operosa
Proteggi l'arca della tua Chiesa
Vieni, Signore Gesù!, Vieni presto,
non tardare!
MEDITAZIONI IN FAMIGLIA
"Vigilate", "state pronti"
Anche quest'anno l'Avvento inizia con un invito alla
vigilanza.
Ma su che cosa il Vangelo ci invita a vigilare?
Innanzi tutto sul modo in cui viviamo le nostre
giornate, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non sappiamo: dalle
relazioni tra di noi all'atten-zione per chi ci sta intorno. È oggi il tempo
per vivere fino in fondo la nostra adesione a Cristo; è oggi che siamo chiamati
ad abbattere i "muri" della nostra casa per vestire chi è nudo, nutrire chi è
affamato, visitare chi è in difficoltà...
Se il giorno che viviamo fosse l'ultimo, ci
suggerisce Luigi Accattoli, certo sapremo scegliere le priorità, sapremo dare
il giusto spazio a ciò che conta: a Dio, alle relazioni; sapremo forse
impegnarci con la disponibilità di chi sa che dovrà partire e nulla gli
appartiene. "Insegnaci a contare i nostri
giorni e giungeremo alla sapienza del cuore" (Sal 90,12).
"Mangiavano e bevevano... e non si accorsero di nulla..."
C'è anche il rischio di restare indifferenti e non
accorgerci delle venute del Signore nel nostro quotidiano. In
famiglia viviamo i momenti di gioia, come la nascita di un figlio, la festa per
il suo battesimo e quelli di sofferenza, come la malattia o la morte di un
congiunto. Tutti questi eventi vanno riletti, interpretati e condivisi tra di
noi come visite del Signore a casa nostra, come sue venute nella nostra vita.
È anche un richiamo a fare attenzione ai segni dei
tempi, a restare svegli di fronte alle situazioni della storia, un invito a
comprendere in profondità la realtà che ci circonda, a comprendere con senso
critico e mente sveglia le situazioni, a fare discernimento.
Essere svegli significa, infine, sperare: è Dio che
dà occhi per vedere e forza per non assopirci nella nostra comoda routine. Dice
infatti l'apostolo Pietro: "Dopo aver
preparato la mente all'azione, siate vigilanti, fissate ogni speranza in quella
grazia che vi sarà data quando Gesù Cristo si rivelerà" ( Pt 1,13).
N.B.: Commenti, approfondimenti e note: consultare
il Libretto dell'Animatore
Le altre Letture: Is 2,1-5; Sal 121; Rm 13,11-14.
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